In un periodo economico di grande incertezza, con ondate inflazionistiche monstre (che fortunatamente paiono alle spalle) e uno scenario internazionale che spinge alla prudenza (basti vedere le quotazioni raggiunte dall’oro), per i piccoli risparmiatori i fringe benefit restano uno strumento chiave per il proprio benessere economico e per quello delle rispettive famiglie.
Parallelamente, si rivelano un’ottima spinta per la ripresa dei consumi, per i quali nel 2024, proprio grazie alla leva del welfare privato, si stima una crescita dello 0,8% rispetto al 2023. È la previsione elaborata da The European House – Ambrosetti sulla base di una ricerca commissionata da Edenred Italia, tra i principali player nel settore degli employee benefit.
FRINGE BENEFIT MOTORE DEI CONSUMI
La ricerca mette in evidenza la stretta relazione tra l’andamento dei consumi e il ricorso da parte delle aziende ai fringe benefit, strumento di welfare aziendale messo a disposizione dei lavoratori sotto forma di buoni acquisto, esenti da IRPEF e addizionali comunali e regionali, utilizzabili per diverse tipologie di spesa, come alimentari, carburante, istruzione, genitorialità. Il ricorso ai fringe benefit ha preso impulso nel 2020, durante la pandemia, sulla spinta dei provvedimenti che ne hanno progressivamente ampliato la soglia di detassazione.
Nella seconda metà del 2023, in particolare, l’introduzione con il Decreto Lavoro della soglia di detassazione differenziata, stabilita in 258,23 euro per la generalità dei lavoratori e alzata a 3.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico, ha permesso di incrementare del 3,4% i consumi delle famiglie rispetto al 2019, quando la soglia era fissata in 258,23 euro indistintamente per tutti i dipendenti.
Il confronto è positivo (+1,5%) anche tra secondo semestre 2023 e 2022, quando la soglia è stata alzata dapprima a 600 euro per tutti (Decreto Aiuti-bis, agosto 2022) e quindi a 3.000 euro (Decreto Aiuti quater) da novembre a dicembre 2022.
Una survey condotta da The European House-Ambrosetti su un campione di 273 aziende, evidenzia come nel 2023 solo il 28% degli intervistati abbia offerto ai propri lavoratori fringe benefit per un controvalore fino alla soglia di esenzione massima di 3.000 euro. Il 40%, inoltre, dichiara di non avervi fatto ricorso, motivando la mancata adozione dello strumento con il timore di creare disparità e malcontento causati dall’eccessiva differenza di trattamento tra lavoratori con e senza figli.
GLI EFFETTI DELLE NOVITA’ DELLA LEGGE DI BILANCIO ’24
Per il 96% delle aziende i fringe benefit sono ritenuti un acceleratore di benessere e inclusione per i dipendenti che, per 4 intervistati su 5, devono poter usufruire di soglie di esenzione uguali per tutti, condizione quest’ultima che ne agevolerebbe un maggiore ricorso.
Per il 2024, la Legge di Bilancio ha stabilito l’aumento della soglia di detassazione per i dipendenti senza figli a carico da 258,23 a 1.000 euro e la corrispondente riduzione della soglia per i dipendenti con figli a carico da 3.000 a 2.000 euro.
Secondo TEHA, questa nuova impostazione potrebbe favorire una maggiore adozione dei fringe benefit da parte delle aziende e, di conseguenza, impattare positivamente sui consumi delle famiglie, che nel corso dell’anno dovrebbero registrare una crescita dello 0,8% rispetto al 2023.
I dati sembrano suggerire che i fringe benefit restano uno strumento fondamentale per il benessere economico in una fase segnata da una forte pressione inflattiva, che ha eroso il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti di oltre un terzo nel 2022 e di un ulteriore 4% nel 2023.
I fringe benefit hanno consentito di alleggerire i bilanci famigliari nelle voci di spesa soggette ai maggiori tassi di inflazione: per esempio, nel 2023, oltre il 76% dei buoni acquisto rimborsati da Edenred è stato utilizzato per l’acquisto di prodotti alimentari (57%) e carburanti (19%), i cui prezzi hanno riportato tassi di inflazione più elevati della media.
SI PUO’ FARE MEGLIO?
L’utilizzo dei fringe benefit, al pari di tutte le prestazioni di welfare aziendale, resta ancora uno strumento poco utilizzato: mentre il welfare pubblico, per il quale nel 2021 la spesa è stata pari a 623 miliardi, ovvero il 34,9% del PIL (6° valore più elevato tra i paesi UE), sostiene il 37,6% delle entrate delle famiglie, le prestazioni private contribuiscono per appena il 2,7%.
Con la diffusione di una cultura del welfare aziendale nelle aziende di ogni dimensione, dalle più grandi alle PMI, questo strumento in grado di promuovere il benessere e il corretto equilibrio vita-lavoro, potrebbe avere impatti di gran lunga maggiori sui redditi delle famiglie rispetto agli attuali.
NON SOLO CONSUMI: I FRINGE BENEFIT SPINGONO ANCHE LA DIGITALIZZAZIONE DEI PAGAMENTI
Ma non è tutto. Uno studio di Bocconi ci racconta come l’utilizzo del buono pasto elettronico abbia aiutato e spinto la cultura cashless: su un campione di oltre 6mila persone emerge come l’utilizzo quotidiano del buono pasto elettronico abbia influenzato l’attitudine all’utilizzo di pagamenti digitali.
Circa il 50% delle persone che prima non usava pagamenti digitali dopo l’introduzione del buono pasto elettronico ha cambiato attitudine iniziando ad usare pagamenti digitali oltre al buono pasto. Dati confermati dai player del settore: in Italia il 90% delle transazioni Edenred è ormai digitale, ovvero più di 100 milioni di transazioni senza ricorrere al contante nel 2023.
Si tratta di un’ottima notizia per il nostro Paese, considerato che l’Italia si conferma uno degli Stati al mondo più pervicacemente affezionati ai contanti: nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni e l’accelerazione nel periodo della pandemia (l’attenzione posta ai possibili veicoli di contagio ha spinto un numero crescente di persone a guardare con sospetto monete e banconote, data la loro circolazione) resta tra le 30 economie con più alta incidenza della vecchia banconota, rimanendo stabile al 28° posto.