Ribaltone al vertice di Conad: al posto di Francesco Pugliese il nuovo presidente del Consorzio Conad sarà Mauro Lusetti.
Ecco fatti, approfondimenti e scenari sul gruppo della grande distribuzione.
CHE COSA HA DECISO CONAD SU PUGLIESE
Il consiglio d’amministrazione del Consorzio nazionale dettaglianti (Conad) ha comunicato ieri che il rapporto professionale con Francesco Pugliese (alla guida del gruppo dal 2004) è giunto al termine. “Francesco Pugliese – sottolinea una nota – è stato tra gli artefici, nel corso del suo lungo incarico, di un percorso di crescita e sviluppo dell’insegna. La sua passione, la sua lungimiranza e la sua competenza hanno contribuito a portare Conad ai vertici della grande distribuzione in Italia. Il Consiglio di amministrazione e tutte le persone di Conad ringraziano Francesco Pugliese per gli anni di proficua collaborazione e gli augurano altrettanti successi per il proseguimento della sua carriera”.
LE SPACCATURE IN CONAD SU PUGLIESE
Una decisione che era nell’aria, viste anche le recenti spaccature. A maggio il Resto del Carlino ha svelato una grave spaccatura nel cuore di Conad: Conad Centro Nord (Ccn, con sede a Campegine – Reggio Emilia), Conad Nord Ovest (Cno con sede a Pistoia) e Forty Srl, le prime membri della compagine sociale di Conad nazionale e la terza controllata da Ccn, hanno denunciato al tribunale civile gravi irregolarità di gestione di Conad nazionale, depositando un ricorso secondo l’articolo 2409 del codice civile e chiedendo un’ispezione giudiziale di Conad nazionale e delle sue controllate e la nomina di un curatore speciale.
TENSIONI E POLEMICHE SU PUGLIESE
Insomma alcune componenti di Conad hanno mandato un siluro a Pugliese. Le irregolarità contestate dalle ricorrenti – e per cui, a luglio, è stata anche depositata presso la Procura di Bologna una querela per infedeltà patrimoniale, per cui le indagini risulterebbero ancora in corso – sono numerose. Al centro della polemica, l’operazione Auchan, con cui Conad, tramite la società vincolo creata ad hoc Bdc Italia Spa (nella quale Conad deteneva la quota di maggioranza del 51% mentre il restante capitale veniva sottoscritto da un’altra società di proprietà del gruppo lussemburghese WRM), acquisì nel 2019 supermercati e immobili in Italia del gruppo francese attivo nel nostro Paese dal 1989. Tra le altre cose, si lamenta il mancato deposito al registro delle imprese dei bilanci di esercizio di Bdc Italia Spa e Margherita distribuzione Spa (cioè l’ex Auchan), specie alla luce del fatto che il 46% di Bdc, che una perizia ha poi stimato valesse 220 milioni, a settembre scorso è stato ceduto da Conad al Gruppo Wrm al prezzo simbolico di un euro, secondo l’accordo quadro siglato il 18 aprile 2019 per l’Operazione Auchan; e il compenso una tantum di tre milioni di euro erogato all’ amministratore delegato quale presidente del cda di Bdc, senza che i consiglieri lo avessero deliberato.
LA RICOSTRUZIONE DEL SOLE 24 ORE
Queste vicende sono state accennate oggi dal Sole 24 Ore: “Per quanto decisiva per lo sviluppo di Conad l’operazione Auchan ha scatenato il malumore tra due delle cinque territoriali del consorzio. Così all’inizio di maggio Conad Centro Nord (Ccn) e Conad Nord Ovest hanno denunciato al tribunale di Bologna gravi irregolarità nella gestione della struttura nazionale. Le due territoriali lamentano il mancato deposito al registro delle imprese dei bilanci di Bcd e di Margherita distribuzione, soggetta ad attività di direzione e coordinamento di Bdc Italia S.p.A.. Una perizia aveva stimato in 220 milioni il valore del 46% di Bdc. Nel settembre 2022 Conad ha ceduto la posizione al gruppo Wrm di Raffaele Mincione per il valore simbolico di un euro secondo l’accordo quadro stilato per l’operazione Auchan. Controversie anche per il compenso una tantum di 3 milioni all’ad in qualità di presidente del CdA di Bdc. Secondo le due territoriali Conad i consiglieri non avevano deliberato l’emolumento. Sempre all’inizio di maggio, l’8 maggio per la precisione, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha avviato una ispezione straordinaria nei confronti di Conad e il giorno successivo Mauro Lusetti, già presidente di Legacoop, viene nuovo presidente Consorzio Conad”, ha scritto il quotidiano di Confindustria.
IL COMMENTO DELL’ESPERTO MARIO SASSI
Ha commentato di recente Mario Sassi, giornalista esperto del settore Gdo e autore del Blog-notes del lavoro: “Nei passaggi decisivi dell’acquisizione di Auchan, quando abbiamo avuto modo di confrontarci, Francesco Pugliese ha sempre mantenuto una visione a 360° e non ha mai sottovalutato né i rischi né le conseguenze. Ma tant’è. Il suo errore è stato, a mio parere, pensare che la crescita di fatturato portasse con sé la consapevolezza e la crescita del ruolo dei partecipanti all’operazione. Così non è stato. Una parte del Consorzio puntava agli onori. Non agli oneri. Pretendeva un amministratore di condominio, non un amministratore delegato”.
LA CARRIERA DI PUGLIESE IN CONAD
Entrato un Conad nel 2004 Francesco Pugliese ha ricoperto la posizione di direttore generale e nel 2011 la nomina ad amministratore delegato, ha ricordato il Sole 24 Ore: “Sotto la sua guida, anno dopo anno, è cresciuto il fatturato ingaggiando un serrato testa a testa con la rivale Coop. Una competizione che nel 2019 ha avuto una svolta determinante con l’acquisizione delle attività italiane di Auchan, 1.600 punti vendita tra iper, supermercati e i negozi di prossimità Simply con 20mila dipendenti. L’insegna francese per anni aveva chiuso i conti in perdita. Nel maggio 2019 Conad e il gruppo Wrm del finanziere Raffaele Mincione attraverso la Bdc Italia (51% Conad e 49% Mincione attraverso la lussemburghese Pop 18 Sarl) conquistano Auchan. Grazie ai nuovi asset i conti di Conad hanno avuto un’accelerazione fino alla leadership in Italia con 18,5 miliardi di ricavi nel 2022. L’operazione Auchan – Conad ha avuto diversi strascichi. Auchan è stata coinvolta in un sistema di frode carosello transanzionale con evasione dell’Iva e dell’Ires. Così Margherita Distribuzione, in cui erano confluite tutte le attività di Auchan dopo l’acquisizione, ha chiuso il contenzioso con il versamento di 61,5 milioni in piena collaborazione con l’Agenzia delle Entrate con cui ha condiviso tutta la documentazione. Per quanto decisiva per lo sviluppo di Conad l’operazione Auchan ha scatenato il malumore tra due delle cinque territoriali del consorzio”.
LE SFIDE DEL NUOVO NUMERO UNO DI CONAD
Ora alla presidenza arriva Mauro Lusetti, già presidente di Legacoop: “l suo non sarà un compito facile – ha rimarcato Mario Sassi – Dovrà provare a riportare il confronto tra le diverse anime interne ad un livello accettabile. Condizione fondamentale ma non sufficiente perché le stesse dovranno decidere il ruolo della centrale di Bologna, nominare un nuovo AD, rilanciare o meno la loro presenza in Confcommercio e, di conseguenza, se riprendere un rapporto tra ANCD e il sistema cooperativo. E decidere, una volta per tutte, se essere i primi della classe è un banale risultato aritmetico derivato dalla somma dei fatturati o una responsabilità verso i propri collaboratori e verso il Paese”.
L’ANALISI DI MARIO SASSI SUL RUOLO DI PUGLIESE PRIMA DEL SUO AVVICENDAMENTO:
Chi va in montagna sa che fino a 1500-2000 metri si sale senza problemi. Sa anche che una parte di coloro che raggiungono i 3000 sviluppano una forma di malattia da altitudine. Determinante è la velocità di salita e la capacità di adattamento a certi livelli. Temo che una parte di quel complesso sistema imprenditoriale che è Conad rischia di sviluppare una sindrome di questo tipo.
Essere i primi comporta innanzitutto averne la consapevolezza. Nient’altro che la realizzazione di una ricetta apparentemente semplice fatta di autorevolezza, visione del futuro, gioco di squadra, responsabilità verso i propri collaboratori e impegno nei confronti delle comunità dove si è insediati e quindi verso il Paese. In un sistema policentrico, dal punto di vista delle decisioni imprenditoriali, qual’è il Consorzio, più che la posizione in classifica dell’intera squadra il rischio è che ad alcuni imprenditori del consorzio interessava e interessi tuttora il proprio perimetro di business e il peso che questo consente nel determinare traiettorie e strategie dell’insieme del sistema. In altri termini, un problema di equilibri e di gestione del potere. Teorie complottiste, ricorsi alla magistratura, veline, fibrillazioni interne nascono tutte da qui.
Come nella fattoria degli animali di Orwell dove gli animali sono tutti uguali ma qualcuno si sente più uguale degli altri. E questo malessere come una talpa scava, tronca le radici rischiando di indebolire il tessuto connettivo che lega l’intero consorzio. Cosa assolutamente da evitare. L’accelerazione imposta dall’acquisizione di Auchan ha costretto gli imprenditori di Conad ad affrontare una salita forzata per la quale probabilmente non tutti si erano preparati. Alcuni hanno intuito le potenziali opportunità di crescita complessiva o almeno per il proprio perimetro, altri, lo si è capito quasi subito hanno temuto il percorso imposto dall’operazione stessa e quindi sono emersi, fin da subito, diversi problemi di tenuta. Sia imprenditoriali che manageriali.
Ho vissuto personalmente la crisi finale che ha preceduto il passaggio di Standa al gruppo Rewe e ho visto fior di manager schiantarsi nel tentativo di recuperare clienti e fatturato persi negli anni. Operazione molto difficile da realizzare e altrettanto facile da sottovalutare. Il cambio di insegna non è mai sufficiente. Occorre tempo. Molto di più di quello che era stato probabilmente preventivato a tavolino. Alle prime difficoltà nel rapporto tra singole cooperative e Margherita Distribuzione, la società che dal 1 agosto 2019 ha preso in carico tutte le attività che in Italia facevano capo ad Auchan, tutto questo è cominciato ad emergere. O di fronte alle richieste sindacali. Oppure in seguito alle decisioni dell’antitrust. O, infine, di fronte all’impossibilità di scegliere di “fiore in fiore” solo i punti vendita più graditi. Ma, come ci ricordava sempre Vujadin Boskov l’eccentrico allenatore della grande Sampdoria: “Partita finisce quando arbitro fischia”.
E la partita fin da allora si sapeva che sarebbe stata lunga e complessa. Soprattutto che non si sarebbe conclusa con la semplice spartizione di qualche punto vendita perché la situazione che aveva spinto alla ritirata il gruppo francese era ben più compromessa di ciò che era apparsa ad una prima valutazione. Auchan, checché ne abbiano sperato gli incolpevoli dipendenti, aveva deciso da tempo di andarsene.
La dimostrazione è che il quartiere generale in avenue de Flandre a Croix è riuscito, poco tempo dopo, a superare di slancio una pandemia in più Paesi e a tenere il piede in Russia e in Ucraina contemporaneamente nel disastro generale di una guerra, continuando a gestire contraccolpi e contraddizioni, ma si è guardato bene dal provare a restare nel nostro Paese. Anzi. La “fuga”, vista a posteriori, è stata una scelta certamente spregiudicata ma attentamente calcolata. A parte il “tradimento” nei confronti di chi ci aveva creduto e investito professionalmente, Auchan ha evitato una lunga e ben più costosa agonia, non ha subito alcun contraccolpo sulle altre attività presenti nel Paese né sull’immagine delle stesse e, con la cessione a Margherita Distribuzione, ha consentito la messa in salvo della stragrande maggioranza dei dipendenti grazie alla rapidità dell’operazione condotta da Conad consentendo ovviamente a quest’ultima, una importante opportunità di crescita. Non certo una passeggiata.
Ma questo ha imposto agli imprenditori del consorzio di salire di quota rapidamente, restare quotidianamente sotto i riflettori, uscire dal tran tran delle cooperative per essere vivisezionati da sindacati e media e forse di essere messi un po’ in ombra dalla personalità di Francesco Pugliese. Questo ha messo in fibrillazione chi, nel consorzio e a quelle altitudini, non avrebbe mai potuto arrivare con le proprie risorse e capacità imprenditoriali. È chiaro che la vera forza di un sistema policentrico qual è Conad è solo nell’unità e nel gioco di squadra. Se viene meno emergono visioni e interessi differenti che rendono difficile il governo complessivo del sistema. La ricerca di responsabilità altrui rischia di diventare la cifra del profilo e dei comportamenti di chi fatica a muoversi a quelle altitudini.
Ed è Conad e la sua tenuta complessiva che a questo punto rischiano molto. Non tanto per l’uscita per fine mandato di Francesco Pugliese. Tutti i Top manager sanno di avere una data di scadenza definita dal mandato ricevuto. Conad deve però molto al suo leader. I numeri parlano chiaro. L’insegna ha continuato a crescere chiudendo il 2022 con 18,4 miliardi di euro, con un aumento dell’8,5% sul 2021 e del 69,2% rispetto agli ultimi 10 anni, raddoppiando le proprie dimensioni rispetto agli ultimi 15. Conad conferma il piano di investimenti nel triennio 2022-2024 di oltre 2 miliardi di euro, di cui 701 milioni verranno utilizzati nel 2023, secondo i quattro pilastri strategici dell’insegna: canalizzazione, digitalizzazione, focus su prodotti a marchio Conad e sostenibilità.
Nei passaggi decisivi dell’acquisizione di Auchan, quando abbiamo avuto modo di confrontarci, Francesco Pugliese ha sempre mantenuto una visione a 360° e non ha mai sottovalutato né i rischi né le conseguenze. Ma tant’è. Il suo errore è stato, a mio parere, pensare che la crescita di fatturato portasse con sé la consapevolezza e la crescita del ruolo dei partecipanti all’operazione. Così non è stato. Una parte del Consorzio puntava agli onori. Non agli oneri. Pretendeva un amministratore di condominio, non un amministratore delegato.
Adesso è arrivato Mauro Lusetti alla Presidenza. “Il suo percorso professionale nel mondo della cooperazione inizia a 20 anni presso Federcoop di Modena e nel 1980 approda a Mercurio Modena, la cooperativa che riunisce i dettaglianti della provincia. In qualità di Responsabile Sviluppo e Ufficio Tecnico, dal 1984 guida il gruppo di lavoro a cui è affidata l’apertura del Centro Commerciale La Rotonda di Modena, il primo ipermercato Conad in Italia, che inaugura nel 1990, anno in cui dalla fusione di Mercurio Modena e Mercurio Bologna nasce Conad Nord Est. Presso il Consorzio nazionale Conad è responsabile nazionale Sviluppo canali fino al 1996, quando torna a Modena come direttore dell’Area Emilia di Conad Nord Est. Qui nel 1996 è tra gli artefici dell’unificazione con Conad Liguria e Conad Piemonte e nel 1998 della nascita di Nordiconad, di cui diventa, nel 2001, amministratore delegato. È stato consigliere di Conad, membro della Direzione nazionale di Legacoop e della Giunta di ANCD, l’Associazione nazionale cooperative dettaglianti” (dal sito della Lega Coop).
Il suo non sarà un compito facile. Dovrà provare a riportare il confronto tra le diverse anime interne ad un livello accettabile. Condizione fondamentale ma non sufficiente perché le stesse dovranno decidere il ruolo della centrale di Bologna, nominare un nuovo AD, rilanciare o meno la loro presenza in Confcommercio e, di conseguenza, se riprendere un rapporto tra ANCD e il sistema cooperativo. E decidere, una volta per tutte, se essere i primi della classe è un banale risultato aritmetico derivato dalla somma dei fatturati o una responsabilità verso i propri collaboratori e verso il Paese.