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Creval

Credito Valtellinese, tutti contro tutti al Creval

Scontro fra nuovi e vecchi vertici al Credito Valtellinese (Creval), tutti i dettagli   Sarà un’assemblea piuttosto agitata quella in programma il 24 aprile, rigorosamente a porte chiuse, quella del Credito Valtellinese. I soci di Creval, la banca guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio e dal board nominato nel 2018 su proposta del primo azionista Denis…

 

Sarà un’assemblea piuttosto agitata quella in programma il 24 aprile, rigorosamente a porte chiuse, quella del Credito Valtellinese. I soci di Creval, la banca guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio e dal board nominato nel 2018 su proposta del primo azionista Denis Dumont (9,9 %), sono chiamati ad approvare il bilancio d’esercizio 2019 ma anche ad esprimersi su una scottante questione: dare l’ok a un’azione risarcitoria nei confronti dei vecchi vertici dell’istituto a causa di prestiti concessi a una srl e a una holding poi fallite, Grattarola e Msv Holding. Ma il management precedente non ci sta e ha già annunciato una contro azione risarcitoria nel caso di via libera.

L’ASSEMBLEA

Sarà l’assise di venerdì prossimo, dunque, a decidere il da farsi. In particolare, ad essere chiamati in causa sono azionisti che all’epoca – come ricorda il Sole 24 Ore – erano dalla parte del vecchio consiglio d’amministrazione: il fondo Algebris (5,28%) che aveva partecipato all’aumento di capitale del 2018 – pari a 700 milioni di euro – e che in seguito però appoggiò l’incarico a Lovaglio; il Credit Agricole (5%) che invece non aveva gradito il ribaltone.

Peraltro della possibilità di un’azione risarcitoria si era parlato già un anno fa, in occasione dell’assemblea quando – ricorda il quotidiano confindustriale – Creval aveva fornito un’informativa sullo stato delle analisi svolte dal board riguardo alle “contestazioni svolte da alcuni soci”, pure durante l’assemblea del 2018, e sulle “possibili future azioni da intraprendere”.

IL MOTIVO DEL CONTENDERE

Oggetto della disputa, come si diceva, alcuni affidamenti concessi tra il 2008 e il 2012 a due società – Grattarola e Msv Holding – che in seguito sono entrate in crisi generando una perdita di circa 8,4 milioni di euro. Soldi che ora vengono richiesti proprio a chi diede il via libera al prestito. Una situazione sopita per qualche anno che è tornata alla luce di recente grazie al nuovo board che accusa la vecchia gestione – come si legge nella relazione depositata in vista dell’assemblea – di “violazione dei principi di sana e prudente gestione”. L’accusa, insomma, è di aver effettuato istruttorie “incomplete” prima di fornire i prestiti e di non aver invece fatto “approfondite analisi sulle effettive capacità” di Grattarola e di Msv Holding.

LA LITE TRA IL VECCHIO E IL NUOVO MANAGEMENT

A questa situazione già gravosa si assomma la lite tra i vecchi e i nuovi vertici. L’attuale ad, Luigi Lovaglio, si oppone allo storico presidente, Giovanni De Censi, e a Miro Fiordi, all’epoca dei fatti ad e in seguito anche presidente, oggi componente del cda di Carige.

Fiordi peraltro, azionista di Creval con lo 0,09%, è uno dei più attivi su questo fronte: nei giorni scorsi ha presentato una controproposta alternativa con cui chiede al board della banca valtellinese di “non promuovere” alcuna azione di responsabilità oppure c’è “il rischio concreto di subire azioni risarcitorie di importi elevati” da parte proprio degli ex vertici.

Nella controproposta di Fiordi – come riporta il quotidiano confindustriale – si legge che se l’istituto  andasse avanti con questa intenzione verrebbe “promossa un’azione palesemente infondata, il cui unico esito certo sarebbe quello di arrecare un danno a Creval” solo per un “maldestro tentativo di dare un segnale di discontinuità rispetto al precedente management” e senza un “qualsiasi presupposto documentale e/o giuridico”. Inoltre, l’ex ad ricorda le “numerose” verifiche – mai contestate – effettuate dalle Autorità di Vigilanza e dagli audit interni, finite senza contestazioni.

Ma vediamo chi sono gli altri protagonisti della vicenda.

GRATTAROLA MOBILI

E’ questa una (ex) storica azienda di Cortenova Valsassina, in provincia di Lecco, attiva nel settore dei mobili e specializzata in cucine di alta gamma in legno massello. Il 9 luglio 2013 è stata dichiarata fallita dal tribunale di Lecco a causa di  un buco di bilancio pari a 1,8 milioni di euro – accertato dal curatore fallimentare, Filippo Redaelli – cui va aggiunta una esposizione debitoria di oltre 12 milioni di euro stando al bilancio 2012.

L’inchiesta nata in seguito al crac portò all’accusa di bancarotta fraudolenta e di frode fiscale per Pierantonio Valsecchi – proprietario del 25% di Grattarola srl – e solo di bancarotta per suo figlio, Marco. La restante proprietà dell’azienda era di una holding riconducibile a Pierantonio Valsecchi, la Msv holding, mentre il fondatore, Riccardo Grattarola, era uscito definitivamente di scena nel 2008. L’azienda ha continuato ad essere attiva, pur in misura minore, fino a febbraio 2014 per evadere gli ordini ricevuti nel frattempo mentre gli imputati hanno risarcito la curatela e così estromesso il fallimento dal processo. Lo scorso dicembre Pierantonio Valsecchi è deceduto.

MSV HOLDING

La holding di Valsecchi padre, che presumibilmente per il nome faceva riferimento ai due figli Simona e Marco, è stata costituita a Barzio – comune amministrato dal 2004 al 2009 da Pierantonio Valsecchi, ex bancario – nel luglio 2008. Di essa era pure amministratore unico e socio al 100%. L’ha poi liquidata a ottobre 2013.

I CONSIGLI DEI PROXY

Dopo Iss anche il proxy advisor Glass Lewis ha invitato gli azionisti del Credito Valtellinese a votate a favore dell’azione di responsabilità nei confronti di alcuni ex amministratori.

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DOCUMENTAZIONE

L’azione di responsabilità è uno dei punti all’ordine del giorno dell’assemblea dei soci del 24 aprile: “I membri della direzione generale non hanno adottato efficaci interventi di assetto dei controlli interni, con specifico riferimento al processo del credito in ogni sua fase, ne’ sono interventi per impedire (o rimediare alle conseguenze di) fatti pregiudizievoli, dei quali sono venuti (o avrebbero dovuto venire) a conoscenza”. Con queste motivazioni – contenute nella Relazione sulle proposte all’assemblea – il nuovo Cda di Creval propone ai soci (riuniti il prossimo 24 aprile) di promuovere l’azione sociale di responsabilita’ (ex artt. 2392, 2393, 2407 e 2396 c.c.) nei confronti di alcuni esponenti espressione della vecchia gestione e in particolare a Giovanni De Censi; Gabriele Cogliati; Aldo Fumagalli Romario; Alberto Ribolla; Paolo De Santis; Michele Colombo; Paolo Scarallo; Angelo Garavaglia; Miro Fiordi e Luciano Filippo Camagni e di conferire al Cda “ogni potere per intraprendere ogni opportuna complementare o diversa azione legale e risarcitoria e adottare tutti gli opportuni provvedimenti o assumere ogni più opportuna iniziativa, in ogni sede giudiziale e non, anche in relazione ad altri fatti ed operazioni comunque connessi”. Al centro della richiesta ci sono finanziamenti per oltre 8 milioni di euro a due società Grattarola e Msv holding e in parte riconducibili, direttamente o indirettamente, a soggetti vicini alla banca, fino a sfiorare lo stesso De Censi secondo la relazione del cda all’assemblea. I finanziamenti avrebbero causato danni alla banca quantificati in 8,39 milioni, in base a quanto sostengono i consiglieri in carica. I fatti risalgono al 2008. Nella Relazione c’è un paragrafo dedicato agli amministratori che “hanno deliberato – peraltro secondo la procedura deliberativa rafforzata – l’erogazione di credito a favore delle Società Affidate in violazione dei principi di sana e prudente gestione e della normativa sul conflitto di interessi e sulle parti correlate ed hanno omesso di predisporre adeguati assetti organizzativi con riferimento alla erogazione, monitoraggio e revisione del credito”. Quanto al sindaco, “egli ha espressamente approvato con voto favorevole (necessario ai sensi della procedure ex art. 136 TUB) le delibere di cui sopra ed ha violato i doveri di vigilanza, perché non ha vigilato sulla correttezza delle scelte di gestione degli amministratori, né effettuato verifiche e controlli circa il rispetto da parte degli amministratori dei doveri generali di diligenza e di perseguimento dell’interesse sociale, ne’ mosso alcun rilievo in relazione alle anomale erogazioni di credito”.

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