C’è una certezza nell’operazione con la quale Dan Friedkin è diventato proprietario della As Roma al posto di James Pallotta. Il texano ha stretto la morsa sul raider di Boston che, abituato agli hedge fund, questa volta è stato lui costretto a mollare la presa sul club, sul quale aveva investito parecchio, lasciandolo a Friedkin per poche decine di milioni di euro di soldi veri: 71,8 milioni per la precisione.
Lo si capisce dal comunicato emesso dalla Roma su richiesta della Consob. L’equity value, il prezzo pagato (in parole povere) i soldi veri che entreranno nella casse di Pallotta e soci per la quota di controllo del club è di 63,4 milioni di euro corrispondente a un prezzo di 0.1165 euro ad azione. Il prezzo pagato invece per le altre partecipazioni possedute dalla As Roma sarà di 8,4 milioni. Si arriva quindi a 71,8 milioni.
Tutto il resto sono impegni a sostenere l’aumento di capitale già deliberato per 150 milioni o a rimborsare altri prestiti di Pallotta: un team shareholders loans da 111 milioni e un altro prestito al veicolo Stadio Tdv per 16 milioni, il che porta l’esborso di Friedkin a 199 milioni.
E’ quindi pur vero che alla Roma viene attribuito un valore di 591 milioni. Ma questo valore è costituito quasi esclusivamente da debiti, prestiti infragruppo e impegni a ricapitalizzare l’azienda. La valutazione del team è infatti di 549 milioni ma è così costituita.
Ci sono 73 milioni di equity value, quindi soldi veri, ma ben 413 milioni di indebitamento, prestiti vari e impegni alla ricapitalizzazione già approvata da 150 milioni con attese di un capitale circolante di 63 milioni. Infine Friedkin dovrà lanciare l’Opa sulle azioni restanti in circolazione (circa il 13%) sborsando qualche milione di euro.
In pratica, l’intervento di Friedkin serve a non far sprofondare il club dal punto di vista finanziario, mentre Pallotta esce dall’avventura con una perdita ingente.