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Banche Regionali

Lo sboom della Silicon Valley Bank farà felici le grandi banche Usa

Portata ed effetti della crisi della Silicon Valley Bank per il sistema bancario americano. Il commento di Vincent Chaigneau, Responsabile Ricerca di Generali Investments.

La crisi affrontata dalla Silicon Valley Bank (SVB) e dalla Signature Bank è dettata da una classica corsa agli sportelli, nell’era digitale.

Gran parte del rischio sembra idiosincratico, in quanto le attività ad alta duration e l’esposizione al settore tecnologico hanno reso le banche particolarmente vulnerabili al forte aumento dei tassi.

L’INTERVENTO GOVERNATIVO SU SILICON VALLEY BANK

Tuttavia, con quasi il 90% dei depositi bancari interessati non protetti dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il rischio di contagio era ancora elevato, tanto da indurre la Fed e il Tesoro degli Stati Uniti a intervenire con un nuovo generoso programma di sostegno alla liquidità e con l’estensione della protezione ai grandi depositari di tutte le banche.

Si tratta di un passo importante per contenere la crisi del mercato ed evitare che si riversi sulle istituzioni sane, pur sollevando (ancora una volta) preoccupazioni di rischio morale per il futuro.

NUOVI OSTACOLI AL SISTEMA FINANZIARIO USA

Tuttavia, la crisi creerà ulteriori ostacoli al sistema finanziario statunitense, accendendo la battaglia per i depositi bancari (nel contesto di un’intensa concorrenza da parte dei fondi del mercato monetario), portando a una maggiore concentrazione dei depositi a favore delle grandi banche e limitando l’erogazione del credito all’economia in generale. La componente sistemica della crisi risiede nella grande quantità di perdite non realizzate in tutte le istituzioni finanziarie – non solo nelle banche – che crea una fragilità intrinseca, soprattutto nel caso di un improvviso aumento del fabbisogno di liquidità.

LAVORO DIFFICILE PER LE BANCHE CENTRALI

Questi avvenimenti complicheranno ulteriormente il lavoro delle banche centrali, che continuano a cercare di contenere l’inflazione. L’inasprimento congiunto delle condizioni finanziarie e degli standard di prestito aumenta il rischio di recessione. Salvo un’ulteriore escalation dello stress nei prossimi giorni, ci aspettiamo che la Fed e la BCE prevedano ulteriori rialzi dei tassi a marzo. Un rialzo di 50 punti base da parte della Fed appare altamente improbabile, ma riteniamo più probabile una manovra di 25 punti base piuttosto che una pausa.

Questi fatti rendono più convincente la scelta di mantenere per ora un’esposizione prudente agli asset di rischio, mentre i Treasury statunitensi continuano a essere una buona copertura contro lo stress dei mercati finanziari.

E IN EUROPA?

Anche le banche europee risentono di un maggiore controllo da parte degli investitori, ma nel complesso appaiono meglio posizionate rispetto alle loro omologhe statunitensi in base alle diverse misure di rischio e valutazione.

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