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Come si riforma il catasto senza far pagare meno o più tasse? Dibattito e polemiche dopo le parole di Draghi

Dibattito e polemiche dopo le parole di Draghi sulla riforma del catasto

‘Supore” e ”sconcerto” per l’annuncio fatto ieri dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla decisione di andare avanti con la riforma del catasto. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, conversando con l’Adnkronos esprime la perplessità del settore. ”Come proprietari immobiliari – sottolinea Spaziani Testa  siamo interessati dalla riforma del catasto e il primo commento è di stupore sul piano politico, anche perché abbiamo letto nella Nadef, due ore prima della conferenza stampa, che la riforma fiscale deve basarsi sul documento approvato dalle commissioni il 30 giugno. In quel documento, dopo il confronto e l’accordo raggiunto tra le forze politiche, CATASTO come suggerito al governo”. Nel merito, invece, ”non c’è molto da dire perché parliamo di annunci molto vaghi”, afferma Spaziani Testa. Tuttavia c’è già ”una cosa molto pericolosa che ha detto il presidente del Consiglio: che farà una delega molto generale sulla riforma del catasto”. ”Temiamo molto” un’ipotesi del genere perché ”in una legge delega le garanzie sono principi dei cittadini ci sono se i i chiari, trasparenti e molto precisi”. ”Forse -auspica il presidente- è un’espressione che gli è un po’ scappata”

Anche la promessa di non aumentare le tasse lascia ”molto scettici” perché ”non capiamo come possa avvenire tecnicamente che un intervento sulla base imponibile non porti ad aumentare di tassazione”, osserva il presidente. ”Credo sia tecnicamente impossibile per gli essere umani” fare un intervento di questa portata senza aumento di riduzione. ”Per noi l’urgenza non era assolutamente questa, ma intervenire per il settore immobiliare per ridurre il carico fiscale di tipo patrimoniale, essendo aumentato in maniera considerevole dal 2012”. ”Bisogna anche ricordare – sottolinea ancora il presidente di Confedilizia – che i rischi di aumentare non sono solo sulle seconde case, ma anche sulle case affittate, e quindi canoni sui locali commerciali, affittati e non, e sulle tante case delle aree interne ereditate, spesso abbandonate, che sono solo costi, e che spesso sono addirittura premuroso prime case”. Infine, avverte Spaziani Testa, ”ci sono conseguenze anche sulle prestazioni sociali, perché al valore catastale è legato anche l’indice Isee, valido per l’accesso a prestazioni sociali”.

Ma qual è la direzione di marcia del governo? La revisione degli estimi catastali si farà e avverrà in due step. Una ricognizione «di tipo informativo-statistico» nel disegno di legge delega fiscale che andrà la prossima settimana in consiglio dei ministri. Una fotografia dello stato dell’arte, che vede le rendite molto disomogenee sul territorio nazionale, utile a preparare il terreno alla riforma vera e propria che sarà affidata ai decreti delegati, attuativi della delega. In ogni caso la revisione delle rendite non produrrà un aumento della pressione fiscale sui proprietari e non toccherà la prima casa che resterà esentasse.

Nella conferenza stampa di presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata ieri in consiglio dei ministri, Mario Draghi ha reinserito nell’agenda del governo la riforma del catasto che sembrava, anche a causa della storica opposizione dei partiti di centrodestra, momentaneamente uscita dai radar dell’esecutivo. Draghi ha provato a gettare acqua sul fuoco delle polemiche spiegando che il rinvio dell’approdo della delega fiscale in cdm non è stato dovuto ai dissidi interni ai partiti di maggioranza, ma è stato causato dall’agenda del governo sempre più fitta, con i provvedimenti su green pass, Nadef e bollette elettriche a monopolizzare l’attenzione delle ultime settimane. Il premier ha anche escluso intoppi sul ddl delega in materia di concorrenza che, ha assicurato, «verrà presentato entro ottobre».

Per Draghi, la riforma degli estimi è «un’operazione trasparenza» necessaria che, tuttavia, «non cambierà assolutamente il carico fiscale del catasto». «L’impegno del governo è che non si pagherà né più né meno di quello che si paga ora», ha spiegato. Per realizzare una riforma a costo zero per i contribuenti il governo potrebbe compensare l’eventuale aumento dei valori catastali con un ritocco al ribasso dei coefficienti di moltiplicazione che oggi vengono utilizzati per il calcolo dell’Imu. Draghi ha citato espressamente il coefficiente di 160, utilizzato per determinare l’imposta municipale da pagare sulle abitazioni (categorie catastali da A1 a A11, esclusa la categoria A10). «Quel valore di 160 non ha nessun senso», ha detto Draghi in conferenza stampa, lasciando intendere che potrebbe essere proprio questo il terreno su cui intervenire.

Come funzionerà il nuovo Catasto se e quando la riforma andrà in porto? Per determinare i valori degli immobili ai fini fiscali cambierà la suddivisione in aree dei comuni, dove sono già state identificate da molto tempo microzone omogenee dal punto di vista di prezzi e canoni – ha scritto l’esperto del settore, Gino Pagliuca, sul Corriere della Sera – Per fare solo due esempi a Milano si passerà dalle attuali tre zone censuarie a 41, nella Capitale da sette a 233. La superficie degli immobili residenziali non sarà più espressa in vani catastali ma in metri quadrati. Infine cambieranno definizione e classificazione degli immobili, suddivisi tra ordinari e speciali”.

QUI UN ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA:

Tutte le volte che si è parlato di riforma del catasto lo si è fatto con la premessa che sarebbe avvenuta a parità di gettito fiscale. Così è anche questa volta, con l’aggiunta che se un incremento di entrate ci sarà, lo si otterrà stanando gli immobili sconosciuti al Fisco (sarebbero 1,2 milioni) e recuperando l’evasione su Imu e imposte sulle locazioni. Ma l’invarianza su chi oggi è censito e paga regolarmente appare piuttosto complicata da conseguire. Fuor di dubbio che bisognerà rivedere al ribasso le aliquote dell’Imu: ai livelli attuali (0,76% l’aliquota di riferimento, l’1,14% quella massima) comporterebbero un aumento stratosferico delle imposte. Chiaro che si determinerebbe un rimescolamento di carte e che ci sarebbe chi finirà per pagare di più e chi di meno. Resta da capire se l’invarianza di gettito va considerata a livello nazionale o comunale. Non è una differenza da poco, perché ci sono comuni in cui la forbice tra imponibile Imu e valore venale è molto limitata e altri invece che registrano un gap tra mercato e Fisco molto alta. Invarianza a livello comunale significherebbe perpetuare una situazione di iniquità, invarianza a livello nazionale comporterebbe invece che in alcuni comuni le imposte siano destinate a salire molto, causando inevitabili proteste e che in altri comuni diminuiscano, con l’Erario che dovrà compensare le casse municipali rimaste a secco. Una volta assegnati i nuovi valori, poi, molti proprietari potrebbero presentare opposizione aprendo un contenzioso che ingolferebbe gli uffici.Le aliquoteSenza un ridimensionamento delle aliquote Imu la pressione fiscale sulla casa aumenterebbe troppoInfine, il presidente del Consiglio ha riaffermato che non si intende introdurre imposte sulle prime case, ma la revisione degli estimi potrebbe portare a una revisione sostanziale delle platea dei contribuenti esentati. Con le regole attuali non pagano l’lmu e pagano imposte ridotte (2% anziché il 9%, 4% invece del 22% in regime Iva) in caso di acquisto che rispetti determinati requisiti di possesso e residenza tutte le abitazioni che non appartengano alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, i tre gruppi che identificano le residenze di lusso. Il cambio di classificazione porterà a modificare la definizione di immobile di lusso e a ricomprendervi molte più case di quelle attuali.

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