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Turchia

Difesa, ecco come le aziende di Israele, Turchia e Corea del Sud fanno affari con la guerra in Ucraina

Dall'ultimo rapporto annuale del Sipri emerge che nella corsa agli armamenti in Ucraina, i ricavi delle aziende negli Stati Uniti si fermano mentre quelli delle compagnie di difesa in Israele, Turchia e Corea del Sud aumentano.

Malgrado le promesse solenni sia degli Usa che dell’Ue di sostenere fino alla fine gli sforzi bellici dell’Ucraina, le loro aziende della Difesa faticano a stare al passo del fabbisogno necessario ad alimentare una guerra ad alta intensità. E, come mostra la nuova classifica Sipri sui principali produttori globali di armamenti, ad avvantaggiarsene sono, almeno per ora, compagnie di Paesi terzi come Israele, la Turchia e la Corea del Sud. Ecco cosa scrive Politico su questo singolare paradosso.

I PARADOSSI DEL RAPPORTO SIPRI SULLA CORSA AGLI ARMAMENTI

Se è l’intero Occidente ad aver promesso di fare ogni sforzo possibile per armare l’Ucraina e per irrobustire apparati della difesa anemici, sono in realtà le aziende di Paesi come Corea del Sud, Turchia e Israele a raccogliere i frutti.

Lo dimostrano le ultime analisi delle vendite di armamenti e servizi militari da parte dei cento principali contractors globali compilata dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), che mostra come i produttori di armi di quei Paesi abbiano aumentato il loro giro d’affari nei mesi successivi al giorno in cui è scattata l’invasione russa dell’Ucraina.

TURCHIA, ISRAELE E COREA DEL SUD SUL PODIO

Le più grandi compagnie della difesa turche, ad esempio, hanno visto nel 2022 le loro entrate aumentare del 22% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 5,5 miliardi di dollari, buona parte dei quali finiti nelle casse del produttore di droni Baykar.

Nello stesso anno le entrate aggregate dei tre gruppi israeliani compresi nel ranking Sipri sono aumentate del 6,5% rispetto al 2021 raggiungendo i 12,4 miliardi.

Un leggero calo (0,9%) è stato registrato invece dalle entrate delle quattro compagnie sudcoreane incluse nel ranking, a causa soprattutto di un calo delle vendite dell’8,5% del principale produttore del Paese, Hanwha Aerospace; tuttavia questa flessione è compensata dai nuovi e massicci ordini effettuati quest’anno dalla Polonia e dagli Emirati Arabi Uniti.

COSA HA ORDINATO LA POLONIA

La Polonia ha ordinato un ampio numero di esemplari di tank K2 Break Panther, di obici K9 e di caccia FA-50. Varsavia è un cliente storico degli Usa che è stato costretto a rivolgersi alla Corea del Sud a causa dei ritardi nella produzione delle compagnie americane.

Ciò è stato confermato dal ministro polacco della Difesa Mariusz Blaszczak, che l’anno scorso ha spiegato che “a causa delle capacità industriali limitate, non sarà possibile (esaudire i nostri ordini) in un tempo soddisfacente. Pertanto abbiamo avviato colloqui con la Corea del Sud”.

CALO DEL FATTURATO USA

Il fatturato delle 42 più grandi aziende Usa frattanto è calato nel 2022 del 7,9% a 302 miliardi. Sebbene rimangano in cima alla lista del Sipri, i tre colossi Lockheed Martin, Raytheon e Boeing hanno visto tutti diminuire le vendite nel 2022.

Come ha spiegato a Politico il ricercatore Sipri Nan Tian, “stiamo cominciando a vedere un flusso di nuovi ordini collegati alla guerra in Ucraina e alcune grandi compagnie Usa, incluse Lockheed Martin e Raytheon, hanno ricevuto nuovi ordini. Tuttavia, a causa dell’arretrato esistente di queste compagnie e delle difficoltà nell’incrementare le capacità di produzione, gli introiti derivanti da questi ordini si rifletteranno probabilmente nei conti delle compagnie in solo due o tre anni”.

IL TRAVAGLIO DELL’UE

Identica situazione è stata riscontrata dal Sipri anche per le industrie europee della difesa. Come ha chiarito a Politico un’altra ricercatrice Sipri, Lucie Beraud-Sudeau, “molte aziende hanno affrontato ostacoli nell’adattarsi a una produzione per una guerra ad alta intensità. In ogni caso sono stati firmati nuovi contratti, specialmente per le munizioni, e ciò dovrebbe tradursi in più alte entrate nel 2023 e oltre”.

DIFFICOLTÀ COMUNI NEGLI USA E NELL’UE NELLA PRODUZIONE ARMAMENTI DAL RAPPORTO SIPRI

A detta della ricercatrice, i gruppi sia americani che europei si devono misurare con lo stesso ordine di problemi: difficoltà di reperire la manodopera, costi crescenti e strozzature nelle catene produttive.

L’Ue ha giurato di irrobustire il settore della difesa cercando nel contempo di assicurare che i nuovi stanziamenti sia nazionali che comunitari vadano a beneficio di produttori interni. Ma come ha constatato amaramente l’europarlamentare popolare estone Riho Terras, “la Polonia compra dalla Corea del Sud, l’Estonia dalla Turchia, e noi non siamo capaci di destinare alle nostre forze armate prodotti europei”.

INTANTO LA RUSSIA…

Il grande perdente della nuova classifica Sipri è la Russia: le uniche due aziende degli armamenti incluse in quell’elenco hanno visto le loro entrate abbattersi del 12% raggiungendo la cifra di 20,8 miliardi.

Secondo Beraud-Sudeau si può ipotizzare che i nuovi contratti voluti dal Cremlino per sostenere gli sforzi bellici non si siano ancora riflettuti sui conti aziendali perché il governo sta ritardando i pagamenti costringendo i contractors a ricorrere a prestiti bancari per coprire i costi.

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