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Droni professionali, perché l’Antitrust indaga sulla cinese Dji e sul distributore italiano Nital

Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il leader cinese dei droni civili e il suo distributore italiano avrebbero imposto un sistema di prezzi di rivendita fissi, ostacolando gli sconti e la concorrenza tra rivenditori.

Prezzi imposti ai rivenditori di droni in Italia: l’Antitrust indaga su Dji e Nital.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha aperto un’istruttoria nei confronti di DJI Europe B.V. – società incorporata nei Paesi Bassi appartenente al gruppo cinese DJI, leader di mercato a livello mondiale nella produzione di  droni civili con sede principale in Cina – e Nital S.p.A., suo importatore esclusivo per l’Italia. L’obiettivo è accertare l’esistenza di una presunta intesa verticale restrittiva della concorrenza, in violazione dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, rende noto l’Agcm.

Secondo l’Antitrust, le due società avrebbero fissato i prezzi di rivendita dei droni della linea enterprise – ovvero i droni civili destinati a un uso professionale – imponendo ai rivenditori italiani di attenersi ai listini pubblicati sul sito di Nital (hobbyhobby.it). L’intesa oggetto di istruttoria, si ipotizza risalente quantomeno all’inizio della collaborazione tra DJI e Nital nel 2021, precisa l’authority nel testo del provvedimento.

Il 23 ottobre, i funzionari dell’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli (nella foto) – con il supporto del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza – hanno effettuato ispezioni nelle sedi di Nital e presso diversi rivenditori italiani dei droni DJI enterprise.

Tutti i dettagli.

LA PRATICA OGGETTO D’INDAGINE

Le segnalazioni ricevute dall’Autorità descrivono un sistema di monitoraggio dei prezzi praticati dai distributori, con diffide e minacce di interruzione delle forniture nei confronti di chi si discostava dal prezzo ufficiale dei droni enterprise. Quest’ultimi trovano applicazione per una significativa varietà di usi professionali, commerciali e industriali complessi quali, ad esempio: pubblica sicurezza, anti-incendio, ricerca e soccorso, ispezioni industriali e infrastrutturali, fotogrammetria e rilievi professionali, agricoltura di precisione.

In questo modo, DJI e Nital avrebbero eliminato la concorrenza di prezzo tra rivenditori, impedendo sconti o promozioni al pubblico finale.

Non solo. Sembra anche che le parti ostacolino anche gli acquisti all’estero dei rivenditori (importazioni parallele), così da evitare che questi ultimi possano praticare sconti facendo leva su prezzi più bassi applicati da operatori stranieri.

COSA FA LA TORINESE NITAL

Con sede a Moncalieri, nei pressi di Torino, Nital è una società storicamente attiva in Italia nella distribuzione di materiali / apparecchiature foto-cinematografiche di diversi marchi e, in generale, nell’elettronica di consumo. Nital importa e distribuisce in Italia i droni DJI almeno dal 20215 , attraverso canali fisici e online, tra cui il sito web www.hobbyhobby.it, e ha investito in particolare nel campo dei droni professionali.

Come si legge sul sito web, il gruppo è formato da 6 aziende di cui 3 commerciali: Nital (la capogruppo), Fowa (azienda storica nata nel ’58), Alpa (nata nel 2019). Il business principale è quello di rappresentare e distribuire sul territorio italiano molti brand appartenenti a più divisioni: area Imaging (Nikon, Dji, Panasonic, Pentax, Polaroid, Rode, Lexar, Insta360…); Audio (Sonos); Ped – piccoli elettrodomestici (iRobot, Crock-pot, Foodsaver, Roidmi…), l’area Hinnovation – IoT (brand come Arlo, Ezviz, Chipolo, Tado, Withings, ecc.).

LA PROPRIETÀ

Con un capitale sociale pari a milioni di euro, la società è controllata al 98% dalla Holding Alga Di Winkler Aldo & C. S.a.s. cha sede in Corso Re Umberto, a Torino. Il restante 2% è in mano sempre ad Aldo Winkler, presidente del cda di Nital.

LA GOVERNANCE

Come già detto, il cda è presieduto da Aldo Winkler, proprietario della società, e composto dai due amministratori delegati Andrea Winkler e Bianca Winkler.

I NUMERI

Nital ha chiuso il bilancio 2024 in positivo: l’utile ammonta a 1,13 milioni di euro al 31 dicembre che si confrontano con 804mila euro dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato nel 2024 è stato pari a 146 milioni di euro, in aumento rispetto a 133 milioni del 2023, realizzato pressoché esclusivamente in Italia.

I costi della produzione si attestano a 159 milioni di euro, in aumento rispetto ai 143 milioni del 2023. La società vanta un totale di immobilizzazioni materiali dal valore di 310mila euro, e conta un totale debiti di 24,6 milioni di euro.

IL CONTRIBUTO DI DJI

“Dji si è confermato come il primo marchio in termini di fatturato all’interno del portafoglio, trainato dalla crescita di entrambe le divisioni operative”, si legge nella relazione di bilancio 2024. “Per quanto concerne il segmento Consumer, l’azienda ha operato per ampliare sia la rete distributiva sia la gamma di prodotti offerti. Oltre ai droni, che continuano a rappresentare il core business del marchio, si segnala il positivo inserimento delle Action Cam, accolte favorevolmente dal mercato. Parallelamente, la divisione Enterprise è stata oggetto di un importante potenziamento, grazie all’investimento in nuove risorse e all’espansione del team presso la sede di Roma. I risultati conseguiti hanno confermato la validità della strategia adottata: il fatturato di quest’area è infatti più che raddoppiato. Riteniamo che i droni professionali rappresentino un asset strategico per applicazioni industriali e operative, quali ispezioni di infrastrutture”.

COSA SUCCEDE ORA

Pertanto, l’Antitrust ha fissato il termine di “giorni sessanta, decorrente dalla data di notificazione del presente provvedimento, per l’esercizio da parte dei legali rappresentanti delle parti del diritto di essere sentiti”.

Entro giugno 2027 l’Agm dovrà accertare se le due società Dgi Europe e Nital abbiano effettivamente violato le norme europee a tutela della concorrenza tramite quella che, al momento, risulta solo una “presunta intesa verticale”.

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