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Occupazione, chi trova lavoro e chi no. Numeri, classi di età e confronti

Il commento di Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, sui dati della occupazione e della disoccupazione

La disoccupazione è tornata a salire ad aprile, all’11,2% dopo che il dato di marzo è stato rivisto verso l’alto a 11,1%. Tuttavia, così come già a marzo, il dettaglio dell’indagine non è negativo, in quanto mostra per il secondo mese un incremento significativo sia dell’occupazione che del tasso di partecipazione (entrambi a nuovi massimi storici).

Sebbene i rischi al ribasso sull’economia e sull’occupazione siano cresciuti di recente (come visibile anche da valutazioni meno ottimistiche sul mercato del lavoro da parte di imprese e famiglie), confermiamo la nostra stima di un calo del tasso dei senza-lavoro a 10,7% in media d’anno nel 2018 (dopo l’11,3% del 2017). Nel nostro scenario centrale, la disoccupazione calerebbe ulteriormente, attorno al 10%, l’anno prossimo, ma evidentemente le incognite sull’evoluzione del ciclo nel 2019 sono molto maggiori, e dipenderanno in primis dall’evoluzione dello scenario  politico e sui mercati finanziari.

La disoccupazione è tornata a salire ad aprile, all’11,2%. Il dato di marzo è stato rivisto verso l’alto a 11,1% dopo una prima lettura a 11%. Tuttavia, così come già a marzo, il dettaglio dell’indagine non è negativo. Anzi, gli occupati crescono di +64 mila unità (dopo un già robusto +82 mila a marzo), raggiungendo un nuovo massimo storico a 23 milioni 200 mila unità. Il tasso di occupazione è salito dal 58,3% al 58,4% (record da ottobre del 2008).

Nonostante l’aumento degli occupati, il tasso di disoccupazione è salito per via di un incremento ancora maggiore delle forze di lavoro, dovuto all’ulteriore calo degli inattivi (-74 mila unità dopo le -125 mila di marzo): il tasso di inattività ha così toccato un nuovo minimo storico a 34% (da 34,2% del mese precedente).

Così come già a marzo, la creazione di posti di lavoro ad aprile è concentrata tra i lavoratori indipendenti (+60 mila unità, l’incremento congiunturale maggiore da 7 anni). I dipendenti risultano stabili, ma con un aumento dei lavoratori a termine (+41 mila unità, toccando un nuovo massimo storico a 2 milioni 973 mila) e un calo dei dipendenti permanenti (-37 mila unità).

Su base annua, l’occupazione recupera marginalmente terreno, a +215 mila (+0,9% a/a), ma il miglioramento tendenziale resta interamente confinato all’occupazione temporanea (+329 mila unità, +12,4%), in presenza di dipendenti permanenti in calo e lavoratori indipendenti stabili. Il tasso di disoccupazione giovanile è tornato a salire dopo il calo di marzo, a 33,1% da 32,5% precedente.

Al netto della componente demografica, il maggior incremento tendenziale si riscontra per le classi di età estreme (+1,8% sia per i lavoratori più giovani che per quelli più anziani), mentre il gruppo di età intermedio (35-49 anni) resta attardato (+0,4% a/a). In sintesi, i dati sul mercato del lavoro sono meno negativi di quanto appaia a prima vista, in quanto mostrano per il secondo mese un incremento significativo sia dell’occupazione che del tasso di
partecipazione (entrambi a nuovi massimi storici).

Sebbene i rischi al ribasso sull’economia e sull’occupazione siano cresciuti di recente (come visibile anche da valutazioni meno ottimistiche sul mercato del lavoro da parte di imprese e famiglie), confermiamo la nostra stima di un calo del tasso dei senza-lavoro a 10,7% in media d’anno nel 2018 (dopo l’11,3% del 2017). Nel nostro scenario centrale, la disoccupazione calerebbe ulteriormente, attorno al 10%, l’anno prossimo, ma evidentemente le incognite sull’evoluzione del ciclo nel 2019 sono molto maggiori, e dipenderanno in primis dall’evoluzione dello scenario politico e sui mercati finanziari.

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