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Dal Pirellino al Villaggio Olimpico, viaggio nei cantieri sotto inchiesta della Milano del futuro

La rigenerazione urbana di Milano resta impigliata nel pettine della Procura: dal Pirellino al Villaggio olimpico fino ai nove nodi attorno al capoluogo lombardo non c'è opera di archistar che sfugga ai fascicoli dei pm. Fatti, nomi, numeri e approfondimenti

È un viaggio tra i cantieri che stanno ridisegnando per l’ennesima volta il volto di Milano, un vero e proprio itinerario alla scoperta di una città sempre più gentrificata che respinge i giovani e le classi meno abbienti ma sicuramente, con quel fiorire di recinzioni metalliche, macchine che movimentano la terra, gru, piloni in cemento, tubi innocenti e tondini proiettati verso il cielo, attrae umarell come mai prima d’ora, quello che può essere compiuto leggendo le carte della Procura meneghina.

Dal Pirellino, il grattacielo che prevedeva la creazione – poi cestinata – di una Torre Botanica che avrebbe dovuto celebrare le passate prodezze del Bosco Verticale – una vera e propria autocelebrazione dal momento che dietro ci sarebbe stata sempre l’archistar Stefano Boeri – passando per le palazzine dall’aspetto vagamente circondariale del Villaggio Olimpico dello Scalo di Porta Romana che molti cittadini da mesi si affannano a fotografare per testimoniare la propria contrarietà agli ennesimi parallelepipedi inquietanti, massicci, privi di grazia, che contribuiscono a rendere pesante il clima nelle già non troppo allegre periferie milanesi. Non c’è opera che sfugga ai faldoni, altrettanto monumentali, che svettano negli uffici dei pm.

MILANO NON SI FERMA

Ma la Milano di Beppe Sala – che secondo quanto scrivono stamani Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa sarebbe a sua volta indagato per false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone, in relazione alla nomina dell’ex presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni e per concorso in induzione indebita a dare o a promettere utilità relativamente al progetto del ’Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima – è anche questa: la #Milanononsiferma d’epoca Covid per la quale la giunta fece girare persino uno spot che iniziava – amaro scherzo del destino – proprio con il Bosco Verticale e le gru in movimento.

La Milano di Beppe Sala non si ferma, appunto, ma il timore della gente comune che vive in quelle periferie spersonalizzanti è che lasci indietro sempre più cittadini mentre il sospetto della Procura è che, nella foga della corsa, finisca persino per ignorare norme e regolamenti. Con buona pace di quella legge, dimenticata da tempo, che impediva di costruire palazzi più alti della Madonnina, oggi adombrata da colossi in vetro e in acciaio che puntellano e circondano la città un po’ in ogni direzione, a stregua di nuova e futuristica cerchia dei bastioni.

IL NUOVO PIRELLINO

Tra le opere attenzionate dalla Procura la riqualificazione del Pirellino, il grattacielo che accoglie chiunque arrivi a Milano dalla Stazione centrale. Coima lo puntava da parecchio e se l’era aggiudicato un anno prima del Covid, nel marzo del 19, per 194 milioni di euro quando venne messo in vendita dal Comune di Milano tramite asta pubblica. “L’intervento per la riqualificazione dell’area – spiegava l’azienda fondata e diretta da Manfredi Catella che oggi i più soprannominano “re del mattone” – coinvolgerà complessivamente oltre 110 mila metri quadri di SLP, e include oltre 27.000 mq di riqualificazione di spazi pubblici per creare una connessione con la Biblioteca degli Alberi, il parco pubblico inaugurato a ottobre 2018 che, con le sue 22 foreste circolari, è diventato meta quotidiana di cittadini milanesi e visitatori”.

Più che una riqualificazione dell’immobile progettato negli anni ’50 da un gruppo di architetti italiani (Gandolfi, Putelli, Bazzoni, Fratino) per ospitare gli uffici tecnici comunali (fino al 2013), il complesso composto da una torre di 26 piani alta 90 metri – un corpo basso a ponte su via Melchiorre Gioia e una autorimessa interrata di tre piani, libero su tutti i lati – per gli imprenditori era una tela vuota da riempire offrendo “una superficie di intervento di oltre 60.000 mq”.

PROTESTE OLIMPICHE PER IL VILLAGGIO OLIMPICO

Ma tutta l’area di Milano ribolle di progetti e cantieri. A fine febbraio proprio Coima ricordava di essere al lavoro su oltre 800 residenze e 1.700 posti letto in edilizia convenzionata nell’area metropolitana meneghina. Tra queste, il Fondo Coima Housing ha investito nell’altra grande struttura finita nell’inchiesta che ospiterà il Villaggio Olimpico per i Giochi di Milano-Cortina 2026, nell’ex Scalo di Porta Romana, destinata a essere trasformata al termine della manifestazione “nel più grande studentato convenzionato d’Italia, con circa 1.700 posti letto”.

villaggio olimpico

Pierfrancesco Majorino, ex assessore milanese ora capogruppo del Pd in Regione Lombardia, ha bollato il complesso come “sovietico“, sottolineano che le foto di quei palazzoni oggi circondati dal fango mal collimano con l’aspetto dei rendering. Ed è pure un commento tra i più delicati, dato che nei gruppi social frequentati dai milanesi c’è chi lo definisce una riedizione di Scampia. L’estetica per i più sarebbe insomma da casermone popolare dell’immediato Dopoguerra, tuttavia la vera polemica era divampata proprio attorno ai prezzi, ben poco popolari, rivolti agli studenti. Studenti che, si ricorderà, protestavano dormendo in tende montate davanti alle università, derisi dai più ma presi molto sul serio dagli imprenditori del mattone, almeno secondo la tesi dell’accusa: non a caso infatti nelle carte spunta anche la Goccia–Bovisa, un’area industriale dismessa destinata a diventare il nuovo campus universitario del Politecnico.

Secondo l’Ansa, sotto la lente degli inquirenti sono finiti anche i cosiddetti “nove nodi”, gli svincoli tra la città e l’hinterland attorno ai quali – per l’accusa – si stava pianificando la strategia urbanistica di estesissime aree del territorio di Milano, per non parlare di torri e complessi residenziali di 600 appartamenti come l’Ex Trotter”. I grattacieli del re del mattone hanno insomma trovato degni rivali architettonici: i faldoni della Procura, proliferati nel numero e nei rilievi fino a costituire cubature cartacee da record.

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