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Ecco come e quanto i passati governi hanno sballato le previsioni debito-Pil. Report Mazziero

Numeri e confronti dell'analista Maurizio Mazziero

Le previsioni ottimistiche sul rapporto debito-Pil messe nero su bianco dal governo Conte? Così fan tutti (i governi).

E’ quello che si desume da un grafico contenuto nell’analisi della Nota di aggiornamento al Def curata da Mazziero Research, società di ricerca finanziaria indipendente fondata da Maurizio Mazziero.

“Un grafico come quello della figura non depone a favore della affidabilità e serietà della classe politica che si è avvicendata al potere in questi
anni.”, sottolinea Mazziero.

IL CASO FRANCESE

Ma c’è un “precedente illustre”, nota Mazziero: “La Francia ha sforato il 3% di rapporto deficit/PIL continuamente dal 2009 al 2017 senza incorrere in sanzioni per disavanzo eccessivo; nel contempo occorre considerare che la Francia presenta un debito/PIL al 97%, molto inferiore a quello italiano”. (un tema, quello del confronto Italia-Francia, affrontato dal ministro degli Affari europei, Paolo Savona, in un intervento su Start Magazine).

L’EVOLUZIONE DEL DEBITO

Il maggior debito in termini assoluti che si desume dalla Nadef – scrive Mazziero nel suo report – “è piuttosto significativo, mentre in termini rapportati al PIL potrebbe risultare, a un primo esame, sostenibile”. E viene mantenuta una dinamica discendente “anche se molto meno accentuata rispetto alla precedente evoluzione”.

LA QUESTIONE DELLA CREDIBILITA’

“Ciò che invece sfigura è la reale credibilità di queste previsioni – chiosa l’analista – visto che sono sempre state puntualmente disattese, minando la fiducia nei bilanci italiani al cospetto della Commissione europea”.

QUALI MARGINI AVRA’ L’ITALIA?

Pur avendo, in passato, già concesso all’Italia margini di flessibilità senza pari, questi sono sempre stati di pochi decimali, mentre i numeri del governo Conte “richiederebbe nel corso del triennio margini ancora superiori che potrebbero aprire a precedenti pericolosi nei confronti degli altri Stati membri e a spazi di indebitamento ancora maggiori a causa di ulteriori possibili sforamenti”, si legge nel report.

Di seguito le conclusioni del rapporto Mezziero Research sulla Nadef:

La Nota di aggiornamento al DEF varata dal Governo si presenta fortemente espansiva, con una maggiore spesa a debito di 108 miliardi nel triennio 2019-2021 rispetto all’evoluzione tendenziale. Pur non superando mai la soglia del 3%, il deficit/PIL si mantiene tra il 2,4 e l’1,8% nel triennio, con un valore ben superiore allo scenario tendenziale.

Il rapporto debito/PIL conserva una curva discendente nel triennio, ma con valori più alti rispetto ai precedenti tendenziali, che comunque dovrebbero mantenersi sostenibili anche nei confronti dei mercati. Tuttavia, questo risultato è ottenuto con crescite del PIL ottimistiche, che sembrano sfidare la maturità del ciclo economico globale e il rallentamento del commercio mondiale a causa dell’introduzione dei dazi.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi di una crescita ben superiore all’1% annuo per l’intero triennio determinerebbe un forte aumento dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL, introducendo criticità nella stabilità dei conti pubblici, esponendo a una forte reazione dei mercati, peggiorando le condizioni di finanziamento e perpetuando la serie di previsioni non rispettate dei passati governi. Il saldo primario resta ancora contenuto, pur presentando una tendenza all’aumento. La spesa per interessi seppur in crescita non sembra recepire pienamente i possibili rialzi dei rendimenti nei prossimi tre anni.

Elemento di pregio e discontinuità di questa NaDEF è la crescita degli investimenti, che se rivolta a infrastrutture e ammodernamenti del paese potrebbe realmente stimolare l’occupazione e sostenere il PIL. Le somme destinate al riguardo, seppur consistenti appaiono ancora modeste a causa della forte riduzione degli anni scorsi.

Mancano i dettagli per poter svolgere un’analisi più ampia sulla spesa pubblica, in consistente aumento nel triennio. Non si è potuto quindi valutare le somme destinate alle singole voci di spesa e verificare se vi siano dei capitoli con risorse in contrazione; a solo titolo di esempio si elencano qui la spesa sanitaria, l’assistenza sociale, l’istruzione ecc.

Mancano dettagli anche sulla ripartizione delle entrate, in particolar modo quelle tributarie; non è nemmeno possibile procedere a un ricalcolo della pressione fiscale che nella dinamica tendenziale si manterrebbe abbastanza stabile, appena al di sopra del 42%. Nel complesso la Nota di aggiornamento al DEF si può definire coraggiosa, ma molto precaria negli equilibri a causa di molti elementi che, anche al di sopra delle volontà, potrebbero trasformarla in azzardata.

Il compito che attende il Governo appare particolarmente difficile, anche per il concludersi di tutte quelle occasioni monetarie favorevoli che avrebbero reso un simile percorso più agevole. Una volta preparata la legge di stabilità, le energie del Governo dovranno essere rivolte a un controllo ferreo dei conti che dovrà essere prioritario rispetto al soddisfacimento dell’elettorato ai fini del consenso; un impegno non da poco viste le elezioni europee e amministrative della prossima primavera.

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