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Banche Centrali

Che cosa farà la Fed secondo gli analisti

I prossimi passi della Fed visti e previsti dagli analisti.

Che cosa deciderà la Fed?

Il consensus degli analisti prevede un rialzo di 50 punti base dei tassi di riferimento, ma non è escluso che la banca centrale americana scelga di procedere con una mossa più aggressiva, ovvero un aumento di 75 punti base. Ciò sarà noto soltanto domani sera alle 20 (ora italiana), quando la Federal Reserve rilascerà il comunicato con le decisioni prese dal Federal Open Market Committee (FOMC) nelle due giornate di riunioni di politica monetaria. A seguire, come consuetudine, ci sarà la conferenza stampa del presidente Jerome Powell, dalla quale emergeranno dettagli sulle scelte dei banchieri centrali e aspettative per le decisioni dei prossimi incontri.

I PROSSIMI PASSI DELLA FED

Ad aver aumentato la pressione sulla Fed sono stati i dati dell’inflazione diffusi venerdì scorso dal Bureau of Labour Statistics (BLS). I prezzi al consumo hanno registrato un incremento dell’1% su base mensile, contro il +0,7% del consensus, e dell’8,6% su base annua, superiore al +8,3% atteso dal mercato e il dato più elevato da dicembre 1981.

CHE COSA DECIDERÀ LA FED

I funzionari della Federal Reserve non hanno rilasciato commenti dall’inizio del loro periodo di “blackout” pre-riunione il 4 giugno, e prima di ciò avevano affermato di essere favorevoli a un secondo aumento di mezzo punto dei tassi durante la riunione del 14-15 giugno. Tuttavia, quella prospettiva era condizionata, come aveva affermato Powell nella sua conferenza stampa di maggio: “Le condizioni economiche e finanziarie si evolvono ampiamente in linea con le aspettative. Le aspettative sono che inizieremo a vedere l’inflazione appiattirsi”. Così invece non è stato, perché il tanto sperato “picco” dell’inflazione non si è manifestato.

IL COMMENTO DI FRANKLIN TEMPLETON

“La Fed deve attuare una stretta decisa sia perché il tasso d’interesse di equilibrio è molto probabilmente più alto di quanto non pensi”, ha commentato Sonal Desai, Fixed Income Chief Investment Officer di Franklin Templeton, aggiungendo che la banca centrale USA deve “ripristinare la propria credibilità spingendo la politica monetaria verso un assetto veramente restrittivo. In caso contrario, l’inflazione rimarrà elevata e le aspettative d’inflazione saliranno ulteriormente, sicché l’unica strada percorribile per assicurare la stabilità dei prezzi sarebbe quella di provocare una profonda recessione”.

LA PREVISIONE DI PIMCO

“La nostra previsione di base”, commenta Allison Boxer, US Economist di PIMCO, “è che la Fed aumenti i tassi di 50 pb questa settimana e cerchi di preparare il terreno per la possibilità di un rialzo di 75 pb a luglio; ma, se il mercato prezza un rischio maggiore di 75 pb nei prossimi giorni, pensiamo che questo darà alla Fed l’opportunità di essere più aggressiva mercoledì. Ci aspettiamo che il presidente Powell sfrutti la conferenza stampa per lasciare intendere che rialzi più consistenti sono di nuovo sul tavolo e che non rallenteranno a settembre. In prospettiva, un’inflazione più vischiosa si sta traducendo in un front loading della politica della Fed ancora più aggressivo che crea un serio rischio di eccessivo irrigidimento e, in ultima analisi, un maggiore rischio di ribasso per le nostre prospettive di crescita che sono già in fase di stallo”.

L’ANALISI DI GENERALI INVESTMENTS

“La Fed è pronta a definire un altro rilevante aumento dei tassi – secondo Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali InvestmentsI dati molto negativi sui prezzi pubblicati venerdì aumentano la probabilità di un aumento pari a 75 punti base, senza precedenti negli ultimi 40 anni, anziché pari ai 50 punti base ampiamente attesi, poiché l’inflazione probabilmente rimarrà ostinatamente alta nei prossimi mesi ed i rapidi aumenti dei prezzi non si limitano all’energia ma sono ampiamente diffusi. Un altro aumento di 50 o 75 pb è quasi certo anche per luglio. Eppure, la determinazione della Fed ad agire in modo rapido e deciso sui tassi dovrà tenere conto del fatto che iniziano a manifestarsi crepe nei settori dell’economia più sensibili ai tassi, come l’edilizia: inoltre le indagini sulle imprese, soprattutto per il settore manifatturiero, indicano un sostanziale decelerazione dell’attività sulla scia dell’incertezza, dell’aumento dei prezzi degli input e dell’indebolimento della domanda mondiale. Ciò pone alla Fed un compromesso ancora più difficile tra combattere l’inflazione ed evitare di spingere l’economia in recessione. Riteniamo che ciò porterà a un ritmo più lento di inasprimento a partire da settembre, quando prevediamo un aumento del tasso di 25 pb, e per il resto dell’anno”.

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