Il 26 dicembre il Ministro per la Funzione Pubblica Paolo Zangrillo ha emanato, sulla base di norme prevalentemente miranti a facilitare le realizzazione del PNRR, un decreto che permette alle pubbliche amministrazioni di reclutare con contratto di formazione lavoro non solo laureati ma anche laureandi che abbiano sostenuto tutti gli esami previsti dal loro piano di studi. Allo scopo le amministrazioni e le università site nel territorio dove le amministrazioni operano sono chiamate a stipulare opportune convenzioni.
COSA DICE IL DECRETO
All’articolo 7 lettera “d” del decreto si prevede “l’attivazione di progetti di formazione e corsi professionalizzanti volti ad agevolare l’accesso al mondo del lavoro pubblico”. Alla lettera “e” dello stesso articolo 7 si prevede “la formazione on the job a favore del personale reclutato con le modalità di cui al presente decreto”. Alla fine del periodo di formazione-lavoro, se riceve un giudizio positivo, il soggetto si vede il suo contratto trasformato in contratto a tempo indeterminato.
IL PROBLEMA DEL PNRR SONO (ANCHE) LE RISORSE UMANE
La realizzazione del PNRR sta riscontrando una forte criticità nella difficoltà a trovare le risorse umane dotate della competenza necessaria. Già la Ministra Dadone e poi il Ministro Brunetta avevano tentato di far fronte a questo problema. La Ministra Dadone aveva attivato, per le amministrazioni del Sud, concorsi in cui si valorizzava, oltre la competenza teorica, la capacità tecnico operativa, il concreto “saper fare”. Orbene questo concorso ha subito una serie di intoppi e il bando ha dovuto essere più volte riscritto, su forti pressioni sindacali, per affievolire la richiesta di competenze tecniche orientate al “saper fare”. Susseguentemente il Ministro Brunetta ha tentato una via diversa: visto che il reclutamento non aveva funzionato ha tentato la via della selezione di esperti esterni. Anche questo percorso non ha dato i risultati sperati. Gli eventuali esperti non conoscevano la pubblica amministrazione e non erano in grado di operare in essa (i).
Il fatto è che le competenze necessarie per mettere la nostra amministrazione in grado di far fronte alle aspettative di una società moderna non sono reperibili nel nostro Paese perché non abbiamo un sistema per crearle. Sopra le Alpi, con metodiche diverse, il reclutamento nella Pubblica Amministrazione viene sistematicamente accoppiato alla formazione, ad una formazione dedicata non ai principi teorici quanto al “saper fare” alla capacità di mettere in pratica i saperi teorici. Si tratta di una formazione realizzata non da docenti universitari ma da funzionari della pubblica amministrazione che hanno, tra i loro compiti, anche quello di formare i futuri operatori dell’amministrazione. Questi funzionari vengono appositamente formati a trasmettere ai futuri operatori il loro saper fare. Si tratta di una formazione che può essere opportunamente compattate in poche ore, 15 venti ore, due o al massimo tre giornate. Quello che richiede molta attenzione è il coordinamento della formazione teorica tradizionale con la formazione pratica on the job. Questo coordinamento richiede molto tempo e molta attenzione. Ho collaborato per una trentina di anni con la Verwaltungshochschule di Kehl am Rhein (la scuola che forma i funzionari del Land del Baden Württemberg) e ho toccato con mano quanto stretta è la collaborazione tra chi insegna in aula e chi opera sul campo. In Francia si è sviluppato un profilo professionale ad hoc, quello di “ingegnere della formazione”.
FARE TESORO DELLE ESPERIENZE
Il caso francese e quello tedesco (ma anche quello belga dove il SELOR svolge un ruolo ammirabile di coordinamento tra i “saperi” e i “saper fare” nella fase di reclutamento/inserimento) possono contare sul fatto che le rispettive amministrazioni offrono un rendimento accettabile e non hanno bisogno di essere drasticamente rivisitate come è richiesto dalla amministrazione italiana. Anche su questo versante sarebbe opportuno far tesoro delle esperienze maturate in contesti diversi.
Sono oramai più di 30 anni che le istituzioni europee (non solo la UE ma anche il Consiglio d’Europa) assistono le amministrazioni dei Paesi dell’ex blocco comunista nel processo di modernizzazione e adeguamento allo Stato di Diritto. Mi sono trovato coinvolto in questi processi e posso testimoniare che si è imparato ad agire tempestivamente e correttamente. Si tratta di aggiungere un elemento complementare alla formazione dei funzionari destinati a diventare i formatori dei futuri pubblici dipendenti. Questo elemento integrativo può essere riassunto nel modello seguente: “sin qui abbiamo fatto così…, ora bisognerà fare in questo altro modo… il compito di voi neo-assunti è di farvi portatori di questo nuovo modo di operare”. Il metodo è stato messo in pratica in diversi casi/paesi con risultati più o meno positivi, comunque sempre positivi. Emblematico è il ruolo giocato dalla Accademia Istropolitana di Bratislava nel forgiare la nuova amministrazione della Slovacchia (ii).
LA STRADA È GIUSTA, MA…
La strada imboccata dal decreto del 26 dicembre dal Ministro Zangrillo è quella giusta. Si tratta di iniziare a rendersi conto che reclutamento e formazione, soprattutto nel lavoro pubblico, vanno accoppiati. Ora si tratta di percorre questa strada in maniera professionalmente corretta. Si tratta, sopra tutto, di coordinare la formazione teorica con la formazione al “saper fare” e di formare i formatori, cioè di insegnare agli operatori esperienziati come esplicitare la propria esperienza implicita e di mettere in evidenza come modificare certe prassi in modo da superare disfunzioni consolidate.
La sfida non è di piccolo momento. Dopo il dimagramento forzato del nostro pubblico impiego dovuto al blocco del turn over, si prospetta ora una stagione di assunzioni di grandi dimensioni. Se non facciamo attenzione a chi reclutiamo ora, il che vuol dire a quali meccanismi di reclutamento ci affidiamo per scegliere i futuri funzionari, corriamo il rischio di imbalsamare la nostra amministrazione per i prossimo 50 anni.
NOTE
(i) La vicenda è ricostruita nel dettaglio al cap. 3.2. del libro. M. Balducci, Un gatto che si morde la coda ovvero le riforme della Pubblica amministrazione – analisi e suggerimenti, Milano 2023, Guerini e Associati”.