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Carige

Ecco chi sono i fondi che fanno a sportellate per Carige

Tutte le ultime novità in casa di Carige

 

Sarà con ogni probabilità una corsa a due quella per Carige. In questi giorni uno stuolo di banker, avvocati e consulenti è al lavoro per definire il possibile salvataggio della banca genovese, commissariata all’inizio dell’anno e affidata alle cure di Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener.

BLACKROCK E VARDE IN CORSA PER CARIGE

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, in campo ci sarebbero due cordate di investitori internazionali: una capitanata da BlackRock e assistita da Mediobanca e l’altra guida da Värde Partners con la consulenza della Lazard. Non sarebbe invece più in campo il fondo Apollo ed appare molto improbabile l’intervento di banche, almeno in questa fase.

LA TEMPISTICA DELLE OFFERTE

Obiettivo delle due formazioni è formulare le offerte vincolanti entro il 5 aprile, scadenza che potrebbe essere spostata a metà mese in caso di necessità. Le offerte, che ancora circolerebbero sotto forma di bozze, riguarderebbero sia l’attività bancaria che il portafoglio di crediti deteriorati (non performing loan e unlikely to pay) da circa 2 miliardi che Carige sta cedendo.

I PREZZI E LE OFFERTE

Per quel portafoglio è già arrivata un’offerta da Sga e Credito Fondiario che, pur formulando diverse valutazioni a seconda della tipologia della posizione e del collaterale, prevederebbe un prezzo medio tra il 20 e il 25% del nominale. Un delicato tassello della partita sarà il prezzo che BlackRock e Varde saranno disposti a mettere sul tavolo per quel medesimo portafoglio.

LE VALUTAZIONI E IL RUOLO DELLA SGA

La sensazione è che la valutazione possa essere inferiore a quella proposta da Sga, determinando un maggiore fabbisogno patrimoniale e facendo così salire l’asticella dell’aumento di capitale da 630 a oltre 700 milioni.

IL PESO DELLA FAMIGLIA MALACALZA

Entrambe le cordate in ogni caso puntano a coinvolgere la famiglia Malacalza nell’operazione. Gli imprenditori piacentini, oggi azionisti al 27%, non vogliono diluirsi eccessivamente e parrebbero pronti a investire nuove risorse per mantenere una partecipazione tra il 10 e il 20% post aumento di capitale.

LE CONDIZIONI E LO SCENARIO

Del resto il sì dei Malacalza è precondizione fondamentale del salvataggio. Senza il via libera della famiglia l’assemblea non può infatti varare l’aumento di capitale, proprio come clamorosamente accaduto alla fine di dicembre. Se insomma un accordo con Malacalza è necessario, i potenziali compratori non hanno preclusioni in tal senso.

IL RUOLO DEL FONDO FITD

Le offerte delle due cordate dovranno tenere conto anche dello Schema Volontario del Fitd (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) che a fine 2018 ha sottoscritto un bond subordinato da 320 milioni. Sul tavolo ci sarebbero diverse opzioni dal trattamento pari passu a formule di pay back che saranno definite nei prossimi giorni. Ovviamente l’intera struttura finanziaria dovrà essere analizzata e approvata dalla Bce che, già alla fine di gennaio, aveva chiesto ai vertici di definire in tempi serrati l’individuazione di un partner finanziario.

LE ATTENZIONI DELLA VIGILANZA

Il ruolo della Vigilanza nella partita sarà del resto particolarmente delicato perché, se l’operazione andasse in porto, Carige sarebbe la prima banca italiana di medie dimensioni a finire sotto il controllo di uno o più fondi di investimento. Un unicum nel panorama del credito che potrebbe però creare un precedente importante e aprire la strada ad altre operazioni di questo genere.

(Estratto di un articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

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