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Riso

Ecco come l’Ue stoppa (un po’) il riso asiatico

L’Italia è il primo produttore ed esportatore di riso a livello europeo, tuttavia negli ultimi anni - complici la siccità e l’aumento dei costi delle materie prime e della produzione - le importazioni dell’Ue da Paesi asiatici sono cresciute. Ma ora forse i risicoltori italiani possono tirare un sospiro di sollievo. Ecco perché.

 

Guerra in Ucraina, siccità, aumento dei costi delle materie prime e della produzione – con un ovvio incremento delle importazioni. Tutti flagelli che si sono abbattuti sulle risiere e sui produttori di riso italiani, che coprono il 50% della produzione europea.

Non solo. A inizio anno la Corte di Giustizia dell’Unione europea aveva annullato la clausola di salvaguardia e la reintroduzione dei dazi alle importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar, le cui esportazioni verso il Vecchio continente sono di conseguenza aumentate.

Ora, però, la recente decisione dell’Ue di impedire un innalzamento del limite dei residui di triciclazolo nel riso importato potrebbe sollevare i produttori italiani. Si tratta, infatti, di un pesticida vietato in Europa ma molto utilizzato in Asia.

QUANTO RISO PRODUCE L’ITALIA

L’Italia, al 31° posto per produzione di riso a livello mondiale e prima in Europa, con 1,5 milioni di tonnellate all’anno, fa sapere Coldiretti, garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue, con un livello di qualità e una gamma di varietà uniche al mondo. Se ne contano, infatti, oltre 200 tipologie.

In particolare, stando a Giovanni Perinotti, presidente della Federazione nazionale di Prodotto Riso di Confagricoltura, è “in Piemonte [che] si concentra la maggior parte della produzione di riso, a livello italiano, con 8 milioni di quintali, circa 1.900 per un totale di 117mila ettari”.

E gli italiani consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa.

QUANTO RISO ESPORTA L’ITALIA

Nell’aprile 2021, quando la Cina – il maggior produttore al mondo di riso – ha aperto all’importazione di quello italiano, Il Giorno scriveva che il nostro Paese destinava all’export il 60% del riso prodotto, soprattutto in Germania e in Inghilterra.

QUANTO RISO IMPORTANO L’UE E L’ITALIA

Dal 1° settembre al 17 dicembre 2021 si è registrato un totale di 297mila tonnellate di riso importato, contro le 283mila dello stesso periodo nel 2020.

I produttori italiani puntano il dito in particolare contro lo stop alla clausola di salvaguardia sul riso che ha inondato l’Europa di quello proveniente da due Paesi asiatici: “Ad oggi – afferma Coldiretti – nella campagna di commercializzazione 2022/23 sono entrati a dazio zero dalla Cambogia e dal Mynamar rispettivamente il 45% e l’80% di riso in più, nonostante le gravi violazioni sui diritti umani di cui questi paesi sono responsabili”.

Nel 2022, sempre Coldiretti, denunciava un aumento di oltre 20 volte (+2400%) del riso dal Mynamar e riferiva che le importazioni di riso asiatico in Italia erano già raddoppiate (+86%). E quest’anno sono già entrate circa 70mila tonnellate di risone (il riso allo stato grezzo), di cui 50mila esenti da dazio, ovvero il 70% in più rispetto all’anno scorso. Un fatto che pesa notevolmente sui produttori italiani già gravemente colpiti dalla siccità e dal rincaro dei costi di produzione.

SICCITÀ E TERRENI SEMPRE MENO COLTIVABILI

Il primato italiano nella produzione di riso è garantito dalla coltivazione di 211mila ettari che, tuttavia, fino a poco tempo fa erano circa 218mila, ora ridotti ai minimi da trenta anni a causa della siccità. Già l’anno scorso si è registrato un consistente calo della produzione (-30%) e quest’anno le previsioni non sembrano essere migliori. Specialmente tra Piemonte e Lombardia, dove si concentra la produzione risicola nazionale, si stimano oltre 20mila ettari di risaie con produzione completamente compromessa.

Stando, infatti, all’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr, in queste regioni, a cui si aggiunge il Veneto, si trovano 9 risaie su 10 ed è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica.

L’UE IN QUALCHE MODO STOPPA LE IMPORTAZIONI

Tuttavia, i risicoltori italiani possono tirare almeno un sospiro di sollievo dopo che la proposta di regolamento della Commissione che avrebbe dovuto aumentare il limite massimo di residui di triciclazolo nel riso da 0,01 a 0,09 mg/kg non ha raggiunto la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione nell’ambito della riunione del comitato permanente sui residui dei fitosanitari.

A partire dal 2016, infatti, l’uso di tale sostanza attiva è stato vietato in Ue e sono state vietate anche le importazioni di prodotti che ne presentano residui.

“Si tratta di un primo positivo risultato per le nostre produzioni – ha detto Perinotti – […] Consentire importazioni con una soglia di tolleranza innalzata a 0,09 mg/Kg, come proposto dalla Commissione favorirebbe ulteriormente l’import di riso da Paesi che non hanno gli stessi vincoli alla produzione applicati nella Ue: questo significa che non sarebbe rispettato il principio di reciprocità a tutela della sicurezza alimentare, oltre a costituire una grave minaccia per la competitività delle nostre imprese”.

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