Solo entro la fine dell’anno riapriranno tutte le attività produttive per completare quella che la commissione Colao definisce la fase 3 della ripartenza dopo la pandemia.
Ma che cosa prevede il Piano Colao?
LE TAPPE DELLA RIAPERTURA
Il piano messo a punto dalla task force guidata dal manager Vittorio Colao prevede di riaprire l’Italia «per gradi successivi», facendo convivere il Paese con in virus che è tutto meno che debellato. Al primo nuovo segnale di allarme, alcune aree dell’Italia possono dunque essere nuovamente bloccate. La direzione, quindi, è quella degli eventuali lockdown locali, zone rosse circoscritte.
QUESTIONE DI ETA’
Intanto, la task force guidata da Colao ha proposto di esonerare dal rientro del 4 maggio i lavoratori 60enni, ma – secondo quanto riporta l’Ansa – il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha escluso questa ipotesi, perché «il lockdown non si può protrarre: riprendiamo le attività purché in sicurezza».
LE DATE
Ma quando è previsto il rientro? «Chi ha tutto può partire subito, già dal 27 aprile», ha proposto il manager. E per «tutto» si intende un aggiornamento del protocollo di sicurezza firmato coi sindacati il 14 marzo, i dispositivi di protezione individuale necessari e un protocollo per i mezzi pubblici, ha scritto il Corriere della Sera.
LE PAROLE DEL PREMIER
Il premier, nell’illustrare il piano, ha ribadito la data del 4 maggio come quella prevista per la ripresa delle attività manufatturiere, delle costruzioni, dei servizi alle persone e di alcune attività commerciali. Ovviamente, le parole d’ordine restano sempre rigore e rispetto del protocollo sicurezza a suo tempo sottoscritto e che rimane la «bussola» dell’esecutivo. Insomma, il 4 maggio non sarà un “liberi tutti”.Le aziende che potranno ripartire subito sono quelle del settore minerario, manufatturiero, costruzioni, servizi collegati. Tutte attività considerate a basso rischio. La relazione di Colao fa riferimento anche ad altri comparti come il commercio all’ingrosso.
I NUMERI
La cifra complessiva dei lavoratori interessati è 2,8 milioni, esclusi coloro che opereranno in smart-working o resteranno a casa per ragioni di salute, scrive Repubblica: “Un numero che non comprende però i lavoratori «dell’ampio numero di realtà già attive con silenzio assenso prefettizio»: sono quelle 125 mila aziende che hanno continuato ad operare perché, pur non facendo parte di quelle che svolgono “servizi essenziali”, si ritengono comunque parte della stessa filiera produttiva”.
IL CALENDARIO
La commissione Colao ha spinto per la riapertura di alcune aziende anche prima del 4 maggio, ovvero dal 27 aprile, «ma nel rispetto dei protocolli di sicurezza». Le deroghe saranno concesse dai ministeri dell’Economia e dallo Sviluppo economico.
FASE 2 E 3
La fase due, nella definizione della task-force, è quella di una «riapertura parziale/progressiva delle attività», a partire da maggio. Ma dopo i settori già individuati, a chi toccherà ripartire? Colao e i suoi esperti non lo scrivono: però non hanno nascosto ieri che anche alcune attività commerciali al dettaglio, su spazi ampi e con le garanzie di protezione individuale e di distanziamento, potrebbero alzare le saracinesche il 4 maggio, ha scritto Repubblica: “In questo caso è ampio il margine di libertà del governo, senza vincoli scientifici. Resta probabile che i negozi apriranno più avanti nel corso di maggio (l’11 o il 18), e subito dopo toccherà a bar e ristoranti (dal 18 maggio in poi), con un possibile allentamento, in quest’ultimo caso, per consentire ad esempio di vendere prodotti da asporto. Più cautela per cultura e turismo”.