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Meloni Porta A Porta

Ecco come Meloni minaccia le banche sulle commissioni Pos

Commissioni, banche, Pos e non solo. Ecco che cosa detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della trasmissione Rai Porta a Porta condotta da Bruno Vespa.

 

Se la banche non azzereranno le commissioni del Pos per gli importi più bassi, potremo considerare quelle commissioni un extragettito, tassarle e utilizzare i proventi di quella tassazione per aiutare gli esercenti che hanno un problema per il pagamento con moneta elettronica per importi bassi.

E’ il concetto choc espresso dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della trasmissione Rai Porta a Porta condotta da Bruno Vespa.

Ecco che cosa ha detto di preciso, non solo su commissioni e Pos.

LA MINACCIA DI MELONI ALLE BANCHE SULLE COMMISSIONI POS

“Non rinuncio a occuparmi di questa materia perché secondo me e’ un fatto di giustizia. Abbiamo fatto un emendamento alla Legge di bilancio che prevede una moral suasion perché gli attori si mettano d’accordo per azzerare le commissioni bancarie sui pagamenti elettronici (non posso imporlo per legge, essendo aziende private le banche e privata la moneta elettronica), per azzerare le commissioni al di sotto di un importo ragionevole, basso. Se questo non accadrà posso considerare quelle commissioni un extragettito, tassarle e utilizzare i proventi di quella tassazione per aiutare gli esercenti che hanno un problema per il pagamento con moneta elettronica per importi bassi”, ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite di Porta a Porta, in onda ieri su Rai Uno.

I RAPPORTI TRA MELONI E GENTILONI

Dossier Europa. Il rapporto con il commissario Ue Paolo Gentiloni – ha detto il presidente del Consiglio – è ‘buono ma non ho concordato con lui’ di modificare le misure sul Pos, ha chiarito Meloni. ‘Io sono certa – ha rimarcato – che non sia giusto imporre a esercenti che se ne devono caricare il costo in termini di commissioni bancarie di accettare pagamenti elettronici per importi molto, molto bassi. Chi paga il caffé con il Pos lo pagherebbe lo stesso se il prezzo della commissione bancaria fosse sul costo del caffé? Probabilmente no. Ci sono esercenti che fanno una parte del loro lavoro in perdita. Io voglio trovare una soluzione a questo problema. Perché non si è potuto fare? Perché l’Italia, con il precedente Governo, ha deciso che tra i suoi obiettivi per avere i soldi del Pnrr doveva esserci l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici per qualsiasi importo. E poiché era un obiettivo già centrato, il problema della Commissione non e’ il merito del provvedimento ma se passa il principio che io prendo prima la rata dei soldi e poi modifico la norma, diventa un libera tutti”.

COSA FARA’ IL GOVERNO MELONI SUL MES

Meloni ha ribadito che il fondo salva Stati è “una cosa secondo me troppo poco utile”. E ha sottolineato: “Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio”.

DOSSIER MIGRANTI

Nella gestione dei migranti “spesso abbiamo penalizzato i più deboli” e “quelli che accogliamo noi sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti, gli altri no. Io non credo che sia un modo intelligente di gestire il problema dei profughi e dei migranti”, ha detto Meloni.

CAPITOLO BANCHE NELLA MANOVRA

Arriva un tetto agli stipendi dei manager delle banche salvate attraverso l’intervento dello Stato. È quanto prevede – come sottolinea oggi il Sole 24 ore – un emendamento dei relatori alla manovra, approvato in commissione Bilancio della Camera. E così a decorrere dal 2023 gli stipendi dei vertici non potranno superare il trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione, che è stabilito nella cifra lorda di circa 240mila euro (pari a 18.461 euro per tredici mensilità). Il testo infatti prevede che siano posti limiti ai compensi degli organi apicali delle banche oggetto di intervento dello Stato per il rafforzamento patrimoniale ai sensi del decreto-legge n. 237 del 2016. Per gli incarichi conferiti a decorrere dal 1° gennaio 2023 il trattamento economico annuo non può superare il trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione.

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