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Industria

Come va la produzione industriale. Mappa degli Stati

La posizione dell’Italia - che nel corso del lockdown si era caratterizzata per la maggiore profondità della caduta della produzione - appare adesso meno sfavorevole, grazie al recupero osservato a partire dal mese di maggio. L’analisi di Congiuntura Ref

 

L’attività industriale internazionale ha registrato nella prima parte dell’anno la contrazione più profonda della storia in tempo di pace, con crolli scaglionati temporalmente nei diversi paesi seguendo la successione dei provvedimenti di lockdown. La prima è stata la Cina, dove il break si verifica in gennaio-febbraio, seguita poi dagli altri paesi fra marzo e maggio.

I dati di produzione di giugno-luglio sono quindi interessanti perché consentono di apprezzare la velocità di recupero dei diversi paesi all’uscita dal lockdown.

I paesi i cui dati sono riportati nelle tavole sono stati selezionati sulla base del loro rilievo, ma anche della disponibilità del dato di produzione luglio, non ancora diffuso in tutte le economie. In ogni caso, il quadro che emerge presenta diversi tratti rilevanti. In particolare, merita sottolineare tre aspetti.

Innanzitutto, a cadute della produzione di entità eccezionale sono corrisposti nel periodo successivo dei recuperi molto marcati praticamente in tutti i paesi. A luglio le distanze da colmare per tornare sui livelli produttivi pre-crisi erano nei peggiori dei casi di poco più del 10 per cento (Tailandia, Sud Africa, Giappone, Germania); mentre alcune economie hanno già recuperato completamente le perdite (Cina, Singapore, Taiwan). Per la produzione mondiale stimiamo un gap in luglio rispetto ai livelli di fine 2019 di circa il 5 per cento.

In secondo luogo, il quadro generale si presenta migliore rispetto a quanto si era temuto nel corso dei mesi peggiori della pandemia. In particolare, è significativo che, dopo l’impasse dei mesi primaverili, le catene del valore internazionali siano riuscite a riorganizzarsi rapidamente.

Interessante anche il confronto con la recessione del 2008-09: per l’industria mondiale allora la coda recessiva fu molto più lunga, sebbene meno intensa, soprattutto per le economie avanzate. D’altra parte questa recessione non ha cause economiche, ossia non è stata provocata da squilibri che richiedono tempo per essere aggiustati.

Terzo, la posizione dell’Italia – che nel corso del lockdown si era caratterizzata per la maggiore profondità della caduta della produzione – appare adesso meno sfavorevole, grazie al recupero osservato a partire dal mese di maggio.

L’andamento fatto registrare dall’industria in Italia è significativo alla luce delle difficoltà dell’industria tedesca, che tuttora soffre della crisi (questa sì strutturale) dell’automotive.

Le tendenze del 2020 sono quindi coerenti con quelle degli ultimi anni, che avevano già evidenziato una performance dell’industria italiana in linea con quella delle altre maggiori economie dell’area euro.

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