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Diamanti

Tutte le mosse del Belgio per difendersi dalle sanzioni sui diamanti russi

L'Ue vuole imporre sanzioni anche sui diamanti russi; cosi facendo, però, danneggerebbe gli affari del Belgio con la compagnia siberiana Alrosa. Tutti i dettagli.

Finora risparmiata dall’Ue, l’industria belga dei diamanti potrebbe a breve subire un duro colpo con l’introduzione del nuovo pacchetto di sanzioni da infliggere a Mosca che, stando alle previsioni, dovrebbe bloccare l’import dalle miniere controllate dalla russa Alrosa. Ecco perché il governo belga sta escogitando una via di uscita.

Anche i diamanti nel decimo pacchetto di sanzioni Ue

A Bruxelles, scriveva qualche giorno fa Reuters, i funzionari Ue stanno lavorando sul decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, in vista di un provvedimento che sarà varato in concomitanza con il primo anniversario della guerra.

Nel mirino c’è quell’industria di diamanti belga che era stata risparmiata tra mille polemiche nelle precedenti tornate, ma c’è anche il nucleare russo di Rosatom e il commercio con la Bielorussia, complice con Mosca delle attività belliche in Ucraina.

Il distretto dei diamanti di Anversa

Operativo fin dal XV secolo, il distretto dei diamanti che sorge nella seconda città belga è, come ricorda il Guardian, un piccolo fazzoletto di suolo di appena un chilometro quadrato in cui sono ubicate 1.700 aziende e 4.500 gioiellieri, attraverso i quali passa l’86% di tutti i diamanti grezzi del mondo.

Secondo i dati dell’Antwerp World Diamond Center, citati dal quotidiano The Star, il giro di affari del distretto di Anversa sfiora ogni anno i 40 miliardi di euro.

Ad Anversa vengono lavorati e poi commercializzati i diamanti grezzi provenienti da Angola, Congo, Sudafrica e anche Russia. Da quest’ultima, secondo il Guardian, proveniva prima dell’invasione dell’Ucraina il 25% dei diamanti trattati nel distretto.

Nel 2021, sempre stando al quotidiano britannico, il Belgio ha importato dalla Russia diamanti per un valore di 1,8 miliardi di euro, mentre nei primi otto mesi del 2022, secondo i dati della Banca nazionale del Belgio, le importazioni si sono attestate su quota 1,2 miliardi.

L’industria di diamanti russa

Parlare della produzione russa di diamanti significa parlare di una sola compagnia che detiene il 95% delle quote del mercato interno e il 27% di quello mondiale: alludiamo ad Alrosa, l’azienda siberiana controllata per il 66% dallo Stato e dalla Repubblica di Yakutia.

La compagnia gestisce numerose miniere che sorgono nella regione nordorientale di Sakha e in quella nordoccidentale di Arkhangelsk, e possiede inoltre quote di miniere di svariati Paesi esteri come l’Angola.

Secondo i dati del Ministero delle Finanze russo, il Paese nel 2021 ha esportato più di 48,6 milioni di carati di diamanti, la cifra più alta da quando si raccolgono tali statistiche. Il Ministero non precisa il valore monetario dell’export, specificando solo che i suoi principali sbocchi sono il Belgio e gli Emirati Arabi Uniti.

L’industriarussa di diamanti ha in teoria un futuro luminoso davanti, considerato che – per citare i dati raccolti da Statista – il Paese detiene le più ampie riserve al mondo stimate in circa 650 milioni di carati.

La linea alternativa del Belgio alle sanzioni

Conscio della situazione imbarazzante in cui il Paese si è venuto a trovare negli ultimi undici mesi a causa della reticenza Ue a sanzionare l’import di diamanti dalla Russia, il governo belga non è in linea di principio contrario a colmare la lacuna.

“I diamanti russi sono diamanti insanguinati” è stata la dichiarazione rilasciata a Politico dal Primo Ministro Alexander De Croo, per il quale le entrate incamerate da Mosca dal commercio di diamanti “possono essere fermate solo se l’accesso ai mercati occidentali non sarà più possibile”.

Secondo il governo, tuttavia, questo obiettivo, più che con le sanzioni può essere raggiunto introducendo un sistema univoco di tracciabilità dell’origine dei diamanti.

“Europa e Nordamerica”, ha spiegato a Politico un esponente dell’esecutivo, “rappresentano insieme il 70% del mercato dei diamanti naturali”. È dunque sulla base di questo potere di mercato, aggiunge l’esponente, “che noi possiamo assicurare la necessaria trasparenza nel settore e bandire strutturalmente i diamanti insanguinati dal mercato globale”.

I rappresentanti dell’industria belga sono d’accordo. “La soluzione non sono le sanzioni”, afferma Tom Neys dell’Antwerp Diamond Center, bensì “una cornice internazionale di completa trasparenza”.

“Questo (sistema) avrebbe certamente maggiore effetto delle attuali sanzioni Usa, che vengono aggirate”, commenta a Politico Hans Merket, ricercatore all’International Peace Information Service.

Il parere degli esperti

Alcuni esperti, sentiti da The Star, condividono il parere del governo belga. Secondo Koen Vandenbempt, preside della facoltà di Economia all’Università di Anversa, imponendo sanzioni l’Europa farebbe a se stessa più male che bene in quanto, una volta bloccato l’import dalla Russia, l’industria di diamanti non farebbe altro che ricollocarsi in luoghi come Dubai o Mumbai dove non ci sono certo molti scrupoli sulla trasparenza.

“Questo non è un vago avvertimento”, puntualizza Tom Neys: con le sanzioni “si finirà per correre il rischio che l’intero mercato da 40 miliardi di euro si sposterà in India o a Dubai, che diventeranno i più grandi centri mondiali” di lavorazione.

Infatti, aggiunge Joachim Dunkelmann della German Federal Association of Jewellers, Jewellery and Watch Retailers (BJV), Paesi come India, Sudafrica o Israele non collaborerebbero con il regime sanzionatorio, aprendo per la Russia dei varchi da cui far passare i propri diamanti.

Del resto, osserva Vandenbempt, le sanzioni Usa già in vigore non funzionano in quanto permettono l’accesso al mercato americano di diamanti che sono stati lavorati in Paesi terzi come l’India. Il problema per il Preside resta sempre lo stesso ed è l’impossibilità di determinare la vera origine dei diamanti.

Ecco perché per il governo belga un sistema di tracciabilità rimane l’asso da calare nella partita con Mosca.

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