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Report Aifa Vaccini

Come si stabiliscono i prezzi dei farmaci acquistati dal Servizio sanitario nazionale?

Procedure e bizzarrie su come si formano i prezzi dei farmaci acquistati dallo Stato. L’approfondimento di Tino Oldani per Italia Oggi Questo giornale, con Gianni De Felice e Pierluigi Magnaschi, ha sollevato negli ultimi giorni un problema molto serio: la mancata unificazione del prezzo dei farmaci in Europa, cosa che sarebbe del tutto logica nei…

Questo giornale, con Gianni De Felice e Pierluigi Magnaschi, ha sollevato negli ultimi giorni un problema molto serio: la mancata unificazione del prezzo dei farmaci in Europa, cosa che sarebbe del tutto logica nei 19 paesi che usano la stessa moneta, l’euro. De Felice, a seguito di un controllo in un ospedale francese, ha raccontato su ItaliaOggi di avere acquistato a Nizza una confezione di pillole per un antiaggregante al prezzo di 69 euro. La stessa confezione, in Italia, deve pagarla abitualmente 106 euro, il 53% in più. Un divario di prezzo inaccettabile. Magnaschi ha sollecitato il governo a porre fine a questo abuso, prendendo a riferimento il prezzario delle medicine in Francia, così da intervenire quando i prezzi sono troppo diversi, a nostro danno. Un’operazione che non richiede un master e si potrebbe fare in una giornata di lavoro.

La proposta di Magnaschi è di puro buon senso. Purtroppo, è del tutto irrealizzabile, come spiega in modo documentato l’ultimo libro di Mario Giordano (Sciacalli, virus, salute e soldi; Mondadori). Illuminante il primo capitolo: Giordano si reca a Roma nella sede dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, che ha il compito di acquistare le medicine per il servizio sanitario nazionale, e intervista il direttore generale, Luca Li Bassi, per sapere come avviene l’acquisto dei farmaci da parte dello Stato. Il racconto di Li Bassi è sconvolgente: tutte le aziende farmaceutiche, dalle più piccole alle Big Pharma, vendono i loro prodotti ai servizi sanitari statali in base a una rigorosa clausola di segretezza sul prezzo. Formalmente, esiste un prezzo di listino. Ma non conta nulla, è fittizio. «Il prezzo vero è quello che le aziende farmaceutiche propongono a voce, sempre con uno sconto, ma a patto che rimanga segreto», spiega Li Bassi. «Così ogni compratore pubblico è convinto di avere avuto il prezzo più basso». Un prezzo segreto, con conseguenze assurde.

Aggiunge Li Bassi: «Quando ci troviamo alle riunioni tutti insieme, noi direttori generali dei vari enti nazionali, io italiano con quello tedesco, quello olandese, francese, eccetera, verrebbe naturale chiedere: ma tu quanto l’hai pagato quel farmaco? E quell’altro? Ma non possiamo farlo, siamo legati a clausole di riservatezza». Per la cronaca, posso aggiungere al libro di Giordano (stampato nel marzo 2020) un dettaglio che il lettore può valutare come vuole: Li Bassi non è più direttore generale dell’Aifa. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, «in applicazione dello spoil system» (così ha scritto l’Ansa) lo ha sostituito con Nicola Magrini, il quale fino al gennaio scorso era segretario del comitato per i farmaci di base dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità).

Riusciranno Speranza e Magrini a fare ciò che Magnaschi ha proposto? Saranno loro a squarciare la cappa di segretezza che da anni incombe sui prezzi dei farmaci? Francamente, ne dubito. Basta ricordare alcuni precedenti. In Europa, la trasparenza dei prezzi dei farmaci è un problema che definire antico è poco. Nel 1989, prima che cadesse il Muro di Berlino, una direttiva dell’allora Comunità europea stabilì il principio legale per cui i prezzi dei farmaci dovevano essere trasparenti. Risultato? Quella direttiva è rimasta lettera morta per quasi 30 anni, totalmente inapplicata. Tanto che nel 2017 il Parlamento europeo, con un ritardo di ben 28 anni, ha approvato una risoluzione per «sollecitarne l’applicazione». Sono trascorsi tre anni, ma nulla è cambiato in Europa.

L’Italia, tuttavia, non sembra essersi arresa del tutto. Nel febbraio 2019, ricorda Giordano, con l’appoggio di una ventina di nazioni, il nostro paese ha riproposto la questione della trasparenza dei prezzi dei farmaci all’assemblea generale dell’Oms, e nel maggio 2019 la risoluzione è stata approvata a maggioranza, nonostante l’opposizione di Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Giappone.

Parlando di come funzionano i rapporti tra gli Stati e Big Pharma, nel marzo 2019 l’allora direttore generale dell’Aifa, Li Bassi, in un’intervista al Fatto Quotidiano parlò di «ricatto»: gli Stati, a suo avviso, sarebbero ricattati dalle grandi case farmaceutiche, «pronte a tutto» pur di difendere la clausola della segretezza sul prezzo dei farmaci, e di riflesso i loro profitti. Un «tutto» che significa consulenze e finanziamenti a pioggia sull’intero universo della sanità mondiale, dai governanti agli ordini dei medici, fino ai singoli medici di base.

Grazie a ricerche minuziose, Giordano ha scoperto casi incredibili. In Italia, ogni Regione va per conto suo. Così il Piemonte nel 2018 è riuscito a ridurre il prezzo di un diffuso antitumorale da 565 a 168 euro (meno 71%). Eppure in Umbria lo stesso farmaco viene ancora pagato 762 euro. Negli Stati Uniti, dove i diabetici sono sette milioni, l’insulina, farmaco comune brevettato quasi cento anni fa, ha visto il prezzo triplicare in dieci anni: ogni fiala costa 270-290 dollari, mentre in Canada bastano 30 dollari. Troppo per i governatori di 44 Stati Usa, che nel maggio 2019 hanno denunciato 20 case farmaceutiche, accusate di avere gonfiato i prezzi dei farmaci generici anche del mille per cento. «Quello delle aziende farmaceutiche è una delle più eclatanti e dannose cospirazioni nella storia degli Stati Uniti», recita la loro denuncia.

(estratto di un articolo pubblicato su Italia Oggi; qui la versione integrale)

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