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Credem Noonum

Come va (e cosa farà) Credem

I conti 2020 di Credem, i dossier in ballo e le prospettive. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Utile in lieve crescita nel 2020, bassa incidenza di crediti deteriorati, proposta di distribuire 66 milioni di dividendi, prossima fusione con la Cassa di Risparmio di Cento.

Il Credito Emiliano chiude in positivo l’anno pandemico e si prepara a un 2021 che strizza l’occhio al wealth management e che punta a 200 ulteriori assunzioni dopo le 225 del 2020.

I CONTI PRELIMINARI DEL 2020 DI CREDEM

Il 2020, secondo i dati preliminari forniti dall’istituto di credito, si è chiuso con utile netto consolidato a 201,6 milioni (+0,1% rispetto al 2019), a fronte di svalutazioni collettive aggiuntive a tutela di future perdite su crediti per 51,9 milioni. Il margine di intermediazione cala dello 0,2% a 1,2 miliardi, con margine di interesse a 493 milioni (+1,7%) e margine da servizi a 709,1 milioni (-1,5%). Scendono del 2%, a 705,5 milioni, i costi operativi.

E ancora: la raccolta complessiva da clientela si attesta a 79 miliardi, +10,4% rispetto al 2019 mentre quella diretta da clientela raggiunge i 30,8 miliardi (+16,9%). Gli impieghi alla clientela aumentano del 9,8% a 29,3 miliardi mentre i crediti problematici totali lordi ammontano a 876,4 milioni, in calo del 14,5% rispetto a fine 2019. Decremento anche per il rapporto tra crediti problematici totali lordi e impieghi lordi che arriva al 2,9% (3,8% al 2019), a fronte del 5,4% medio delle banche italiane.

Spostandoci sul fronte patrimoniale, il Common Equity Tier 1 è Ratio al 15,59% e il Common Equity Tier 1 Ratio di Vigilanza al 14% rispetto al 7,56% minimo richiesto dalla Bce. Infine, lo stacco della cedola. Il cda proporrà il pagamento di un dividendo di 0,2 euro per azione, per circa 66 milioni di euro totali, “nel rispetto delle raccomandazioni della Vigilanza”.

IL 2020 DI CREDEMHOLDING

Approvati anche i conti preliminari relativi allo scorso anno di Credemholding holding finanziaria che controlla il 78,59% del capitale di Credito Emiliano. La società, presieduta da Giorgio Ferrari, ha messo a segno un utile consolidato di 158,6 milioni di euro, in aumento del 2,6% rispetto ai 154,6 milioni di euro del 2019.

LE PROSPETTIVE SECONDO IL DG GREGORI

Archiviato il 2020, ora la scommessa è sul 2021 quando, come riferito dal Nazzareno Gregori, direttore generale di Credem, intervistato da Milano Finanza, “inizieremo a dare concretezza ai benefici della nuova organizzazione commerciale”. In tal senso un “ruolo importante avranno le filiali, in forte sinergia con la promozione finanziaria e il neo costituito polo private banking di gruppo a sostegno della ricchezza privata”.

Il dg ha ricordato che sono pure in corso “forti investimenti nell’ambito delle società del wealth management per sviluppare l’offerta di servizi anche nell’ambito dei prodotti Esg e, per quanto riguarda il mondo delle imprese, per offrire servizi evoluti e innovativi”. Nel 2021 si punta anche ad ulteriori 200 assunzioni dopo le 225 del 2020.

Sul fronte della pandemia, ha detto ancora Gregori, “siamo riusciti a reagire all’emergenza in modo ottimale grazie a un modello di business diversificato. Con una decrescita del pil di quasi il 9% vedremo gli impatti in termini di minori investimenti e consumi. Contiamo di poterci sviluppare guadagnando quote di mercato”. Per quanto riguarda invece le fusioni “se si genereranno opportunità esterne saremo ben lieti di poterle cogliere. In attesa dobbiamo rimanere concentrati sul nostro modo di fare banca che, anche in cicli economici difficili, ha dimostrato di essere efficace. Negli ultimi sette anni, abbiamo incrementato il total business di quasi i1 60%, superando i 100 miliardi, e raddoppiato la nostra quota di mercato sugli impieghi”.

L’INTEGRAZIONE CON CARICENTO

Nell’intervista su Mf Gregori fa anche il punto sull’integrazione con Caricento: “Siamo in attesa dell’autorizzazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – ha detto -. Prevediamo la completa integrazione nel 2021. Il brand è un aspetto che non abbiamo ancora valutato” e di sicuro “in tutte le operazioni precedenti abbiamo cercato di ridurre il più possibile l’impatto sul fronte occupazionale”.

Affronta il capitolo della fusione in modo dettagliato La Nuova Ferrara che ricorda come la negoziazione sia iniziata a fine aprile 2020. Lo scorso 23 ottobre, poi, la sottoscrizione di un accordo quadro con la Fondazione Carice, che ha in portafoglio il 67% delle azioni di Caricento, e che nel 2017 aveva tentato di far diventare azionista di maggioranza con il 51% Banca Popolare di Sondrio, operazione poi fermata dalla Bce. “La fusione consentirà ai due gruppi di beneficiare di importanti sinergie – si legge nel report di Credem come riportato dal quotidiano emiliano – permettendo al gruppo Credem di accelerare il proprio sviluppo grazie a significative quote di mercato della Cassa nella provincia di Ferrara, e alla sua presenza nelle province di Bologna, Modena e Ravenna”.

Si tratta di una fusione, prosegue il documento, che “potrà beneficiare dell’ampia e competitiva gamma di servizi specialistici proposti dal gruppo, a supporto della crescita del territorio” e che porterà Credem “a regime, nel 2023” un contributo della Cassa di Risparmio di Cento “all’utile netto del nuovo gruppo superiore a 15 milioni, grazie a ricavi addizionali per circa 9 milioni e a risparmi sui costi per circa 13 milioni”.

A questo punto la parola passa, oltre che ai board e alle assemblee di Credem e di Caricento, alle Autorità di Vigilanza e all’Antitrust, come ricordato anche dal dg Gregori. Un punto importante, e su cui i sindacati hanno già acceso i riflettori, riguarda il futuro dei dipendenti. “È chiaro – ha dichiarato Fulvio Furlan, segretario generale Uilca – che siamo disponibili al confronto con l’azienda: il riferimento al taglio dei costi va approfondito, per noi è importante che sia funzionale allo sviluppo e consenta di difendere i livelli occupazionali, anche con assunzioni di giovani”.

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