L’offensiva di Donald Trump sui dazi contro praticamente tutto il resto del mondo continua. La Casa Bianca vuole imporre a storici partner commerciali condizioni favorevoli agli Stati Uniti, per la sua produzione interna e per le sue casse. Ma con l’adozione di alcune specifiche tariffe doganali, i contraccolpi rischiano di essere accusati in primis proprio all’interno degli Usa. Come successo con quelle su acciaio e alluminio, già in vigore e con conseguenze negative per l’automotive, l’edilizia e altri settori made in Usa. L’ultimo caso è quello dei dazi sulle importazioni di rame, decisi da Trump.
I DAZI SUL RAME COLPISCONO LE INDUSTRIE AMERICANE
Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato, sul suo social Truth, che i dazi del 50% sull’import del rame scatteranno il 1° agosto. Un annuncio condito, come è ormai solito fare Trump, con accuse dirette alle amministrazioni precedenti. La misura, però, danneggerà diverse industrie statunitensi, da quelle automobilistiche quelle degli elettrodomestici, visto che il rame è fondamentale nella produzione di vari beni.
L’obiettivo trumpiano, almeno in teoria, è quello di rompere la dipendenza di Washington dalle importazioni di rame, specie da Cile, Canada e Messico, e rafforzare una capacità produttiva interna. Ma ci vorranno anni, e nel frattempo le aziende dovranno subire un aumento dei costi.
Tanto che, come riporta Bloomberg, i commercianti di rame stanno riorientando le consegne, per far sì che i carichi in arrivo siano diretti alle Hawaii o a Porto Rico (territori doganali Usa) in modo da ridurre i tempi di spedizione e accumulare rame prima della data del 1° agosto, spartiacque – per adesso – tra l’ottenere profitti o perdite.
IL CASO DEL BRASILE
L’ultimo affondo di Trump, invece, riguarda il Brasile. Il presidente Usa ha infatti dichiarato che imporrà dazi del 50% sui prodotti provenienti dal paese sudamericano, in un tentativo evidente di colpire il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, dopo aver ospitato il vertice dei Brics. Nella lettera pubblicata sui social, Trump infatti ha citato “gli insidiosi attacchi del Brasile alle elezioni libere e ai fondamentali diritti di libertà di parola degli americani”, menzionando il processo contro l’ex leader Jair Bolsonaro sulle rivolte post voto e chiedendo il ritiro delle accuse contro di lui.
La particolarità dell’annuncio di Trump sta sia nel fatto che interviene a gamba tesa in procedimenti giudiziari di un altro paese sia perché prende di mira una nazione, il Brasile, che con gli Usa non ha un surplus bensì un deficit commerciale. “Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale del Brasile, dopo la Cina, e una tariffa così elevata potrebbe causare danni significativi ad alcune industrie del paese sudamericano”, spiega Bloomberg.
Lula, comunque, ha reagito dicendosi pronto ad adottare misure reciproche contro gli Usa. E il vicepresidente Geraldo Alckmin, a capo del ministero dell’Industria e del Commercio, ha avvertito che l’aumento dei dazi avrebbe danneggiato la stessa economia statunitense. Specie in alcuni settori. Gli Usa, per esempio, importano dal Brasile molta carne bovina, per un valore nel 2024 di 1,4 miliardi di dollari. O prodotti agricoli, come caffè e cacao, che non sono coltivati negli Stati Uniti e valgono altri miliardi. Importazioni che, se i dazi al 50% dovessero entrare in vigore, o faranno schizzare i prezzi alle stelle oppure cesseranno.
E QUELLO DEL SUDAFRICA
Altra misura compresa nell’ultimo round di annunci fatti da Trump riguarda il Sudafrica. Il rapporto del presidente Usa con Città del Capo è controverso, basti pensare alle accuse di genocidio nei confronti dei sudafricani bianchi mosse dal tycoon al presidente Cyril Ramaphosa. I dazi statunitensi al 30% sulle esportazioni sudafricane, però, colpiranno maggiormente proprio gli afrikaners tanto difesi da Trump.
Gli agricoltori e i contadini in Sudafrica, che producono agrumi, vino, soia, canna da zucchero e carne, saranno colpite dalle tariffe. E considerando che “tre quarti dei terreni liberi del Sudafrica sono di proprietà dei bianchi”, come ricordato da Reuters, le conseguenze principali le subiranno loro.
Oltre a colpire una fascia di popolazione sudafricana, in teoria supportata da Trump, la misura colpirà anche il mercato interno degli Stati Uniti. Le esportazioni sudafricane, per esempio di agrumi, consentono infatti ai consumatori Usa di avere frutta per tutto l’anno. “Alcune aree agricole del paese producono specificamente per il mercato statunitense”, continua sempre Reuters. Ma con i dazi dovranno adattarsi ai prezzi o cambiare destinatario. E dire addio agli Usa.