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Corte Dei Conti

Ecco come la Corte dei Conti si spacca sul Pnrr

Il ruolo della Corte dei Conti nell'analisi dei politiche pubbliche. Le critiche della magistratura contabile sul Pnrr, la replica del ministro Fitto e le domande del prof. Balestra (Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti) che suonano come indiretta critica...

 

È opportuno che la Corte dei Conti faccia interventi che rischiano di creare un danno economico al sistema paese?  A chiederselo, dalle colonne del Sole 24 ore è Luigi Balestra, ordinario in Diritto civile presso il dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

Il prof. Balestra, membro laico della Corte dei Conti, di cui è stato Vicepresidente al Consiglio di presidenza fino al 2021 e presidente del comitato di indirizzo dell’Osservatorio economico-sociale Riparte l’Italia e Rappresentante del Parlamento nel Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti, si chiede se il decisore politico, così come gli organi della stessa Istituzione superiore di controllo contabile, non debba effettuare una “profonda riflessione sulla persistente utilità di tenere insieme, in un unico plesso magistratuale, funzioni fra loro fin troppo diverse”.

I COMPITI DI CONTROLLO DI MERITO DELLA CORTE DEI CONTI

La Corte dei conti ha tra i suoi compiti la “valutazioni di economicità, efficienza ed efficacia circa l’acquisizione e l’impiego delle risorse finanziarie” provenienti dai fondi del PNRR. La Corte, inoltre, riferisce ogni sei mesi al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR. In aggiunta a questo l’art. 22, comma 2, del D.L. n. 76 del 2020, ha istituito il Collegio del controllo concomitante, presso la Sezione centrale di controllo sulle amministrazioni dello Stato, con l’obiettivo di “intervenire in itinere durante l’attuazione di un piano, programma o progetto, esercitando un’azione acceleratoria e propulsiva dell’azione amministrativa e assicurando, al contempo, il corretto impiego delle risorse rimesse alla gestione pubblica”.

I RITARDI NEI PROGETTI SULLA SPERIMENTAZIONE DELL’IDROGENO

Dunque, è tra i compiti della Corte, e del collegio del controllo concomitante, quello di entrare nel merito dei progetti e non limitarsi alla verifica del controllo delle procedure. Ed entrano nel merito le delibere del 3 maggio 2023 (n. 17/2023/CCC e n. 18/2023/CCC) nelle quali il Collegio del controllo concomitante ha esaminato l’attuazione degli investimenti riguardanti la Sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale e l’Installazione di infrastrutture di ricarica elettrica. L’organismo ha evidenziato alcune criticità riguardanti il raggiungimento dei traguardi previsti per il semestre in corso. In particolare, la Corte sottolinea “il mancato conseguimento” della milestone comunitaria che chiedeva di aggiudicare entro il 31 marzo scorso gli appalti per almeno 40 stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale.

LA CORTE DEI CONTI PUNTA IL DITO SULLE RESPONSABILITÀ DIRIGENZIALI

Tale ritardo “ormai consolidato” sarebbe prodotto da “un generale difetto di programmazione”. Tanto grave da far nascere il rischio di “riduzione del contributo finanziario messo a disposizione dalla Ue” poiché “tali criticità possono essere qualificabili quali gravi irregolarità gestionali ai fini della responsabilità dirigenziale”. “È la prima volta – scrive il Sole 24 ore – che la Corte dei conti si spinge fino a questo punto nell’esame dell’andamento del Piano”, tanto da evocare “l’ipotesi che i dirigenti possano essere chiamati in prima persona a rispondere di eventuali insuccessi nel raggiungimento di uno degli obiettivi del Pnrr”.

LA REPLICA DEL MINISTRO FITTO ALLA CORTE DEI CONTI

Su questi punti è intervenuto il ministro Raffaele Fitto che ha sottolineato come la Corte possa individuare “gravi irregolarità gestionali” e segnalarle all’amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale” ma non sindacare il conseguimento o meno delle milestone europee. Tali prerogative spettano, secondo il ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNNR, solo all’Esecutivo comunitario nei confronti con lo Stato membro. “Stiamo lavorando per utilizzare al meglio le risorse – ha detto il ministro -. Sono convinto che si possa fare un buon lavoro, d’intesa con la Commissione europea e con l’intero sistema istituzionale”.

IL PROF. BALESTRA SUGGERISCE FLESSIBILITÀ ALLA CORTE

Il prof. Luigi Balestra è stato nominato dal Senato della Repubblica rappresentante del Parlamento nel Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti (2018-2022), e ha ricoperto la carica di Vicepresidente nel periodo settembre 2020-settembre 2021. Inoltre, nel giugno 2021 è stato chiamato dal Viceministro allo Sviluppo economico a far parte del Gruppo di Lavoro che si è insediato al MISE e che sarà impegnato nell’elaborazione di proposte per una nuova strategia sulle politiche industriali. Oggi sul Sole 24 Ore scrive che la Corte, con la deliberazione sul “mancato conseguimento della milestoneeuropea al 31 marzo 2023 M2C2-14”, si sarebbe “arrogata un potere che compete soltanto alla Commissione europea”. La deliberazione della Corte, secondo il prof. Balestra, potrebbe “sprigionare effetti condizionanti al cospetto delle Istituzioni europee”. Un altro punto cruciale, e preoccupante secondo il prof. Balestra, è quello in cui la Corte “esorta il Mit a farsi promotore del procedimento con cui far valere la responsabilità dirigenziale, quale conseguenza delle accertate gravi irregolarità gestionali”. Inoltre, il prof. Balestra suggerisce di utilizzare maggiore flessibilità nell’analizzare “l’attività monumentale di cui la Pubblica amministrazione è chiamata a farsi carico onde concretizzare in modo efficiente il Pnrr”.

I DUBBI SULLA FUNZIONE COLLABORATIVA DELLA CORTE

Infine, il prof. Balestra, si chiede se sia opportuno che la Corte, che dovrebbe aiutare “l’intera pubblica amministrazione a spendere bene e velocemente i soldi pubblici”, assuma “una statuizione che rischia di creare un danno economico rilevante allo Stato-comunità (connesso alla mancata liquidazione di una intera rata del Pnrr, circa 16 miliardi)”. Da questo ragionamento deriva il dubbio/suggerimento sull’utilità di “tenere insieme, in un unico plesso magistratuale, funzioni fra loro fin troppo diverse, e ciò anche in ragione dell’atteggiamento psicologico richiesto ai rispettivi operatori”.

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