skip to Main Content

Che fine farà il debito pubblico italiano. I 3 scenari di Bloomberg

Sarà il mastodontico debito pubblico italiano a segnare il destino dell’esperimento della moneta comune, secondo Bloomberg. Ecco perché. L'articolo di Giuseppe Liturri

 

“Nel bene o nel male, il futuro dell’euro si deciderà probabilmente quest’anno”.

Comincia così un lungo e articolato editoriale apparso ieri su Bloomberg firmato da Richard Cookson, autorevole opinionista di questa testata giornalistica con vasta esperienza nella gestione di fondi di investimento e conoscenza dei mercati finanziari.

Sarà proprio il mastodontico debito pubblico italiano a segnare il destino dell’esperimento della moneta comune, così il sommario dell’articolo.

Dopo ormai due anni che la Bce ha “anestetizzato” il mercato dei titoli pubblici con i massicci acquisti dei programmi PEPP e PSPP, preoccupandosi di sterilizzare qualsiasi tensione intorno ai titoli italiani, oggi lo scenario è cambiato.

Il rialzo dell’inflazione, a dispetto delle continue rassicurazioni da parte di Christine Lagarde, è ormai destinato a perdere il connotato della transitorietà, per diventare permanente, a causa della transizione ecologica e del connesso aumento del costo dell’energia.

Di conseguenza, i programmi di acquisto subiranno un netto calo, peraltro già annunciato, e i tassi potrebbero aumentare già alla fine del 2022. Anche il programma TLTRO (prestiti a condizioni particolarmente vantaggiose a favore delle banche commerciali da parte della banca centrale) volgerà al termine.

Davanti a queste scelte ormai inevitabili, l’Italia sarà “il più grande motivo di preoccupazione” e presto sarà chiaro a tutto il mercato che i rischi devono trovare un adeguato rendimento e lo spread tornerà ad allargarsi, forse in modo drammatico.

“La crisi sarà probabilmente inevitabile” e davanti al nostro Paese si aprono tre scenari possibili per risolvere le difficoltà che investiranno i nostri titoli del debito pubblico non più sostenuti dagli acquisti della BCE:

  • Ristrutturazione del debito pubblico, con perdite imposte ai creditori che, ricordiamolo, sono prevalentemente nazionali (banche, assicurazioni, ecc…)
  • L’uscita dall’euro, con perdite inflitte alle altre banche centrali creditrici (Bundesbank in testa) della Banca d’Italia nell’ambito del sistema Target 2. Una opzione che farebbe sembrare la Brexit un gioco da bambini.
  • Il trasferimento di parte del debito pubblico italiano in un’agenzia per la gestione del debito (cioè il Mes), soluzione implicitamente avallata da Mario Draghi ed Emanuel Macron nel loro recente intervento sul Financial Times e qui commentata). Una sorta di mutualizzazione del debito che vedrebbe “furiosamente” contraria la Germania e gli altri Paesi che hanno dovuto fare importanti sacrifici per entrare nell’euro, tagliando il debito.

Eppure un compromesso per garantire la sopravvivenza dell’euro dovrà essere trovato. ma questo avverrà solo quando il rischio di rottura sarà sufficientemente grave agli occhi dei Paesi creditori. E tale rottura dovrebbe comprendere anche la minaccia, da parte dell’Italia, dell’uscita dall’euro.

Fin qui il ragionamento di Cookson che effettivamente mette a nudo l’alternativa secca che si troverà a dover affrontare la BCE nei prossimi mesi: dovrà preoccuparsi della stabilità del mercato dei titoli pubblici italiani, legandosi però le mani rispetto alla necessità di manovrare sui tassi e di ridurre il proprio bilancio, o dovrà dare ascolto ai creditori tedeschi che, con un’inflazione intorno al 5% e oltre, non possono più tollerare tassi nominali intorno allo zero e quindi tassi reali ampiamente negativi?

Il difetto strutturale dell’eurozona, che pretende di avere un’unica politica monetaria per aree così diverse tra loro, ne provocherò l’implosione?

Non ci sentiamo di formulare valutazioni o previsioni sull’esito del braccio di ferro all’interno della BCE, che avrà ovvie ripercussioni anche a livello politico; ci permettiamo soltanto di osservare che si fanno sempre più forti gli indizi a favore della soluzione che ci vedrebbe ingabbiati nel “braccio della morte” del Mes, che addirittura ci sarebbe presentato come una soluzione di compromesso, quasi una gentile concessione da parte dei nostri partner europei.

Non a caso, qualche giorno fa è stato presentato proprio in questo modo dalle colonne del Corriere della Sera. E due indizi cominciano ad assomigliare a una prova.

Estote parati.

Back To Top