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Cosa Anima davvero Banco Bpm?

Parole e mosse su Anima e non solo da parte dei vertici di Banco Bpm

 

Caro direttore,

quasi 10 anni dopo aver “sfavorito” gli azionisti di Bpm con una fusione a vantaggio di un Banco Popolare che stand alone avrebbe potuto fare la fine di Veneto e Vicenza, pappati gratis da Intesa Sanpaolo, l’amministratore delegato di Bpm, Giuseppe Castagna ieri ha messo a segno un colpo da teatro che però al momento non pare tanto apprezzato.

Il piano presentato ieri lascia diversi dubbi tra i banchieri e analisti; non a caso il mercato si è mostrato tiepido se non critico (oggi il titolo veleggia intorno a meno 3%).

I dubbi al centro dei commenti? La crescita della banca è pressocché dipendente da un fattore esterno: l’acquisizione di Anima, che rischia di spolpare il capitale della banca.

Castagna aveva proposto di comprare la società di gestione italiana con un efficace cavillo regolamentare, il cosiddetto Danish Compromise, che in sostanza ermette in pratica di consumare pochissimo capitale. L’iniziativa non sarebbe però stata accolta dalla Bce.

Per Castagna questo non è un problema, anzi. Il numero uno di Banco Bpm non solo va avanti con l’offerta, ma alza pure il prezzo.

Il motivo? Provare a tenere alla larga Unicredit.

Quale sarà l’effetto per il capitale della banca di piazza Meda? Arduo per Castagna mantenere la promessa di restare sopra il 13% del parametro di capitale fondamentale per le banche (il Cet1) durante tutto l’arco di piano.

Una preoccupazione condivisa anche dagli analisti di Equita, secondo cui “la nostra preoccupazione principale è nella traiettoria del capitale, date le incertezze legate alla tempistica dell’autorizzazione del Danish Compromise”. Per gli analisti, Banco Bpm “potrebbe ritrovarsi con un CET1 intorno al 12%, considerando anche l’impatto di Basilea 4”.

Cosa ne penseranno gli azionisti?

Caro direttore, la partita va seguita per bene, sei d’accordo?

Fernando Soto

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