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Cosa ci sarà e cosa non ci sarà nella legge di bilancio

I fatti dietro il bailamme mediatico originato anche da alcune parole del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Il corsivo di Liturri

Il copione di queste settimane che precedono l’ingresso in Parlamento della legge di bilancio per il 2025 prevede, da tempo immemore, che si discuta del nulla.

Spezzoni di frasi, parole smozzicate tra un aperitivo e una cena, assurgono miracolosamente al ruolo di pagine della Gazzetta Ufficiale.

Quest’anno dobbiamo ammettere che il ministro Giancarlo Giorgetti si sta divertendo a dare le carte ed offrire ai giornali motivi per riempire le pagine.

Per gli amanti di questo genere truculento, oggi il menù offre Giorgetti nei panni del «cattivo». Perché riferendosi alla sempiterna spending review dei ministeri ha affermato che «se i colleghi non presenteranno proposte, il ministro dell’Economia, a cui tocca fare la parte del cattivo, farà il cattivo». Ormai siamo a livello dei western di Sergio Leone e ci attendiamo a breve il duello tra Clint Eastwood e Lee Van Cleef.

Ma noi qui ci mettiamo nei panni di chi (sempre meno) ancora legge e soprattutto crede ai giornali e intendiamo fornirgli qualche momento di sollievo nel marasma generale.

Dopo la tempesta in un bicchier d’acqua delle accise sui carburanti, non può passare inosservata la tempesta di nulla mischiato col niente relativa alle imposte sulla casa, che ha dominato la scena in settimana.

Prima di entrare nel merito, ecco una breve rassegna del museo dell’orrore:

«Casa e tasse, sale la tensione» (Corriere della Sera, 10 ottobre, con le prime quattro pagine tutte sul tema).

Appena più sorvegliato il Sole 24 Ore, sempre il 10 ottobre, con «Catasto, superbonus e cose fantasma: ecco il piano del Fisco per i controlli», con due ricche pagine all’interno per parlare di cose note da anni, come spiegheremo di seguito.

Ma sul Sole si erano superati già il giorno prima con il titolo in prima «Catasto, caccia alle casa fantasma e a chi ha utilizzato il superbonus».

Ora, mettetevi nei panni del cittadino che legge queste cose senza essere un addetto ai lavori. Come prima cosa chiama il suo geometra (basta un geometra, senza scomodare l’ingegnere o l’architetto che gli direbbero le stesse cose, ma costano di più).

E il buon geometra alla domanda su cosa sia cambiato nelle ultime 48 ore non può che scrollare le spalle e rispondere seraficamente «nulla!».

Infatti, come spiega qui egregiamente l’ex vice ministroalle Finanze,  Enrico Zanetti, è dalla notte dei tempi che, in caso di ristrutturazione di un’abitazione che la modifica sensibilmente il tecnico che segue la pratica edilizia deve obbligatoriamente presentare la variazione al catasto che, molto spesso (non sempre), si traduce in un aumento della rendita catastale. Si chiama Docfa, normale amministrazione per qualsiasi geometra della penisola da anni.

Ora è abbastanza probabile, anche se non automatico, che nel caso delle ristrutturazioni con l’agevolazione del Superbonus, la variazione al catasto porti a un aumento della rendita.

In ogni caso i criteri che determinano l’aumento della rendita catastale sono là da decenni. Se quei criteri sono soddisfatti, la rendita aumenta, a prescindere dal fatto che l’intervento sia agevolato, come nel caso del Superbonus.

Tutte cose note anche prima che uno specifico articolo della sterminata produzione legislativa che ha assistito il Superbonus, mettesse ancor più l’accento su questo aspetto.

Invece, apriti cielo. È stato sufficiente che il ministro Giancarlo Giorgetti dicesse che l’erba è verde e il cielo è azzurro, (la necessità di trovare le case sconosciute al catasto e di adeguare le rendite catastale nei casi previsti dalla legge) per fare scatenare la canea mediatica.

Se Repubblica titola «Giorgetti si vendica del Superbonus: rincari al catasto per chi lo ha usato», non vi viene il lieve sospetto di un uso platealmente strumentale delle parole del ministro? Quale «vendetta»? Quella di applicare norme vecchie di decenni?

Oppure se Domani titola «Meloni boccia Giorgetti su tasse e catasto, scatta la retromarcia», è difficile capire che è in corso una, peraltro legittima per carità, lotta politica che usa strumentalmente le parole fino a stravolgerle?

E pensate, siamo ancora al 13 ottobre, quando non c’è nemmeno uno straccio di bozza di articolato di legge sulla prossima legge di bilancio. Immaginate cosa potrebbe accadere tra qualche settimana.

Ora ve lo anticipiamo: al netto delle misure finanziate in deficit, ci saranno “n” soggetti beneficiari di tagli di tasse e di aumenti di spesa e ci saranno “k” altri soggetti che subiranno aumenti di tasse e tagli di spesa, il tutto a saldo zero. Come avviene in tutte le leggi di bilancio.

Scommettiamo che si parlerà solo di questi ultimi, pescando le ciliegie migliori a proprio piacimento e ignorando che nel caso della legge di bilancio è il “cesto” che conta?

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