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Mps

Ecco conti veri (e furbizie) delle banche. L’analisi di Sileoni (Fabi)

Per i primi 5 grandi gruppi bancari (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Mps, Banco Bpm) il costo del lavoro è stato tagliato del 7,6% contro i ricavi dei 5 gruppi scesi solo del 4% in 4 anni. L'analisi della Fabi guidata dal segretario Lando Maria Sileoni

 

In quattro anni, dal 2017 al 2020, le banche italiane realizzeranno oltre 45 miliardi di utili, grazie anche a un taglio delle spese del personale e a un cost-income (il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) fra i migliori di Europa. I numeri, elaborati dalla Fabi su dati Bce, Bankitalia e sulla base dei bilanci dei gruppi bancari, sono stati anticipati dall’Agi.

Numeri che dimostrano come il settore creditizio si sia rimesso in piedi, tornando alla redditività e asciugando il numero di dipendenti. Tanto che oggi le banche italiane hanno raggiunto efficienza operativa fra le migliori in Europa, con un costo del lavoro che pesa soltanto per il 30% dei ricavi, sottolinea la Fabi guidata dal segretario generale Lando Maria Sileoni.

Nel dettaglio, nel 2017 e nel 2018, sono già stati realizzati 10 miliardi di utili l’anno, con il miglior risultato dal 2009. Nel 2019 secondo stime Abi si arriverà a 10,9 miliardi e a 14,3 miliardi nel 2020.

Anche i costi operativi, che comprendono spese generali e spese per il personale, sono diminuiti passando dai 60,6 miliardi del 2016 (32,2 miliardi per il personale), a 55,8 del 2017 (30,2 miliardi per il personale) e 54,8 del 2018 (28,5 miliardi per il personale). E secondo stime Abi questi costi continueranno a scendere nel 2019 e 2020 rispettivamente del 2,9% e del 2%.

COME VANNO UTILI E COSTI PER IL PERSONALE

Il cost-income è migliorato negli ultimi anni (63,6% nel 2018, media europea 64,1%) per due motivazioni principali: le minori spese amministrative e il costo del personale che nel 2018 è calato quasi dell’8%, soprattutto per i tagli. Tutti gli altri costi (amministravi, spese varie e consulenze) sono scesi del 4%. I costi operativi (personale e amministrativi) in Italia sono diminuiti anche rispetto ai ricavi (incidenza del 66,2% sul margine di intermediazione). Questi valori sono in linea con la media europea.

CHE COSA E’ SUCCESSO A INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, UBI, BANCO BPM E MPS

Per i primi 5 grandi gruppi bancari (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Mps, Banco Bpm) il costo del lavoro è stato tagliato del 7,6% contro i ricavi dei 5 gruppi scesi solo del 4%. Migliorano anche i coefficienti patrimoniali grazie agli aumenti di capitale e alle pulizie di bilancio (svendita crediti in sofferenza) imposti dalla vigilanza bancaria (europea e italiana).

UN CONFRONTO IN EUROPA

Facendo un confronto con l’Europa, in Italia in 10 anni (dal 2008 al 2018) ci sono sempre meno sportelli (-25,5% contro il -27,7% dell’Ue) e calano anche i dipendenti -63.979 (-18,95) contro i 470.000 in meno dell’Ue (-17%).

Ecco nel dettaglio i dati forniti dalla Fabi su utili, costi operativi e cost income in confronto con l’Ue:

UTILI BANCHE 2017 10 miliardi (miglior risultato da 2009) 2018 + di 10 miliardi (9 miliardi euro per i primi 10 gruppi) 2019 10,9 miliardi (stima Abi: +1,3%) 2020 14,3 miliardi (stima Abi: +1,4%)

COSTI OPERATIVI (SPESE GENERALI E PERSONALE) 2016 60,6 miliardi (32,2 miliardi per il personale) 2017 55,8 miliardi (30,2 miliardi per il personale) 2018 54,8 miliardi (28,5miliardi per il personale) 2019 -2,9% = – 1,5 miliardi (stime Abi) 2020 -2,0% = – 1 miliardo (stime Abi)

IL COST/INCOME MIGLIORA PER LE BIG ITALIANE DAL 2017 AL 2018

Intesa e Unicredit sono sempre piu’ efficienti: dal 64,7% al 63,6% ovvero meno 1,1% – Svizzera (prime 2) da 81,8 a 77,7 – Gran Bretagna (prime 5) da 66,4 a 62,2 – Francia (prime 5) da 69,5 a 68,2 – Germania (prime 3) da 84,5 a 87,3 – Spagna (prime 2) da 54,7 a 52,1

COST/INCOME: LA CLASSIFICA DEI COLOSSI EUROPEI (% DEL 2018)

Deutsche Bank 92,5 – Commerzbank 81,6 – Ubs 77,9 – Credit Suisse 77,3 – Bnp Paribas 71,2 – Std Chartered 70,7 – SocGen 69,8 – Barclays 66,0 – Unicredit 64,3 – IntesaSanpaolo 62,7 – Credit Agricole 62,7 – Hsbc 59,8 – Abn Amro 58,3 – Ing 54,3 – Santander 52,4 (AGI) Ila 161116 AGO 19

TUTTI I NUMERI SU ESUBERI E ASSUNZIONI

Nei piani industriali già approvati dei primi nove gruppi bancari italiani, sono previsti 30.114 esuberi: di questi, 16.434 già completati e 13.680 da realizzare nel biennio 2019-2020. Di contro, il Fondo per l’occupazione ha consentito in 9 anni (dal 2012) l’assunzione di 20.550 giovani (under 35). I numeri, elaborati dalla Fabi, sono anticipati dall’Agi. Nel corso del 2018, nel dettaglio, sono stati assunti 1.538 “ragazzi”, quasi 150 al mese (6.657 nel 2012, 2.164 nel 2013, 2.126 nel 2014, 2.969 nel 2015, 2.585 nel 2016, 2.511 nel 2017). Circa il 57% delle assunzioni complessive ha riguardato personale femminile e il 43% il personale maschile. I nuovi ingressi hanno bilanciato gli esuberi del settore già completati, tutti gestiti solo con pensionamenti e prepensionamenti volontari. Le crisi bancarie e gli esuberi sono state gestite con il Fondo esuberi e il Fondo per l’occupazione. Grazie a questi strumenti, fortemente voluti dai sindacati nel contratto, sono stati evitati i licenziamenti. Di contro in Europa, sono stati persi 470.000 posti di lavoro, il 70% dei quali con licenziamenti.

Ecco nel dettaglio i numeri sugli esuberi forniti dalla Fabi:

BANCA Lavoratori in uscita Lavoratori usciti Totale

MPS 2.250 2.250 4.500

UNICREDIT 1.200 3.250 4.450

BANCO BPM – 2.600 2.600

INTESA SP 4.850 5.700 10.550

UBI BANCA 917 1.089 2.006

BPER 1.700 1.044 2.744

CRE’DIT AGRICOLE 113 330 443

CARIGE 1.250 – 1.250

BNL 1.400 171 1.571

TOTALE 13.680 16.434 30.114

LE RICHIESTE DI SILEONI

“Se nei prossimi piani industriali non si raggiungerà un maggior equilibrio fra prepensionamenti volontari e nuove assunzioni, la Fabi non sottoscriverà più nessun accordo”, ha dichiarato all’Agi il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando i dati diffusi oggi. “Il Fondo per l’occupazione giovanile – aggiunge – che ha permesso l’assunzione di oltre 20.000 giovani nel periodo più difficile del settore bancario deve essere utilizzato maggiormente dalle banche perché non accetteremo che a fronte di esuberi, socialmente sostenibili con prepensionamenti volontari, siano poche le assunzioni di giovani rispetto agli stessi esuberi: nel Fondo ci sono 165 milioni di euro non ancora utilizzati”.

ALCUNI GRUPPI AGGIRANO IL CONTRATTO BANCARIO

“La politica sindacale del settore del credito viene condivisa da Abi e sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin) attraverso regole scritte all’interno del contratto nazionale di lavoro e deve essere rispettata dai gruppi bancari che tendono invece, non tutti per la verità, a introdurre nelle aziende, deroghe al contratto per una guerra economica e finanziaria senza esclusione di colpi”, ha aggiunto Sileoni, commentando i dati diffusi oggi. “Non ha senso – aggiunge – sottoscrivere in Abi un contratto nazionale e, un secondo dopo, aggirarlo con espedienti e furberie di ogni genere. I piccoli e medi istituti di credito e alcuni dei grandi gruppi bancari che invece rispettano il contratto nazionale devono ribellarsi per non continuare a subire danni economici e competitivi”. Quanto alla parte economica “la richiesta di aumento di 200 euro rappresenta il giusto equilibrio fra il ritorno agli utili delle banche e i dividendi distribuiti agli azionisti. Se ne facciano una ragione tutti”, conclude Sileoni.

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