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Come vanno i conti di AstraZeneca e Novartis

Nonostante la tensione per la possibile introduzione di dazi sui prodotti farmaceutici, Novartis e AstraZeneca si dicono soddisfatte di questo primo trimestre del 2025. E, intanto, si preparano a investire oltreoceano. Fatti, numeri e commenti

 

Sia la svizzera Novartis sia l’anglo-svedese AstraZeneca hanno riportato utili in aumento nel primo trimestre del 2025. La prima, inoltre, ha migliorato la guidance per l’anno in corso, mentre la seconda ha ribadito l’impegno preso di voler investire nelle sue attività statunitensi.

IL PRIMO TRIMESTRE 2025 DI NOVARTIS

Nel primo trimestre del 2025, Novartis ha registrato un fatturato netto di 13,2 miliardi di dollari, segnando un +15%. Se da un lato la concorrenza dei farmaci generici ha avuto un impatto negativo di 2 punti percentuali, dall’altro il prezzo ha avuto un impatto positivo di 2 punti percentuali.

L’utile operativo, riferisce Teleborsa, è stato di 4,7 miliardi di dollari, trainato principalmente dall’aumento del fatturato netto, in parte compensato dai maggiori investimenti in marchi prioritari e lanci. L’utile netto è stato di 3,6 miliardi di dollari, risultato principalmente dovuto all’aumento del reddito operativo, in parte compensato da maggiori imposte sul reddito. L’utile per azione (EPS) è stato di 1,83 dollari beneficiando del minor numero medio ponderato di azioni in circolazione.

DIFFICOLTÀ ALL’ORIZZONTE

La guidance per l’intero anno 2025 è stata aumentata prevedendo una crescita delle vendite “high single digit” e dell’utile operativo core “low double-digit”. Tuttavia, Novartis dovrà affrontare la concorrenza di generici più economici entro la fine dell’anno per tre farmaci chiave, tra cui l’Entresto, il medicinale più venduto per il cuore.

Inoltre, in risposta alla minaccia di dazi, all’inizio di aprile, Novartis si è impegnata a investire 23 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni e ha dichiarato di voler produrre localmente il 100% dei suoi farmaci per gli Usa.

IL COMMENTO DEL CEO

“Novartis ha avuto un ottimo inizio d’anno, registrando un aumento del +15% delle vendite e un aumento del +27% dell’utile operativo core nel primo trimestre – ha commentato il Ceo Vas Narasimhan -. I nostri marchi prioritari, tra cui Kisqali, Kesimpta e Leqvio, continuano a mostrare un forte slancio, che prevediamo guiderà la nostra crescita fino al 2030 e oltre”.

“Abbiamo anche raggiunto importanti traguardi in termini di innovazione nel trimestre, con nuove approvazioni per Pluvicto nel contesto pre-taxano, Vanrafia per la nefropatia da IgA e Fabhalta per la C3G – ha aggiunto -. Inoltre, abbiamo completato le sottomissioni globali per remibrutinib nell’orticaria cronica spontanea (CSU), la prima indicazione per questa promettente pipeline “in-a-pillola”. Restiamo concentrati sull’avanzamento della nostra pipeline leader e fiduciosi nel raggiungimento delle nostre prospettive di crescita”.

COSA HA SPINTO LE VENDITE DI ASTRAZENECA

Anche AstraZeneca, nel primo trimestre, ha visto crescere l’utile, superando le previsioni degli analisti, soprattutto grazie al buon andamento delle divisioni Oncology e BioPharmaceuticals. In particolare, afferma Bloomberg, le vendite del farmaco per il diabete e le malattie cardiache Farxiga sono state superiori di quasi il 6% rispetto alle previsioni e anche quelle del nuovo antitumorale Enhertu hanno battuto le stime.

La testa economica aggiunge però che le vendite di altri principali farmaci antitumorali sono state inferiori alle previsioni, e John Murphy, analista di Bloomberg Intelligence, ha dichiarato che “la debolezza dei farmaci antitumorali e per le malattie rare rappresenta una potenziale fonte di preoccupazione”.

I RISULTATI DEL PRIMO TRIMESTRE 2025

Guardando i risultati, nel primo trimestre l’utile di AstraZeneca è salito del 33% a 2,921 miliardi di dollari e i ricavi sono cresciuti del 10% a 13,6 miliardi di dollari, mancando però le aspettative di 13,8 miliardi degli analisti e provocando un calo delle azioni di oltre il 4%.

Tuttavia, l’utile per azione, escluse alcune voci, è stato di 2,49 dollari, oltre i 2,26 dollari previsti dagli analisti. L’utile operativo è migliorato del 17% a 3,674 miliardi, mentre l’Ebitda è cresciuto del 13% a 4,958 miliardi.

L’azienda ha poi confermato che manterrà le sue previsioni di vendita per il 2025 anche se gli Stati Uniti imporranno dazi sui prodotti farmaceutici fabbricati nell’Unione europea, a condizione che siano in linea con quelli di altri settori e ha annunciato un investimento di 3,5 miliardi di dollari nelle sue attività statunitensi entro la fine del 2026, che saranno destinati a produzione, ricerca e sviluppo.

L’amministratore delegato Pascal Soriot ha sottolineato che AstraZeneca “resta fiduciosa che la sua presenza produttiva globale consentirà di coprire diverse aree geografiche e potrà spostare la produzione, se necessario”.

ASTRAZENECA E LA CINA

Nonostante Soriot abbia rassicurato riguardo alla possibilità di dover far fronte ai dazi imposti alla Cina perché “solo piccoli volumi” dei farmaci prodotti negli Stati Uniti vi vengono esportati, AstraZeneca rischia di dover affrontare nel Paese una nuova multa pari a fino a 8 milioni di dollari per presunte tasse non pagate relative alle importazioni del farmaco per il tumore al seno Enhertu.

L’aggiornamento sulle indagini in Cina, precisa Reuters, arriva dopo che a febbraio l’azienda aveva annunciato che avrebbe potuto incorrere in una multa fino a 4,5 milioni di dollari per le importazioni dei farmaci antitumorali Imfinzi e Imjudo. Le indagini però, osserva Bloomberg, non sembrano scalfire la forte partnership con Pechino, dove quest’anno AstraZeneca ha annunciato un centro di ricerca da 2,5 miliardi di dollari.

Nel 2024 la Cina ha rappresentato circa il 12% delle vendite complessive, mentre gli Stati Uniti il 43%.

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