Lo scorso 23 novembre, Banca d’Italia ha pubblicato il Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 del 2018. 69 pagine fitte di dati e tabelle, spesse ostiche anche per gli addetti ai lavori, che fanno il punto sulla situazione di famiglie ed imprese, mercati finanziari e monetari, banche, assicurazioni e fondi di investimento.
Tra le tante informazioni contenute, il circo mediatico si è scatenato con titoloni sul seguente passaggio introduttivo ‘La situazione finanziaria delle famiglie rimane solida, benché il calo delle quotazioni dei titoli abbia già determinato una contrazione del valore della loro ricchezza’, poi confermato dal passaggio a pagina 19:

Ma, si sa, 69 pagine sono tante ed arrivare alla fine costa fatica, soprattutto quando, già con le prime pagine, sono state 
Chi si fosse premurato di giungere fino a pagina 61, avrebbe trovato la seguente tabella che torna molto utile in giorni in cui il paragone tra Francia (che fa il deficit che le pare) ed Italia (che fa il deficit che vuole la UE) è diventato di grande attualità.
E cosa si scopre, con (relativa, molto relativa) grande sorpresa?
Che Italia ha un indicatore di sostenibilità del debito pubblico tra i migliori dell’Eurozona e migliore di quello francese. Infatti, oltre ad avere un avanzo primario di bilancio tra i più elevati, dovrebbe aumentarlo solo di 0,6 per soddisfare la sostenibilità di lungo periodo del debito pubblico. In sostanza impedire che il rapporto aumenti senza controllo, dato l’avanzo primario, il tasso reale di crescita del PIL ed il tasso reale di interesse.
Si scopre anche la quota di debito pubblico detenuta da non residenti, quella in genere più soggetta a repentine variazioni e che provoca la maggiore volatilità dei prezzi, è del 37%. La Francia è attestata al 61%.

Le scoperte non finiscono. Infatti il dato del conto corrente della bilancia dei pagamenti, che rileva l’interscambio di beni e servizi (ed altre voci minori) con l’estero, mostra un saldo positivo pari a circa il 3% del PIL, mentre la Francia è in deficit. In Eurozona siamo esportatori netti, secondi solo alla Germania ed ai Paesi Bassi.
Infine, la perla. Come fa la Francia a finanziare i suoi deficit gemelli (bilancia dei pagamenti e conti pubblici)? Con un bel debito verso i finanziatori esteri, da cui dipende per il 20% circa del PIL. L’Italia è pressoché in pareggio (-3% circa).
Tutto questo significa che, quando la musica dei tassi bassi e del credito facile all’improvviso si interromperà, come accadde nel 2008/2009, la Francia avrà molte più difficoltà rispetto a noi.
In quel caso, non so se basterà dire che ‘La Francia è la Francia”.







