Il calcio professionistico sta affogando. È questo il senso della lettera trasmessa al governo da Lega Serie A e Figc. I club chiedono di essere inclusi nel provvedimento legge per il ristoro dei settori colpiti dai Dpcm che ormai si susseguono dallo scorso marzo per provare a contrastare il Covid.
LE RICHIESTE DI SERIE A E FIGC
“Non possiamo esimerci dal rilevare che la nostra immediata adesione alle misure di prevenzione, contenimento e gestione dell’emergenza stia causando una crisi di sistema per le squadre di Serie A, impattate a livello economico e finanziario come mai prima. Il rischio di collasso del sistema è molto alto”, sostengono Lega Serie A e Figc.
LE PERDITE
Nella scorsa stagione, la chiusura degli stadi e le modalità con cui si sono concluse le competizioni, hanno causato un buco di oltre 200 milioni per le società. In questo campionato invece, le perdite si stimano intorno ai 400 milioni, per il 65% dovuto alla mancata vendita di biglietti e abbonamenti. Nell’arco di un anno sono quindi 600 i milioni che non entreranno nelle casse delle squadre italiane senza considerare il processo di svalutazione dei calciatori che, per la sola serie A, si calcola intorno a 1,5 miliardi.
RICHIESTE ASSURDE?
La richiesta, di questi tempi, potrebbe sembrare paradossale e magari anche fuori luogo per un settore in cui, ancora oggi, le cifre di cui si parla sono a sei zeri; ma ormai nel mondo, e l’Italia non fa eccezione, il calcio è un motore fondamentale per l’economia.
L’INCIDENZA DEL CALCIO SUL BILANCIO STATALE
La decima edizione dello studio “ReportCalcio”, redatto da Pwc e Arel, riassume numeri che aiutano a valutare l’incidenza del sistema calcio sul bilancio del paese prima della pandemia.
I dati presi in considerazione, nei dodici anni tra il 2006 e 2017, parlano di un ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico italiano pari a 12,6 miliardi, in continua crescita nel periodo analizzato (da 692,9 milioni a 1079,2)
LA SERIE A PAGA (SEMPRE) PIU’ TASSE
La Serie A è il campionato che paga più tasse. Anno dopo anno, infatti, la cifra versata nelle casse dell’erario è sempre aumentata fino a raddoppiare tra la prima e l’ultima rilevazione (da 464,8 milioni nel 2006 a 871,5 nel 2017).
Serie B e C contribuiscono in misura decisamente minore: la serie cadetta ha versato un minimo di 104,3 milioni nel 2015 fino a un massimo di 178,2 nel 2006 con un andamento a “dente di sega”. Il discorso è valido anche per il livello più basso del professionismo, la C, che in questi dodici anni ha oscillato tra il valore più basso di 48,1 milioni nel 2010 e il massimo di 68,1 nel 2007.
Allargando lo spettro dell’indagine al totale delle aziende operanti nel comparto sportivo italiano, circa 50000 enti e società, nel 2017, i novantanove club di calcio professionistico hanno coperto il 71,5% della contribuzione fiscale complessiva (solo i venti di Serie A hanno un’incidenza del 50%).
LE SCOMMESSE
Il calcio genera ricavi fiscali anche con le scommesse sportive: in dodici anni, le imposte per le società di scommesse hanno portato quasi due miliardi nelle casse dello stato.
IL RITONO FISCALE (DELLO STATO)
Facendo un rapporto tra quanto lo stato ha erogato e quanto ha incassato dal calcio, risulta che per ogni euro investito, il paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali di 16,1 euro.
CALCIO: SPORT PIU’ AMATO DAGLI ITALIANI
Il calci, comunque, non è solo soldi. Anche questo periodo di lockdown, il calcio è l’intrattenimento sportivo preferito dagli Italiani over 18: circa 2 su 3 si dichiarano interessati al pallone per un totale di 32,4 milioni di persone. Seguono a distanza il Motorsport (formula Uno e Motogp) con un coinvolgimento di 20,3 milioni di persone e il tennis con 17. Anche tra le donne il calcio è lo sport più popolare: circa il 51% del pubblico femminile (13,4 milioni) è interessato al calcio, mentre nessun altro sport supera il 33%.
Il calcio è molto più di 22 ragazzi o ragazze che rincorrono un pallone, il calcio è uno dei cilindri del motore del paese; trascurarlo potrebbe danneggiare seriamente la macchina.