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Dovalue

I dolori di DoValue

Cosa succede a doValue dopo la pubblicazione della trimestrale.

Qualche ombra all’orizzonte per doValue che ha presentato una trimestrale con ricavi ed ebitda in calo, tanto da far preoccupare gli analisti che temono anche una reazione negativa del titolo in Borsa.

COSA FA DOVALUE

doValue, gruppo con sede a Verona, vanta 120 miliardi di asset gestiti e 3.000 dipendenti. Attualmente è il principale operatore in Sud Europa nella gestione di portafogli di credito e di immobili derivanti da crediti deteriorati. Ai clienti, banche o investitori, offre servizi di gestione di portafogli di crediti in sofferenza, crediti con inadempienze probabili, crediti scaduti e crediti in-bonis. Inoltre doValue è attivo nella gestione e nello sviluppo di asset immobiliari derivanti dall’attività di gestione di crediti deteriorati.

Presidente del gruppo è Giovanni Castellaneta e amministratore delegato Manuela Franchi. Primo azionista è Avio con il 25,05%, riconducibile a Softbank Group Corp., multinazionale giapponese con focus sulla gestione degli investimenti. Con altri investitori riconducibili a Softbank Group Corp. si sale al 28,27%.

Le azioni di doValue sono quotate all’Euronext Milan dal 2017 e al segmento STAR di Euronext Milan dal 2022.

I CONTI

Nei primi nove mesi dell’anno doValue ha messo a segno ricavi lordi per 335,2 milioni (in calo del 21,2% su anno) e ricavi netti per 304,6 (-9,8% su anno). Segno meno anche per il flusso di cassa da attività operative a quota 38 milioni dai 63,9 milioni dei primi nove mesi del 2022 e per l’ebitda ex NRIs a 115,4 milioni (-24%). Cresce il debito netto (485,5 milioni al 30 settembre 2023 dai 479 milioni di fine giugno 202). Per il 2023 il gruppo prevede ricavi lordi pari a 490-500 milioni e un ebitda, escluse le voci non ricorrenti, di 175-185 milioni.

LA REAZIONE DI MERCATO E ANALISTI

Numeri che hanno in qualche modo messo in allarme gli analisti. Come riporta Milano Finanza, secondo Citi (buy e target price a 8,50 euro) i ricavi del terzo trimestre dell’anno e quelli attesi per l’intero 2023 sono inferiori alla stima del consenso (520 milioni) e richiedono dunque “un forte rimbalzo” nel quarto trimestre e nel 2024 così da raggiungere gli obiettivi del piano industriale. Sotto le stime anche l’ebitda e la leva finanziaria netta.

“Prevediamo una prima reazione negativa del titolo e ci aspettiamo anche una revisione al ribasso delle stime del consenso, vista la revisione della guidance e l’assenza di dettagli sul dividendo” si legge in una nota di Citi secondo cui “l’andamento dei costi e i nuovi flussi dal nuovo business sono positivi, in quanto dimostrano che l’azienda si concentra sul proprio piano d’azione. Tuttavia, i trend sottostanti sono stati più deboli nei 9 mesi, la guidance è stata rivista al ribasso e, a meno che le prospettive per il 2024 e il dividendo non siano più costruttive, vediamo una mancanza di catalizzatori positivi per il titolo in Borsa, nonostante il calo del 50% circa del prezzo dell’azione nell’ultimo anno”.

Banca Akros, come Citi, ha ribadito il rating buy e il target price a 5,50 euro, mentre Mediobanca Securities ed Equita – che parla di risultati del terzo trimestre “sostanzialmente in linea con le sue attese” – sono più caute.

Di sicuro però Mediobanca, come si legge in una nota diffusa dalla banca d’affari, evidenzia che doValue nel biennio 2024-2025 dovrà affrontare uno scenario più impegnativo del previsto, con bassa formazione di Npl e da mercati Npl illiquidi. “Peraltro in questo nuovo contesto, e considerando il prezzo basso delle azioni e i multipli di doValue – prosegue il comunicato -, l’M&A sembra essere un’opzione meno attraente rispetto a prima e l’attuale politica dei dividendi non sembra sostenibile nel medio termine”. Senza dimenticare che, visto che il settore bancario gode di una solida qualità degli asset, di una redditività in crescita e di solidi coefficienti patrimoniali, “è difficile prevedere un aumento della liquidità nei principali mercati NPL di doValue”. Dunque gli analisti di Mediobanca non prevedono che le cessioni di Npl da parte delle banche aumenteranno nel 2024 né sono in programma a breve termine “grandi operazioni ‘istituzionali’” come accaduto con Ariadne in Grecia o con Glam in Italia.

I RAPPORTI CON LA SPAGNA

Di recente alcune novità nelle attività di doValue hanno riguardato la Spagna. La società guidata dall’ad Franchi ha infatti reso noto che Santander ha esercitato la put option sul 15% del business spagnolo (doValue Spagna), fatto che – secondo Equita – dovrebbe portare a un esborso di circa 21 milioni nel quarto trimestre del 2023. Nei primi nove mesi del 2023, inoltre, doValue – come comunicato ad ottobre – ha acquisito nuovi contratti per un valore di 689 milioni di euro da importanti banche spagnole, tra cui Banco Sabadell e CaixaBank, e da altri investitori. Un’operazione nata per diversificare le attività, per accrescere i clienti e per rafforzare la sua linea strategica così da diventare il principale partner di servicing delle maggiori banche iberiche.

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