Skip to content

Comuni Firenze Default

Perché i Comuni (anche Firenze) sono sull’orlo del default

Comuni a rischio default: l'appello del sindaco di Firenze, le proposte dell'Anci, gli effetti del Coronavirus sulle amministrazioni e le (poche) misure del governo 

Il Coronavirus rischia di contagiare anche la situazione finanziaria (a volte già precaria) dei Comuni italiani. Entrate ridotte e uscite ordinarie e straordinarie, causa Covid-19, rischiano di mandare quelle che potremmo definire piccole e medie imprese in default.

La situazione è drammatica e tra i Comuni vicini al fallimento c’è Firenze, dove, secondo l’allarme del sindaco Dario Nardella, c’è liquidità solo per pochi mesi. Andiamo per gradi.

LA CRISI DI FIRENZE

Partiamo proprio dai conti di Firenze. “In questo momento abbiamo in cassa 80 milioni di euro e ogni mese ne dobbiamo spendere 25 di stipendi per i nostri 4.000 dipendenti. Nel frattempo dobbiamo pagare i contratti vincolati, come la gestione dei rifiuti. La situazione è drammatica e deve essere risolta subito”, ha detto Nardella (Pd) intervenendo alla trasmissione Omnibus su La7.

COSA CHIEDE NARDELLA

Per evitare il default serve “concretizzare la decisione di Cassa depositi e prestiti di sospendere le rate dei mutui dei Comuni per quest’anno, lo stesso vale per la Bei”, aggiunge Nardella, che chiede anche un piano specifico per i Comuni “nel decreto aprile” e “l’erogazione di liquidità immediata”.
Liquidità che dovrebbe arrivare senza vincoli di spesa, come i 400 milioni di euro. I soldi da spendere per i generi alimentari “ci sono stati dati senza alcun tipo di vincolo, in modo da poterli spendere subito: questa deve essere la regola, non l’eccezione. Quando ci sarà immissione di liquidità non possiamo passare mesi e forse anni per poterli utilizzare. E’ il momento di mettere in campo un bilancio di guerra”, ha detto Nardella.

NARDELLA INVOCA INTERVENTO UE

Il sindaco di Firenze chiede, oltre all’intervento del governo, anche quello dell’Ue: “Ben venga il piano di emissione di titoli europei – ha detto Nardella-. L’Europa ha un bilancio che è l’1% del Pil europeo, è niente: può essere aumentato, emettere titoli per finanziare il bilancio europeo attraverso l’indebitamento e consentire agli stati nazionali di avere risorse e finanziare i Comuni”.

LA VENDITA DEGLI IMMOBILI

L’altra soluzione, che servirebbe solo a prendere tempo, sarebbe spiega Nardella la vendita del “proprio patrimonio, ma dalla vendita degli immobili” si ottengono “risorse che però non” possono essere messe “sulla spesa corrente”.

L’APPELLO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MONZA

In questo grido di aiuto, Nardella non è solo: anche Luca Santambrogio (Lega), sindaco di Meda e presidente della Provincia di Monza, chiede interventi immediati ed efficaci.

“La tenuta funzionale ed organizzativa dei nostri Comuni, e della Provincia, è messa a dura prova” – ha scritto Luca Santambrogio in una lettera destinata ai sindaci della Brianza. “In questo mese abbiamo messo in campo tutte le risorse possibili”, ma “in questa tragica congiuntura, noi sindaci, ci sentiamo soli. Abbiamo bisogno di aiuto”.

“Adesso è necessario guardare oltre l’emergenza e pensare al domani, alla tenuta del Sistema Paese, quando tireremo il fiato per avere superato l’emergenza sanitaria ma ci ritroveremo di fronte ad una nuova recessione che dovrà essere affrontata senza perdere un solo minuto. Province e Comuni dovranno ricostruire dalle macerie rappresentate dei bilanci degli enti locali che avranno necessariamente bisogno di un forte sostegno governativo per proseguire ad erogare servizi per sostenere la nostra missione a fianco delle comunità”, ha concluso il presidente dei Comuni della Provincia di Monza.

LE PREOCCUPAZIONI ANCI

Sulla questione è anche intervenuta Anci, con una lettera a firma del presidente Antonio Decaro (sindaco di Bari), indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

“Maggiori oneri, entrate ridotte avranno un impatto sui nostri bilanci, approvati e in corso di approvazione. Un quadro che, non vi nascondo, allarma me e i miei colleghi: il Paese rischia il collasso dell’unica istituzione di prossimità sul territorio nazionale”, scrive Decaro, nella lettera riportata da Adnkronos e ripresa da Legge per Tutti.

Il decreto “Cura Italia”, per Anci, “non contiene quel che è indispensabile ai Comuni, settore in crisi, al pari dei settori economici più esposti alle conseguenze dell’emergenza. Vediamo diminuire già in queste settimane il nostro ‘fatturato’: basti pensare alla crisi drammatica del trasporto pubblico locale”.

LE PROPOSTE DI DECARO

E in piena emergenza, Decaro ha chiesto che venga anticipato “il pagamento del Fondo di Solidarietà Comunale (Fsc) e altre spettanze pagandole subito e per intero”. L’Anci ha poi elaborato “quattro proposte normative indifferibili e indispensabili per la sopravvivenza del sistema: destinare un miliardo per le spese di questo semestre con l’istituzione di un tavolo tecnico per concordare su come dimensionare e sostenere gli equilibri; liberare ulteriori quote di avanzo di amministrazione, estendendole agli enti in disavanzo; abbattere al 60% l’obbligo di accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità che significa liberare risorse di spesa corrente per 5 miliardi di euro; estendere la sospensione delle rate dei mutui alla Cassa depositi e prestiti”.

STANGATA DA TRE MILIARDI DI EURO

La questione Comuni non è da sottovalutare, come quella delle aziende e degli altri settori in crisi. Secondo qualche calcolo effettuato da Il Sole 24 Ore, per i Comuni si prevede una stangata da 3 miliardi di euro, sotto forma di mancati introiti, come effetto delle misure di contenimento del virus.

COSA E’ STATO FATTO?

Qualche piccola mossa, anche in risposta alle richieste di Anci, il governo l’ha fatta. Il 28 marzo 2020, sabato sera, a sorpresa, Conte è comparso sugli schermi, con accanto il Ministro Gualtieri ed il Presidente dell’Anci Decaro.

L’annuncio, per i Comuni, si è fermato solo a due misure: l’erogazione anticipata della prima rata del Fondo di solidarietà, cioè di quelle risorse finanziarie generate dal gettito Imu e già di pertinenza dei comuni, come richiesto da Anci, e lo stanziamento di 400 milioni di euro per sostenere la solidarietà alimentare. È solo la seconda misura che fa arrivare ai Comuni nuove risorse (già spese).

COSA STUDIA IL GOVERNO

Che arrivi qualche nuova misura? Forse il governo starebbe pensando di allargare agli altri tributi locali la sospensione degli obblighi fiscali avviata con il decreto marzo, ma, si legge su Il Sole 24 Ore, “Lo stop potrebbe arrivare con un emendamento nella legge di conversione, a patto di risolvere nella stessa norma il problema di liquidità degli enti locali che rischia di diventare serissimo”.

Torna su