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Corte Dei Conti

Come va la Cassa dei commercialisti?

La Corte dei Conti promuove la Cassa dei commercialisti ma la magistratura contabile dice: attenzione ai dissidi con Mef e Ministero del Lavoro. Tutti i dettagli sull'ultima relazione della Corte sulla Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc)

 

Con un patrimonio netto di 10.112 milioni di euro, nel 2020 era 9.314 mln, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc) passa l’esame della Corte dei Conti. Il conto economico chiude con un avanzo corrente di oltre 797 milioni di euro, in crescita di 320,8 milioni (+67,3 %), crescono i crediti e le attività finanziarie non immobilizzate mentre le disponibilità liquide diminuiscono di oltre 576 milioni. I conti della Cassa dei commercialisti non preoccupano i magistrati contabili. È, invece, una certa propensione alla spesa e i dissidi con Mef e Ministero del Lavoro a mettere in allarme la Corte.

I CONTI FLORIDI DELLA CASSA DEI COMMERCIALISTI

La Cassa gode di autonomia gestionale, organizzativa e contabile ed è soggetta alla vigilanza dei Ministeri dell’economia e delle finanze e di quello del lavoro. I conti della cassa dei commercialisti godono di buona salute. Le immobilizzazioni passano da 7.025 a 7.889 milioni di euro (+12,3%) grazie all’aumento (+865 milioni) delle immobilizzazioni finanziarie, mentre l’attivo circolante scende di 123 milioni (- 4,3%), passando da 2.857 a 2.733 milioni. Il bilancio tecnico della Cassa registra un saldo di 513 milioni di saldo previdenziale, 658 di saldo totale e 10.333 di patrimonio netto.

IL COSTO DEL LAVORO

La relazione della Corte dei Conti ha rilevato che il costo del lavoro ammonta a 11.608.115 euro e, rispetto all’anno precedente registra “un aumento pari ad euro 448.393 rispetto al precedente esercizio (+4,02 per cento)”. Tale aumento deriva dall’incremento della forza lavoro aumentata di otto persone (per 0,3 mln di euro) e per circa 0,1 mln di euro dalla rivalutazione del TFR. A far incrementare i conti della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti (CNP ADC) ci sono anche le spese per le prestazioni di lavoro esterne. “La voce assistenza legale su contenziosi nel 2021 supera i 3 mln (1,5 mln nel 2020) – si legge nella relazione -. Le spese legali relative alla rappresentanza in giudizio si riferiscono principalmente ai contenziosi dell’area previdenziale la cui consistenza, riferisce l’Ente, è stata pari a 2,7 mln. L’incremento della voce di 1,6 mln è dovuto principalmente al maggior onere per contenziosi relativi al contributo di solidarietà (per 1,2 mln), nonché per contenziosi in area previdenziale-contributiva (per 0,3 mln).” Le spese legali relative alla rappresentanza in giudizio si riferiscono principalmente ai contenziosi dell’area previdenziale che ammonta a 2,7 mln.

PIÙ ATTENZIONE AGLI ONERI PER IL PERSONALE

La Corte dei Conti sottolinea che l’Ente dovrebbe porre maggiore attenzione alle politiche relative agli oneri per il personale che risultano “costantemente in crescita”, confermando il trend degli esercizi precedenti. La Corte indica la strada: il contenimento dei costi si realizza “mediante il ricorso ad una adeguata attività di formazione e valorizzazione delle risorse interne”.

LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE NELLA CASSA DEI COMMERCIALISTI

L’Ente si è dotato di un sistema di contrasto alla corruzione, Mog 231, sin dall’esercizio 2017. A vigilare sulla corretta applicazione di tale modello, successivamente implementato dall’adozione del codice etico e comportamentale, ci pensa l’Oiv, l’Organismo Indipendente di Valutazione. La Cassa ha adottato un sistema di prevenzione della corruzione integrato con quello di gestione (Sgi), che vuole favorire “il progressivo adeguamento e miglioramento di tutte le fasi dei processi aziendali, rispetto all’obiettivo specifico del contrasto dei fenomeni corruttivi”.

IN CRESCITA PENSIONATI E PRESTAZIONI ISTITUZIONALI

L’Ente provvede all’erogazione delle pensioni dirette di vecchiaia, di vecchiaia anticipata, “unica contributiva”, di inabilità e invalidità nonché di quelle di reversibilità (o indirette) a favore dei superstiti, come pure all’erogazione delle indennitaà di maternità e di un’ampia gamma di interventi assistenziali. L’Ente registra un aumento del numero dei pensionati (inclusi quelli in totalizzazione) di 915 persone che corrisponde a un incremento del 10,2 per cento rispetto all’anno 2020. Di conseguenza sono cresciuti anche i costi per “le prestazioni istituzionali è aumentato di 23,7 mln, pari al 6,72 per cento rispetto al 2020; l’incremento più rilevante riguarda le pensioni IVS, che registrano un aumento di 27,2 mln confermando l’andamento degli ultimi anni (+17,7 mln nel 2019 e + 16,3 mln nel 2020)”. Questo incremento è così suddiviso tra le tre tipologie di prestazioni: vecchiaia +13 per cento, vecchiaia anticipata +13 per cento e unica contributiva +19 per cento.

AUMENTO DEGLI ISCRITTI E DEI VERSAMENTI CONTRIBUTIVI

È aumentato però anche il numero degli iscritti di 1.464 persone, con un incremento del 2,1 per cento rispetto all’esercizio precedente. In aumento anche le entrate contributive che passano “da 897 mln dell’esercizio di riferimento a 947 mln nel 2021 (+5,65 per cento): tra queste, le entrate derivanti dai contributi soggettivi ed integrativi ammontano complessivamente a 861 mln, di cui 521 mln per contributi soggettivi e 340 mln per quelli integrativi. La crescita in valore assoluto della contribuzione obbligatoria è di circa 32 mln, in virtù dell’incremento del numero degli iscritti e dell’aliquota media di contribuzione (da 13,34 per cento nel 2020 a 13,49 per cento nel 2021)”.

SPENDING REVIEW: I DISSIDI TRA LA CASSA DEI COMMERCIALISTI, IL MEF E IL MINISTERO DEL LAVORO

I ministeri che vigilano sulla cassa, il Mef e il Ministero del Lavoro. Questi ritengono che la Cassa dei Commerci debba contribuire con le proprie sostanze a sostenere la spending review. Dal canto suo la Cassa continua a mantenere una posizione contraria e sostiene di “non avere l’obbligo di riversare a favore dello Stato, alcuna somma a tale titolo”. A suffragio della sua tesi la cassa ha chiamato in soccorso la sentenza n. 7 del 22 novembre 2017 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 8, comma 3, d. l. n. 95 del 2012 ,”nella parte in cui prevede che le somme derivanti dalle riduzioni di spesa ivi previste siano versate annualmente dalla Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per i dottori commercialisti ad apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato”. La Cassa, dunque, non ha inserito nel conto economico 2021 alcuna posta a riguardo.

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