skip to Main Content

Ecco come Zanetti (ex Mef) strattona Gualtieri (Mef) su web tax e gettito

Confronto a distanza su gettito fiscale e web tax tra l'ex viceministro alle Finanze, Enrico Zanetti, e il ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri. Tutti i dettagli

L’Italia andrà avanti con la Web Tax se non sarà raggiunto un accordo internazionale in materia in sede Ocse.

Questa l’indicazione del ministro dell’Economia, Roberto Gaultieri ieri in tarda serata a Davos.

“O ci sarà un accordo globale sulla Web Tax o l’Italia andrà avanti sulla tassazione digitale”, ha detto Gualtieri, a margine dei lavori del World Economic Forum.

In precedenza, nel pomeriggio, il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, dopo un incontro con il suo omologo Usa, Steven Mnuchin aveva detto che c’è un accordo con gli Usa per arrivare un comune quadro normativo internazionale tramite trattative in sede Ocse, come approfondito in questo articolo di Start.

La Francia per il momento rinvia il pagamento del primo acconto della Web Tax che è a carico dei grandi colossi Usa del digitale.

Se non ci sarà trovato un’intesa in sede Ocse, Le Maire ha sottolineato che la Francia procederà con l’applicazione della legge.

Ma sugli annunci del titolare dell’Economia, giungono domande e rilievi dell’ex viceministro alle Finanze, il tributarista Enrico Zanetti, prima su Twitter e poi con un intervento su Huffington Post Italia.

 

Zanetti ha poi aggiunto: “Il ministro Gualtieri ha annunciato a Davos che, senza un accordo globale, la web tax italiana entrerà in vigore a febbraio 2021. Peccato però che la web tax italiana sia già in vigore da gennaio 2020. La Legge di bilancio l’ha infatti introdotta con decorrenza immediata, non rinviandone la decorrenza, come in occasione delle precedenti leggi di bilancio, all’emanazione di decreti attuativi che poi puntualmente restavano nei cassetti del Mef”.

Rispetto ai suoi predecessori, il ministro Gualtieri ha voluto mostrare risolutezza e che stavolta non si scherzava: pronti già, la web tax è in vigore, ha sottolineato il noto tributarista: “Fare oggi marcia indietro di fronte alle minacce trumpiane è ovviamente possibile, per quanto non proprio esaltante, ma ha un costo preciso per il governo e per il bilancio dello Stato: 750 milioni di euro. Tanto è infatti il gettito che la Relazione Tecnica alla legge di bilancio ha messo in conto per il 2020 dall’entrata in vigore della web tax. Se oggi bastasse, come in passato, tenere nel cassetto il decreto attuativo, il problema esisterebbe, ma sarebbe relativo”.

Conclusione di Zanetti in un intervento su Huffington Post Italia: “Siccome però la norma questa volta è già in vigore (perché abbiamo fatto la faccia cattiva di quelli duri e puri), serve una norma per rinviarla, magari nel Milleproroghe. Per una norma, però, servono le coperture. E questa norma costa 750 milioni di euro da trovare sul 2020. Altrimenti sarà falso in bilancio quando si introduce questo rinvio senza copertura, oppure sarà stato falso in bilancio quando si è detto che l’entrata in vigore vale 750 milioni sul 2020. Come sempre, l’incertezza in economia è peggio delle cattive certezze: o si è sicuri di andare fino in fondo, o è meglio non esporsi a marce indietro quanto comincia a tuonare. Bella grana”.

Dopo il tweet di Zanetti, è intervenuto il sottosegretario al Mef, Antonio Misiani (Pd):

Chiosa a Start Zanetti a conclusione del dibattito: “Abbiamo fatto una buona operazione di chiarezza. La webtax non è rinviata. Sui ricavi 2020 le multinazionali dovranno pagarla, salvo diversi accordi globali che però dovranno comunque far introitare all’Italia somme equivalenti. Altrimenti siamo da capo con coperture da trovare”.

Back To Top