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Perché la Serie A brinda con i fondi Cvc, Advent e Fsi

Cvc, Advent e Fsi: la serie A è il primo torneo che apre ai fondi di private equity per massimizzare i ricavi nelle trattative per la cessione dei diritti audiovisivi.

 

La Serie A, messa spalle al muro dalla pandemia, butta il cuore oltre l’ostacolo trovando il coraggio per fare un salto nel futuro.

La riunione della Lega ha concordato, dopo lunghe trattative e almeno un paio di rinvii, la cessione del 10% delle quote della media company creata per gestire la vendita dei diritti televisivi del massimo campionato italiano alla cordata di fondi di private equity formata dalla britannica Cvc Capital Partners, dall’americana Advent International e dall’italiana Fsi.

CHE COSA CAMBIA PER MEDIAPRO

La cessione garantirà subito 1,7 miliardi ai club, oltre ad una linea di credito fino a 1,2 miliardi: una boccata d’ossigeno per le finanze che ha sciolto le riserve anche delle società più scettiche (Napoli, Lazio, Udinese) portando a una delibera all’unanimità ( 20 voti a favore). Anche l’unità di intenti emersa dalla votazione è un segnale positivo. In un momento di crisi come questo, fare fronte comune è un bel modo per dimenticare le frizioni del passato che, in più di una occasione, hanno rallentato la crescita del sistema calcio italiano a favore del tornaconto personale di alcuni presidenti.

LE NOVITA’ PER IL CALCIO

La serie A è il primo torneo che si apre ai fondi di private equity per massimizzare i ricavi nelle trattative per la cessione dei diritti audiovisivi. La situazione di emergenza ha spinto i dirigenti del pallone tricolore, per una volta, ad anticipare gli altri campionati europei e non a rincorrere le loro decisioni come spesso è successo negli ultimi anni, un tentativo che potrebbe ridurre il gap economico che ci separa dai colossi inglesi e spagnoli.

LE PROSSIME TAPPE

Le prossime due settimane saranno decisive per chiudere gli ultimi dettagli dell’accordo. Ci sarà discussione sulla suddivisione dei fondi dai fondi, sulla definizione della governance della media company, che sarà presieduta da un ad scelto dal consorzio con il gradimento dei club, e, infine, il tutto dovrà passare al vaglio di Agcom, Agcm oltre all’approvazione finale dell’agenzia delle entrate.

UN CANALE PER LA LEGA?

Come già ipotizzato tre anni fa con Mediapro, torna d’attualità la proposta di creare un canale della Lega che secondo uno studio presentato ai colleghi da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, potrebbe portare ai club ricavi annui per 2,5 miliardi (costi esclusi), circa il doppio di quanto viene incassato attualmente. Nonostante siano stati stanziati già 50 milioni per questo progetto, i tempi stretti per la presentazione dei bandi fanno pensare che non ci sarà lo spazio per preparare una piattaforma che possa entrare direttamente sul mercato a caccia di abbonati e pubblicità.

L’OBIETTIVO

In questo senso l’obiettivo più importante a breve termine sarà quello di far fruttare al massimo i due bandi, non tanto quello dei diritti tv per l’Italia, dove ci si trova più o meno in linea con i Big5 (Inghilterra, Spagna, Francia, Germania e Italia) quanto gli accordi con l’estero dove si raccolgono le briciole a confronto con Premier League, Liga e Bundesliga. La gara è in calendario per lunedì 23 novembre e, a riguardo, grande interesse circonda il viaggio di Paolo Dal Pino, presidente della lega calcio, in Arabia Saudita alla ricerca di possibili investitori.

LO SCENARIO

Il calcio italiano inizia finalmente a ragionare come un settore industriale compatto e non come singoli interessati solamente a portare acqua al proprio mulino: continuando su questa strada si può sperare che il nostro calcio torni ad abbracciare i grandi campioni e ad alzare coppe in Europa.

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