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Autostrade

Ecco come Conte, Di Maio, Salvini e Toninelli sbandano sulla concessione di Autostrade-Atlantia

La revoca diventa "eventuale". La decisione lascia spazio a una commissione. E comunque alla fine forse ci sarà una multa più che la revoca/decadenza sbandierata dal premier giurista Giuseppe Conte. Il corsivo di Michele Arnese

La revoca diventa “eventuale”. La decisione lascia spazio a una commissione. E comunque alla fine forse ci sarà una multa più che la revoca/decadenza sbandierata dal premier-giurista Giuseppe Conte; annuncio che ha provocato un ruzzolone in Borsa del titolo Atlantia (la capogruppo dei Benetton che controlla la concessionaria Autostrade per l’Italia). Nel frattempo, la procedura per la “caducazione” della concessione è partita, annuncia Palazzo Chigi.

Il parziale dietrofront rispetto ai tuoni e ai fulmini assicurati subito dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova è arrivato questa mattina. La retromarcia è innestata ufficialmente dal leader leghista Matteo Salvini. Il vicepremier del Carroccio non ha mai parlato di revoca della concessione, ma più volte negli ultimi tre giorni aveva invocato ed evocato la nazionalizzazione delle autostrade. Eppure si intesta di fatto oggi, in una conversazione con il Corriere della Sera, il ruolo di dialogante mediatore con la società autostradale: soldi e investimenti subito, il resto (la concessione) si vedrà. Questo il senso delle parole del ministro dell’Interno.

“Stiamo lavorando con gli avvocati e di sicuro va rivisto tutto il sistema delle concessioni, c’è chi ha fatto soldi a palate e mentre registra a bilancio miliardi di utile rivede al ribasso le cifre per la sicurezza. Ma non è questo il momento di parlare di rescissioni di convezioni o di contratti, faremo il punto nel governo la settimana prossima, prima vediamo cosa succede”. Queste le parole precise al Corriere della Sera del vicepremier Salvini.

Servono, ha aggiunto Salvini, “almeno alcune decine di milioni di euro che mi auguro nelle prossime ore vengano messe a disposizione dalla società per le vittime, per la ricostruzione, per la messa in sicurezza. Questo è il punto di partenza”. E prima di parlare di una eventuale rescissione, “facciamo una verifica su quanti miliardi sono disposti a investire non nei prossimi anni, come da programmi che a questo punto appaiono chiaramente obsoleti, ma nei prossimi mesi”.

Nella maggioranza le posizioni divergono: se la Lega ammorbidisce la minaccia della revoca, il Movimento 5 Stelle con il vicepremier Luigi Di Maio avverte che “chi è contro la revoca dovrà passare sul mio cadavere”. E dopo la frenata di Salvini, il capo politico del Movimento pentastellato dice: “La sentenza già c’è stata, sono i 40 morti e il crollo del ponte. posizione del Governo è che chi non vuole revocare le concessioni ad Autostrade deve passare sul mio cadavere. C’è un volontà politica chiara”.

Parole che vengono lette come una risposta alla prudenza della Lega. La volontà sarà pure chiara come assicura Di Maio, ma era chiara pure la volontà di mettere in stato d’accusa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il no del Quirinale a Paolo Savona come ministro dell’Economia, ma poi si sa come è finita la vicenda.
“Il governo è compatto, nessun dubbio sulla procedura di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia”, assicura via Twitter il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco D’Uva.

In verità anche il ministro pentastellato delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha rivisto le sue posizioni. Ha scritto ieri su Facebook: la commissione ispettiva sul crollo del Ponte Morandi a Genova, istituita dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, sarà già oggi “sul luogo del crollo del ponte Morandi per i primi accertamenti”. Toninelli ha anche precisato che “l’esito del loro lavoro, che dovrà arrivare entro un mese, entrerà nella procedura di un’eventuale revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia”. La revoca è stata dunque revocata.

Il premier-giurista Giuseppe Conte aveva annunciato la revoca della concessione perché “non si possono attendere i tempi della giustizia penale”. Un processo sommario – senza alcuna contestazione formale – che esporrebbe il governo a un contenzioso legale monstre, con il rischio di dover pagare un indennizzo che esperti hanno stimato in non meno di 20 miliardi. Per questo, secondo l’economista Andrea Giuricin intervistato da Mf/Milano Finanza, alla fine ci sarà una multa più che una revoca, come ha scritto ieri l’agenzia Reuters sulla base di indiscrezioni governative.

Ma in serata il presidente del Consiglio annuncia: “Oggi il Governo, tramite la competente Direzione del Ministero delle Infrastrutture, ha formalmente inoltrato ad Autostrade per l’Italia la lettera di contestazione che avvia la procedura di caducazione della concessione. Il governo contesta al concessionario che aveva l’obbligo di curare la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’autostrada A10, la grave sciagura che e’ conseguita al crollo del ponte”, ha scritto il premier Giuseppe Conte in un comunicato.

Ma la strada per il governo non è in discesa. La clausola della convenzione che garantisce di più Autostrade per l’Italia – ha spiegato Maurizio Caprino del Sole 24 Ore – è il comma 3 dell’articolo 8, che impone allo Stato di pagare alla controparte l’equivalente dei ricavi che sarebbero prevedibilmente stati realizzati fino al termine naturale del contratto, al netto di alcuni “correttivi”. “Non è possibile valutarne esattamente l’entità, perché va fatto riferimento anche ad allegati alla convenzione a tutt’oggi segreti”.

Inoltre la revoca che era stata annunciata sembra tecnicamente una decadenza (non a caso il premier ora parla di “caducazione”): così la definisce l’articolo 9 della convenzione, scrive il Sole 24 Ore oggi: “Per arrivarvi, occorre che il ministero delle Infrastrutture «accerti che si sia verificato un grave inadempimento» (articolo 8) di alcuni degli obblighi del gestore. Questo è il compito della commissione ministeriale istituita ieri, che dovrà produrre una relazione dettagliata entro 30 giorni, termine previsto dalle norme generali della legge sul procedimento amministrativo (legge 241/1990). Non è chiaro come questo possa conciliarsi con la complessità dell’indagine da fare”.

Non sarebbe l’unico problema. Il governo non ha mai chiarito se l’eventuale decadenza/revoca riguarda tutta la rete in concessione ad Aspi o solo la tratta interessata dal crollo: “Inadempienze eventuali relative a un tratto –  ha detto l’ex-ministro della Funzione pubblica, Sabino Cassese – non possono coinvolgere la concessione come tale, ma il tratto coinvolto. Altrimenti, vi sarebbe una sproporzione tra evento contestato e misura adottata”.

Resta una domanda, avanzata da Start Magazine: invece di evocare revoche di concessioni autostradali e invocare nazionalizzazioni, perché il governo non modifica le anomalie delle convenzioni (analizzate dal prof. Ugo Arrigo in questa intervista) e non vara una sorta di piano Marshall di sostituzione dei ponti (come indicato dal prof. Antonio Occhiuzzi)?

TUTTE LE STORTURE DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI. L’ANALISI DI MICHELE ARNESE

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