La francese Total boccia la fabbrica di Stellantis a Termoli
Secondo Total, Automotive Cells Company – la joint venture sulle batterie con Stellantis e Mercedes …
Tornano in auge le procedure d'infrazione decise da Bruxelles per 7 Paesi europei tra cui Francia e Germania. Il corsivo di Liturri per la newsletter Out
È andato ieri in scena il solito rituale dell’apertura della procedura d’infrazione. Speciale regime di osservazione che da ora in poi verrà riservato a sette Stati membri (Italia e Francia in testa) per aver superato il 3% del deficit/Pil e la regola del debito/Pil non superiore al 60%.
Una situazione che riguarda più della metà dei Paesi dell’Eurozona ma, nel caso di Francia e Italia, assume maggior rilievo per le dimensioni delle rispettive economie.
In attesa che, ormai nel prossimo autunno, sia definita la traiettoria da seguire nel processo di riduzione della spesa netta e del deficit primario strutturale, il Paese sotto procedura dovrà comunque eseguire una correzione annua minima di 0,5 punti percentuali del Pil. All’incirca 10 miliardi.
Si tratta di vecchie norme, solo temporaneamente mandate in soffitta durante il lockdown ed ora rispolverate.
Stupisce soltanto che dopo circa 8 anni di applicazione di quelle regole, nessuno abbia il coraggio di chiedere che restino in soffitta, tanto è stato fallimentare, per stessa ammissione del commissario Paolo Gentiloni, tutto quel polveroso armamentario.
Invece no. Proseguono. Mentre negli Usa si veleggia serenamente con un deficit/Pil intorno al 7% anche per i prossimi anni.
Ma questa volta è diverso rispetto al 2011 e al 2018. Non siamo noi sulla prima linea del fuoco.
A Parigi Macron rischia di essere cancellato politicamente e a Berlino sono alla disperata ricerca di 40 miliardi di tagli al bilancio che, se eseguiti, decreteranno la fine anche del governo di Olaf Scholz.
Volete la (suicida) disciplina di bilancio dello Stato, come se fosse una salumeria? Allora cominciate da Francia e Germania. In Italia abbiamo già dato.