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Ecco fini e dubbi degli analisti sulla fusione Unicredit-Mps

Che cosa dicono gli analisti sulla fusione tra Unicredit e Mps che torna sempre più di attualità dopo l'uscita di Unicredit. Fatti, nomi, numeri e scenari

Banca Mps e Unicredit hanno chiuso la seduta di lunedì con segno opposto: la prima ha guadagnato il 3,01% a 1,162 euro, mentre la seconda ha perso il 4,96% a 8,643 euro.

L’uscita dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, alimenta sempre più le ipotesi di fusione tra l’Istituto di piazza Gae Aulenti e il Monte dei Paschi di Siena.

Gli esperti ragionano su uno scenario caratterizzato dall’aggregazione tra Unicredit e Mps, un’ipotesi che sembra diventare sempre più probabile dopo i rumors del fine settimana su Mustier. I report degli analisti si concentrano sui tre fattori cruciali per realizzare il deal tra le due banche: un aumento di capitale per Banca Monte dei Paschi di Siena, un ‘paracadute’ per i rischi legali di Mps e la trasformazione delle Dta fuori bilancio in crediti di imposta. Tre fronti su cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze che detiene il 68% dell’Istituto di credito senese e il Governo starebbero lavorando. Tra i report spicca quello di Keefe, Bruyette & Woods, secondo cui per un’aggregazione tra Unicredit e Banca Monte dei Paschi di Siena servirebbero circa 4,5 miliardi di euro di capitale aggiuntivo per Mps (al netto di ulteriori cessioni di Npl) che non dovrebbero essere raccolti o pagati da Unicredit.

CHE COSA DICE MEDIOBANCA SU UNICREDIT E MPS

Mediobanca Securities (rating neutral, prezzo obiettivo a 10 euro su Unicredit) spiegava che il mercato temeva l’addio dell’attuale amministratore delegato di Unicredit considerando “il successo del processo di risanamento degli ultimi quattro anni” della banca e il fatto che ci potrebbe essere un cambiamento della strategia non ottimale. Infatti, mentre Mustier si è dichiarato contrario all’M&A in più occasioni, attualmente Unicredit è vista dal mercato come il candidato principale per l’acquisizione di Mps. In ogni caso, gli analisti di Mediobanca pensano che un’aggregazione tra Unicredit e Banca Monte dei Paschi di Siena con un impatto neutrale sul Cet1 consentirebbe alla banca di piazza Gae Aulenti di continuare a concentrarsi sul rendimento del capitale.

UNICREDIT VERSO MPS?

Per Banca Akros (raccomandazione neutral, prezzo obiettivo 8,3 euro su Unicredit) “l’eventuale uscita di Mustier potrebbe aumentare la probabilità di un take over da parte di Unicredit su Mps” ma potrebbe ridurre anche la possibilità che l’Istituto di piazza Gae Aulenti “continui a perseguire la propria strategia sull’aumento del dividendo e sul riacquisto di azioni proprie una volta che la Bce lo consentirà”. Tuttavia, è ancora presto per saltare alle conclusioni: i dettagli sull’eventuale operazione di aggregazione saranno di importanza fondamentale per valutare se la posizione di capitale di Unicredit sarà al riparo dai rischi.

PER EQUITA SIM SERVE AUMENTO E PIENO RICONOSCIMENTO DTA

Secondo Equita Sim (raccomandazione hold, prezzo obiettivo 8,8 euro su Unicredit) un’aggregazione tra Unicredit e Mps  “potrebbe rivelarsi neutrale sotto il profilo del rischio e del capitale solo con un pieno riconoscimento delle Dta di entrambe le banche (circa 3,6 miliardi di euro per ciascuna) e con un aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena di 2,5 miliardi di euro, scenario che ci sembra difficilmente realizzabile sotto il profilo politico”.

IL TEMA DELLE DTA

Equita Sim riferisce infatti che “secondo quanto riportato da diverse fonti di stampa non ci sarebbe unanimità tra le varie forze di Governo in merito alla possibilità di trasformare le Dta (Deferred tax asset) in crediti fiscali in caso di aggregazione, così come previsto dalla bozza alla Legge di bilancio. Tra le varie proposte, sarebbe emersa anche la possibilità di introdurre un tetto di 500 milioni all’ammontare massimo di Dta trasformabili. Se questa proposta venisse approvata sarebbe chiaramente negativa per il settore in quanto limiterebbe significativamente il beneficio fiscale derivante dalle fusioni, in particolar modo nei confronti di quei soggetti con maggiori Dta trasformabili”.

PER FIDENTIIS OCCORRE PARACADUTE SU RISCHI LEGALI E QUALITA’ ATTIVO

Fidentiis pensa che per l’aggregazione tre Unicredit e Mps ci sia bisogno di un “paracadute molto grande sul fronte dei rischi legali e della qualità dell’attivo da parte del Governo per rendere il deal neutrale dal punto di vista del capitale per Unicredit e per i propri azionisti”,  unico caso in cui ci potrebbe essere l’M&A.

IL REPORT DI KEEFE, BRUYETTE & WOODS

Keefe, Bruyette & Woods valuta lo scenario di una fusione tra Unicredit e Mps ipotizzando un accordo tutto in azioni con sinergie di costo equivalenti al 30% della base di costi che si attendono nel 2020 per Mps e oneri di ristrutturazione equivalenti a due volte le sinergie di costo su base annuale. Kbw ipotizza inoltre un Cet1 del 9% per Mps.

PER KBW SERVONO 4,5 MILIARDI DI CAPITALE AGGIUNTIVO

L’operazione di aggregazione andrebbe a soddisfare i criteri degli analisti solo se venissero trovati circa 4,5 miliardi di euro di capitale aggiuntivo per Banca Mps (al netto di ulteriori cessioni di Npl) che non dovrebbero essere raccolti o pagati da Unicredit. Secondo gli esperti, infatti, “qualsiasi soluzione che richieda alla banca di piazza Gae Aulenti di raccogliere capitale” non è coerente “con la strategia attuale, che presuppone la restituzione del capitale in eccesso agli azionisti”.  Ancora, gli esperti pensano che Unicredit (o un’altra banca) dovrebbe ritenere il deal con Mps “accettabile solo se, come minimo, l’Istituto di credito non fosse tenuto ad assumersi i rischi legali, considerando la difficoltà che c’è nel prezzarli”.

LE STIME DI KBW SULL’EPS IN CASO DI FUSIONE

Le affermazioni di Kbw sono accompagnate da tabelle che mostrano i calcoli in modo dettagliato. Secondo le stime degli analisti, se l’acquisizione di Mps fosse neutrale sul Cet1 di Unicredit (con l’aumento di capitale effettuato da Mps), nel 2023 ci sarebbe: un aumento dell’Eps dell’11% per gli azionisti di Unicredit senza premio di acquisizione per i soci di Mps, del 10% con un premio del 10%, del 9% con un premio del 20% e dell’8% con un premio del 30% in capo agli azionisti della banca senese. Nel caso in cui invece Unicredit dovesse accollarsi un aumento di capitale da 3 miliardi di euro, l’Eps al 2023 sarebbe negativo del 4% per Unicredit senza premio per i soci del Monte dei Paschi di Siena, del -5% con un premio del 10% e del 20%, del -6% con un premio del 30% per gli azionisti di Mps.

LE PREVISIONI SUL ROI

Il ritorno sull’investimento al 2023 nel caso di neutralità sul Cet1 di Unicredit sarebbe invece del 27% per gli azionisti di Unicredit a fronte di un premio dello 0% per i soci di Mps, del 25% con un premio del 10%, del 24% con un premio del 20% e del 23% con un premio del 30% per gli azionisti del Monte dei Paschi. Nel caso di un aumento da 3 miliardi in capo alla banca di piazza Gae Aulenti il ritorno sull’investimento sarebbe invece del 12% per Unicredit a fronte di un premio di acquisizione dello 0% per Mps, e dell’11% a fronte di un premio del 10%, 20% e 30% per i soci del Monte dei Paschi di Siena.

KBW ABBASSA IL RATING DI MPS

In attesa dei prossimi sviluppi Keefe, Bruyette & Woods ha abbassato la raccomandazione di Banca Monte dei Paschi di Siena a underperform da market perform con prezzo obiettivo fissato a 1 euro dal momento che dopo l’operazione con Amco Mps avrà un Cet1 ratio basso rispetto ai requisiti attuali.

LE RAGIONI PER CUI IL GOVERNO VUOLE RISOLVERE IL DOSSIER MPS

Keefe, Bruyette & Woods nel suo report evidenzia tre ragioni per cui il Governo italiano sarebbe intenzionato a trovare una soluzione al più presto per Mps: primo, la possibile violazione dei requisiti di capitale in seguito all’operazione con Amco. Secondo, i prossimi stress test dell’Eba che inizieranno alla fine di gennaio 2021, con i risultati che dovrebbero essere comunicati entro fine luglio 2021. Il test, ricordano gli analisti, sarà effettuato sulla base del bilancio al 31 dicembre 2020 e quindi rifletterà anche l’impatto del deal con Amco. Il terzo motivo, conclude Kbw, sono i rischi legali di Mps.

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