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Londra

Come si muove il Regno Unito sulle criptovalute?

Perché il Regno Unito spinge su fintech e criptovalute. L'articolo di Daniele Meloni

 

Anni fa l’allora Ministro per la Brexit del governo May, David Davis, disse che l’uscita dall’Unione Europea serviva per preservare o aumentare il vantaggio competitivo di Londra in quei settori innovativi e ad alto impatto tecnologico in cui il Regno Unito riteneva di essere più avanti di Francia e Germania. Così, si spiega perché il Regno Unito ha quadruplicato gli investimenti esteri nel fintech – oltre 28 miliardi di sterline – nell’ultimo anno e perché punti a diventare un hub per le criptovalute, forte del primo centro finanziario al mondo, quello della City di Londra.

Proprio su quest’ultimo tema ci sono delle divergenze tra la politica e gli enti regolatori della City. In un recente intervento alla Guildhall di Londra, il Treasury minister, John Glen, ha fatto appello ai gruppi più innovatori della finanza, affermando che “il Regno Unito è aperto al business delle criptovalute”.

Un mercato che a livello globale è valso 30 miliardi di dollari nel 2021, con un incremento di quasi 25 miliardi rispetto ai 5,4 miliardi del 2020 secondo la società di consulenze KPMG. Glen ha parlato in termini piuttosto vaghi, auspicando una convergenza tra il fecondo settore del fintech e quello ancora in corso di sviluppo delle cryptocurrencies. Il settore dei servizi finanziari genera un volume d’affari di 165 miliardi di sterline l’anno a Londra, producendo l’8,6% del Pil britannico.

Cifre che, anche in termini di ritorni da tasse e imposte, le casse del Treasury vorrebbero rimpinguare. Lo stesso Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak ha detto di recente come la tecnologia legata alle criptovalute sia un settore “dall’enorme potenziale” e che la City deve essere all’avanguardia e pronta ad accettare la sfida per allargare i suoi servizi. Se il punto di vista del Governo Tory è chiaro, c’è comunanza di idee anche con il Parlamento. Lisa Cameron, deputata dello Scottish National Party e Presidente del gruppo parlamentare sulle criptovalute, ha recentemente visitato la Crypto Valley del cantone svizzero di Zug, dove ha potuto cogliere dal vivo il ritardo con cui si sta muovendo il Regno Unito.

In un ambito così complesso sarà importante muoversi per primi in Europa, anche per stabilire le norme che poi tutti gli altri dovranno seguire. La presidenza di turno francese dell’Unione Europea sta facendo di tutto per accogliere i big del settore a Parigi e Londra non vuole certo stare a guardare.

Anni fa, nel 2013, Bitstamp del Ceo Julian Sawyer ha cercato di stabilire il suo quartier generale a Londra, luogo ideale per espandersi su tutto il continente. Dovette però presto rinunciare all’idea e migrare in Lussemburgo, una volta che la Financial Conduct Authority (FCA) stabilì di non avere alcun mandato di overseeing del settore. Una scelta, quella sui digital asset, rinforzata dall’intervento del 2019 quando l’autorità regolatrice bandì il trading dei derivati da criptovalute agli investitori retail – definendola attività “simile al gioco d’azzardo” – bloccò lo scambio di criptoprodotti delle exchange, come la stessa Bitstamp, e si mosse per porre un freno anche all’attività di reclamizzazione dei suddetti prodotti.

La FCA ha trovato un solido alleato nel Governatore della Bank of England, Andrew Bailey, che, proprio nello stesso giorno del discorso del minister Glen, è intervenuto affermando che le criptovalute sono al centro delle maggiori frodi nel settore finanziario.

Così la FCA ha realizzato un registro per le criptovalute UK con regole molto stringenti sul riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo, che, a detta dell’ente regolatore britannico, approfitterebbe dell’opacità del settore per entrare in contatto con le exchanges.

Secondo CryptoUK, il gruppo di lobbying per queste società, l’80% di esse ha lasciato il registro migrando per altri lidi spaventate dall’aggressività della FCA. “Non siamo anti-cripto” dicono dall’ente. Anzi. I servizi di blockchain utilizzano la sandbox technology creata dalla stessa FCA e copiata nel resto del mondo.

Quanto a Threadneedle Street, il Financial Times riporta che la Bank of England si rifiuta di commentare la politica del Governo in materia. Andrew Bailey in passato era proprio il capo della FCA e sa che i Tories hanno promesso di rivedere la legislazione sulle criptovalute.

“Bailey mi è parso piuttosto ricettivo quando l’ho incontrato, ha affermato Daniel Masters del criptofondo CoinShares. “Ma forse è vero che nell’Autorità c’è qualcuno che non vede di buon occhio le criptovalute”.

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