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Abi Sindacati

Contratto bancari, ecco cosa pensano Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Bpm e non solo tramite Abi

Che cosa ha detto Poloni dell'Abi - in rappresentanza dunque delle maggiori banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Bpm e non solo - sul rinnovo del contratto dei bancari in un'intervista al Sole 24 Ore

Domanda: “È venuto il momento della parte economica. Tra la vostra offerta di 135 euro e la richiesta dei sindacati di 200 euro ci sono 65 euro. Come se ne esce?”.

Risposta: “Si tratta di lavorare per rendere sostenibile l’accordo per entrambe le parti”.

E’ il passo finale dell’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Il Sole 24 Ore al presidente del Casl di Abi, Salvatore Poloni, sulla trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari.

“Ci sono argomenti come le declaratorie professionali e la riforma degli inquadramenti che sono importanti in quanto tali. L’evoluzione tecnologica, l’esigenza di nuove competenze, il cambiamento nelle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa non possono essere ignorate”, ha detto Poloni a nome delle banche associate all’Abi come in primis Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi Banca, Bper e non solo.

Il manager – che è anche condirettore generale di Banco Bpm – si presenta nell’intervista rilasciata al quotidiano Il Sole 24 Ore con una corposa cartella di documenti, a cui fa spesso riferimento. Ci sono quelli che Abi ha consegnato ai sindacati e che rappresentano la posizione delle banche su specifici capitoli e c’è la piattaforma sindacale, approvata all’unanimità dai lavoratori.

“Li tiene distinti, ma sempre di fronte a sé, consapevole di attraversare un sentiero di rovi spinosi dove l’inciampo è facile. La richiesta di aumento di 200 euro dei sindacati ha messo in difficoltà il negoziato”, scrive l’intervistatrice Cristina Casadei del quotidiano confindustriale.

Abi ha presentato un documento che precisa la posizione delle banche su numerosi capitoli, tra cui gli inquadramenti: “La riforma degli inquadramenti è di per sé importante. ll mondo del lavoro oggi è molto focalizzato sulle competenze e non c’e’ studio che non lo metta in evidenza. Il tema delle declaratorie professionali e degli inquadramenti e’ centrale per queste ragioni, è un’esigenza riconosciuta già nel contratto del 2015 quando era stato assunto l’impegno a costituire un apposito cantiere”.

“I lavori – aggiunge Poloni a nome delle banche associate come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi Banca e non solo – non sono proseguiti per molte ragioni. Adesso pero’ dobbiamo guardare avanti. Gli inquadramenti nel settore risalgono agli anni ’90 e devono essere adeguati ad un mondo dove i modelli di servizio sono più flessibili, i professional sempre più importanti e il numero di persone da coordinare spesso perde di significato. Per questo noi diciamo che anziché parlare di quadri direttivi si parli di area manageriale o professionalità altamente qualificate. Le altre aree sono quella operativa specialistica e quella esecutiva”.

I sindacati chiedono il rafforzamento dell’area contrattuale. “Nel nostro ordinamento l’applicazione del contratto collettivo nazionale non può essere imposta. Possiamo però lavorare per rendere più attrattivo il contratto del credito. I livelli di contrattazione hanno funzionato e ci hanno consentito di governare il settore in maniera socialmente responsabile. Possiamo prendere in considerazione un miglioramento dal punto di vista delle procedure ma riteniamo che vada riconfermata l’impostazione del contratto”, conclude Poloni.

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