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Bce

La Bce strapazza la Corte tedesca e mette in secondo piano il pacchetto di Bruxelles

L'annuncio della Bce sul programma Pepp di maxi acquisti di titoli di Stato (anche pro Italia) commentato e analizzato da Giuseppe Liturri

 

La BCE c’è, e non potrebbe essere altrimenti, considerata la profonda recessione in corso e le deludenti proiezioni sull’andamento dell’inflazione.

Cosa è stato deciso:

  1. Aumento del programma di acquisto di titoli pubblici e privati (PEPP) partito il 26 marzo scorso, da 750 a 1.350 miliardi.
  2. Orizzonte degli acquisti netti del PEPP esteso almeno fino alla fine di giugno 2021. In ogni caso, fino a quando la Bce non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus.
  3. Reinvestimento dei rimborsi sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP, almeno sino alla fine del 2022. La futura riduzione del portafoglio sarà gestita in modo opportuno.
  4. Il programma di acquisti partito a novembre 2019 (APP), che prevede 20 miliardi di acquisti mensili, oltre alla dotazione aggiuntiva di 120 miliardi sino a fine 2020, continueranno fino a quando la BCE inizierà ad innalzare i tassi di riferimento. Allo stesso modo continuerà il reinvestimento dei rimborsi dei titoli in scadenza.
  5. Tassi di interesse invariati ed attesa che restino su tali livelli, o inferiori, finché l’inflazione non converga verso l’obiettivo del livello inferiore ma vicino al 2%.

Cosa significa:

  1. Che la situazione economica dell’eurozona è davvero critica. Le proiezioni di calo del Pil nel 2020 sono crollate da +0,8% di marzo a -8,7% di giugno. L’inflazione nel 2020 è prevista al 0,3% e solo nel 2022 è prevista salire al 1,3%. Si tratta dell’unico obiettivo della Bce, e quindi non può mancarlo così clamorosamente.
  2. Che, data la gravità della situazione, tutto lo strumentario (Mes, Sure, Recovery Fund) messo pomposamente in piedi in mesi di difficili trattative a Bruxelles, è del tutto inutile. Ogni Stato faccia la sua politica di bilancio secondo le proprie necessità, emetta titoli e dopo qualche giorno, la Bce li comprerà sul mercato secondario, senza praticamente limiti. Non è tempo per ricorrere a strumenti lenti e limitati per definizione nel loro ammontare.
  3. La Bce agirà con la massima flessibilità senza curarsi dei limiti cosiddetti “autoimposti”. Cioè totale libertà dal vincolo del tetto massimo del 33% del debito di ciascuno Stato e ripartizione degli acquisti rispettando la “capital key” della BCE (per l’Italia 17% circa). Esattamente quanto ha già cominciato a fare da marzo, con l’Italia salita al 21,6% nel programma PEPP ed addirittura al 29,6% nel programma PSPP (la parte del programma APP che acquista titoli pubblici). Quindi i giudici di Karlsruhe trovino il modo di accomodare la compatibilità di tali politiche con la loro Costituzione, all’interno del circuito democratico nazionale (Parlamento e Governo tedesco), senza influenzare la Bce che risponde del proprio operato solo alla Corte di Giustizia Europea.

In conclusione, la Bce di fronte ad un quadro macroeconomico davvero compromesso, non può permettersi alcuna titubanza, come quelle purtroppo mostrate all’inizio di marzo (“non siamo qui per ridurre gli spread” del 12 marzo passerà alla storia). Il dato segnaletico più importante non è tanto l’ampliamento del programma PEPP, quanto la decisione di reinvestire i rimborsi dei titoli che man mano giungeranno a scadenza. Ciò significa un sostegno quasi perpetuo al mercato dei titoli di Stato. E non era affatto una decisione scontata.

Ora il ministro Gualtieri chieda un ulteriore aumento del deficit e lo finanzi con aste a tambur battente. Abbiamo già perso 3 preziosissimi mesi ed il numero di lavoratori e imprese rimasti sotto le macerie è sempre più elevato e preoccupante.

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