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Ecco il report Cts (con Iss e Oms) che ha impaurito Conte e Speranza

Che cosa si legge nel rapporto curato dal Comitato tecnico-scientifico (Cts) e consegnato al governo Conte in vista della fase 2

Un documento di 22 pagine che calcola fino a 100 scenari diversi partendo dalla data del 4 maggio. La relazione del Comitato tecnico-scientifico — di cui fanno parte Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e Ranieri Guerra, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) — finisce sul tavolo del premier Giuseppe Conte alcuni giorni fa ed è un bagno di realtà per chiunque a Palazzo Chigi pensava di allentare in maniera più decisa le misure restrittive.

Così il Corriere della Sera ha presentato il report del Comitato tecnico-scientifico che ha condizionato la portata restrittiva del Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte sulla fase 2.

LA SINTESI DEL SOLE 24 ORE

Cosa accadrebbe se si ritornasse tutti quanti a vivere come facevamo il 30 gennaio, il giorno prima della dichiarazione di emergenza da parte del Governo, cioè quando abbiamo scoperto che il Covid era una vera minaccia? A questa domanda, secondo il Sole 24 Ore, i tecnici hanno risposto così in sostanza: “I contagi schizzerebbero in su, gli attuali centomila positivi si moltiplicherebbero con una velocità di trasmissione vista all’inizio di marzo registrando un picco all’8 giugno con 151231 italiani in terapia intensiva. Uno tsunami devastante con i ricoveri complessivi in terapia intensiva che a fine anno salirebbero 430mila. Un numero enorme che mieterebbe tante vittime: almeno 200mila se si prende a modello lo studio del Policlinico di Milano sui 1600 ricoveri che parla di una mortalità al 49% tra i casi gravi”.

LA POLEMICA SULLE STIME ALLARMISTICHE

Stime che non convincono analisti e manager.

Qui si può leggere l’analisi di Gianfranco Polillo, già sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, e significativi sono anche i tweet di Guido Crosetto e di Giovanni Cagnoli, il manager che l’ex ministro Carlo Calenda aveva suggerito a Conte di nominare alla testa di una task force per il post emergenza:

Vediamo ora in sintesi i punti salienti del documento del Consiglio tecnico-scientifico.

Sperimentare per 14 giorni le misure di riapertura parziale che saranno avviate dal 4 maggio per alcuni settori lavorativi, monitorando l’impatto sull’andamento dei contagi e considerando che una riapertura totale porterebbe ad un veloce collasso delle terapie delle terapie intensive con una stima di 151 mila ricoveri già a giugno. Ciò consapevoli del fatto che anche un minimo aumento dell’indice di contagio R0 sopra il valore 1 “avrebbe un impatto notevole sul Sistema sanitario nazionale” e che, dunque, “è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”.

RISCHI E SCENARI

In sostanza, Istituto superiore di sanità e Comitato tecnico-scientifico Cts hanno messo in guardia dai rischi e delineano vari possibili scenari per la fase 2. Nel peggiore di questi scenari si prevede che a fronte di una riapertura delle attività quasi generalizzata, incluse le scuole, l’indice di contagio R0 tornerebbe a posizionarsi sopra il valore 2 e le terapie intensive raggiungerebbero la saturazione entro poco più di un mese, l’8 giugno.

LE RACCOMANDAZIONI

Da qui la raccomandazione degli scienziati di adottare un “approccio a passi progressivi”, puntando molto anche sui comportamenti individuali: “L’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione — affermano infatti gli esperti — potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi di trasmissione” del coronavirus. La parola d’ordine, almeno da parte della scienza, è dunque ‘prudenza’. Per questo, per l’avvio della fase 2, la riapertura delle scuole è esclusa: “riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia di COVID-19”.

I PUNTI SALIENTI

Al contrario, si legge nel documento, “nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali, in presenza di scuole chiuse, anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale, circa 9mila”. In altri termini, riaprendo solo determinate attività professionali, anche nell’eventualità di una ricrescita dei contagi le terapie intensive reggerebbero. In particolare, si legge, gli scenari compatibili con il mantenere l’indice di contagio R0 sotto la soglia 1 sono dunque quelli che considerano la riapertura dei settori Ateco legati a edilizia, manifattura e commercio, e assumendo una efficacia della protezione delle prime vie respiratoria nel ridurre la trasmissione del Covid-19 del 25%. Le stime che emergono dal modello richiedono comunque un “approccio di massima cautela per verificare sul campo il reale impatto”.

IL CONSIGLIO SULLA RIAPERTURA PARZIALE

Per questo, tra i suggerimenti della relazione tecnica, anche quello di “considerare magari una riapertura parziale delle attività lavorative, ad esempio al 50%”.

CAPITOLO MASCHERINE

Quanto alle mascherine, nel documento si fa riferimento a “incertezze sull’efficacia del loro uso per la popolazione generale” dal momento che su tale aspetto le evidenze scientifiche sono “limitate”. Nonostante ciò, sono però considerate una delle “variabili determinanti” per contenere il valore dell’indice di contagio. I modelli previsionali sono stati elaborati dall’Iss, Ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler e Inail e sono “funzionali — ha chiarito l’Iss — a supportare l’individuazione di scenari possibili per le prossime settimane in Italia”.

Il documento fa parte dei verbali dello stesso Cts e non ha caratteristiche di segretezza.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO

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