Per qualcuno le startup sono ancora quella gallina dalle uova d’oro dei tempi della nascita di Facebook o di Google. Persino per gli italiani. È il caso di Paolo Ardoino, 39 anni, originario di un piccolo paese dell’entroterra savonese, catapultato nella classifica di Forbes sugli uomini più ricchi d’Italia grazie al suo patrimonio stimato di 3,9 miliardi. Da ottobre 2023 è amministratore delegato di Tether Ltd. Già CTO dal 2017 e quindi di fatto architetto della strategia finanziaria, ha infine preso il posto di guida succedendo a Jean-Louis van der Velde nella società che governa la piattaforma di stablecoin da 106 miliardi di capitalizzazione creata 10 anni fa da Giancarlo Devasini, 59 anni, 9 miliardi di patrimonio stimato, 270esimo nel mondo.
COS’È TETHER
Come tutte le criptovalute, Tether – che proprio nell’ultimo mese è arrivata a superare, con USDT, la soglia psicologica dei 100 miliardi di dollari di capitalizzazione -, si porta dietro le sue luci e le sue ombre (sarebbe anche usata da Hamas) ma secondo quanto dicono alcuni osservatori, grazie all’accurata gestione del collaterale, che ha visto sostituire asset rischiosi (non sono mancati, negli ultimi anni, raggiri e fallimenti: il crac di Ftx aveva allertato anche gli investitori più spregiudicati) con asset quali buoni del Tesoro Usa, la piattaforma di stablecoin ha saputo guadagnarsi la fiducia degli investitori, attraendo investimenti.
COSì HA GUADAGNATO LA FIDUCIA
Attualmente la fetta di mercato di USDT copre il 70% di tutta la quota in mano alle stablecoin, e anche i profitti risultano sempre in aumento (2,85 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre), grazie ai rendimenti derivati dai titoli Usa.
Mentre la maggior parte delle criptovalute è molto volatile, Tether ha debuttato sul mercato puntando su una caratteristica interessante: 1 Usdt è sempre esattamente equivalente a 1 Usd. Tether insomma ha fatto breccia nella fiducia degli investitori sostenendo che ogni token Usdt sia sostenuto da un dollaro tenuto in riserva: ogni volta che un utente deposita un dollaro USA sul conto di Tether, estrae un Tether in cambio.
GM
Reminder that tether is honouring USDt redemptions at 1$ via https://t.co/fB12xESSvB .
>300M redeemed in last 24h without a sweat drop.— Paolo Ardoino 🤖🍐 (@paoloardoino) May 12, 2022
È un po’, volendo estremizzare, come se la solidità della moneta virtuale fosse garantita dalla Banca centrale americana, o almeno questa è l’idea che si è presto diffusa sui mercati. Perché naturalmente non c’è alcuna Banca centrale dietro e, come sappiamo, mentre sul mercato “reale” la fiducia in una moneta consiste nella capacità di chi la emette nel dare l’equivalente in oro al portatore che la volesse cambiare, nel caso di Tether, si ha l’equivalente in dollari. E il biglietto verde non fa certo schifo a nessuno. Ma il 100% della capitalizzazione è garantito in dollari? O ci sono investimenti che rendono parte del totale meno sicuro e comunque non immediatamente liquidabile? Se lo chiedono tutti, da sempre. Qualche anno fa la percentuale in dollari era del 74%.
LE DIVERSE CRISI
Anche una moneta virtuale che si caratterizza per il rapporto 1:1 col dollaro ha comunque conosciuto parecchi alti e bassi. E non a causa dell’andamento della divisa statunitense. Nel 2017 il sistema mostrò le prime crepe, con la società in difficoltà nel restituire i dollari investiti. Nel 2021 l’indagine del procuratore generale Letizia James di New York ha accertato che la stablecoin più diffusa al mondo non è sempre stata completamente supportata da dollari americani. Il fatto che l’inchiesta fosse circoscritta territorialmente ha permesso a Tether di sopravvivere a una simile bordata.
L’INCHIESTA NEWYORKESE
“Bitfinex e Tether hanno coperto sconsideratamente e illegalmente enormi perdite finanziarie per mantenere il loro piano in corso e proteggere i loro profitti. L’affermazione di Tether, secondo cui la sua criptovaluta era sempre completamente sostenuta da dollari Usa è falsa. Queste società oscuravano il vero rischio che gli investitori dovevano affrontare ed erano gestite da persone ed entità prive di licenza e non regolamentate, che operavano negli angoli più oscuri del sistema finanziario”, le parole sferzanti del Procuratore.
“Per il procuratore di New York – ricostruiva Il Sole 24 Ore -Bitfinex emise prestiti Tether per usare le riserve di liquidità e nascondere le ingenti perdite. In particolare «a partire dalla metà del 2017, Tether non aveva accesso a servizi bancari, in alcuna parte del mondo – riporta la nota pubblicata sul sito del procuratore – e quindi per un periodo di tempo non c’erano le riserve per sostenere la parità di un dollaro per ogni Tether. Di fronte ai persistenti dubbi sul fatto che la società possedesse effettivamente fondi sufficienti, all’epoca Tether pubblicò una nota “verification” sulle sue riserve di liquidità. In realtà i contanti apparentemente a sostegno della tesi della società erano stati depositati sul conto di Tether solo la mattina stessa della nota diffusa dalla società. Inoltre il 1 ° novembre 2018 Tether ha diffuso un’altra “verifica” della sua riserva di cassa; questa volta presso Deltec Bank & Trust Ltd. delle Bahamas, ribadendo che il Tether era completamente garantito in contanti, 1 a 1 con il dollaro. Tuttavia il giorno successivo, il 2 novembre 2018, Tether ha iniziato a trasferire fondi dai propri conti a quelli di Bitfinex. E così già il giorno dopo l’ultima “verifica”, la stablecoin non erano più garantita uno a uno da dollari Usa in un conto bancario Tether».”
LA “RICETTA DELLA SALSA SEGRETA”
L’ultimo scossone nel 2022. Questa volta raccontato dall’Huffington Post: “L’intero mercato delle criptovalute è stato sull’orlo del baratro, quando la stablecoin TerraUsd ha perso il suo ancoraggio al dollaro, causando il collasso della valuta Luna – collegata alla stablecoin – e generando il panico tra gli investitori, che hanno venduto i loro asset in massa facendo scendere il Bitcoin ai valori più bassi da novembre 2020”.
“A rischiare grosso – continuava l’HuffPost – è stata anche Tether, la prima stablecoin per capitalizzazione, fondata dall’informatico italiano Paolo Ardoino. In seguito al crollo di Terra, gli investitori hanno iniziato a ritirare anche grandi quantità di Tether, causando oscillazioni della moneta tali da abbassarne il valore a 95,11 centesimi, rompendo temporaneamente il rapporto 1:1 con il dollaro americano. Dopo un momento di panico la crisi, almeno per Tether, sembra essere rientrata.” Tether da parte sua si affidò a questa nota.
L’Huffington Post non perse l’occasione per ricordare una frase celebre di Ardoino: “Rivelare le nostre riserve è come dare la ricetta della salsa segreta”. Sul sito però oggi si legge: “100% backed and fully transparent”. Dopo diversi mesi, quegli scossoni sembrano solo un lontano ricordo. Tether ha continuato a guadagnare fiducia e gli italiani dietro alla moneta virtuale sono stati sparati nell’Olimpo d’oro dei miliardari. Il loro patrimonio sarà conservato in criptovalute o in euro?