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Come si è evoluto il Pil della Cina. Report

Estratto dal rapporto "Fine del sottoconsumo? La difficile transizione dell’economia cinese" realizzato da Banca del Fucino.

Secondo dati World Bank, nel 2023 il Pil pro-capite cinese risultava ancora marcatamente inferiore a quello di Paesi avanzati come gli Stati Uniti, ma anche a quello di Paesi di più recente industrializzazione come la Corea del Sud (Grafico 2A). La Cina ha oggi un Pil pro-capite prossimo a quello medio dei Paesi dell’attuale Area Euro nel 1990.
Molta rimane dunque la strada ancora da percorrere per realizzare il catch-up rispetto alle economie avanzate. Al contempo, importanti progressi sono stati realizzati tra l’inizio del nuovo millennio e oggi: tra il 2000 e il 2023 il tasso di crescita annua del Pil pro capite cinese è risultato nettamente superiore a quello dei Paesi di confronto (Grafico 2B); nel complesso del periodo, la Cina ha realizzato una crescita pro-capite di ben il 455% (a fronte di un +101% della Corea del Sud).

Questi dati – si potrebbe obiettare – raccontano più la straordinaria crescita dell’economia cinese dopo l’ingresso del Paese nel WTO che l’andamento dei consumi nazionali. È quindi ora opportuno passare a considerare direttamente questa componente della domanda aggregata.

In rapporto al Pil, i consumi interni in Cina hanno un peso minore sul totale dell’economia rispetto tanto alle economie avanzate quanto a quelle di più recente industrializzazione. Considerando solamente i consumi privati, infatti, questi ultimi nel 2023 risultavano pari a poco meno del 40% del Pil, contro il quasi 50% della Corea del Sud, il 52% dell’Area Euro e addirittura il 68% degli Stati Uniti.

Il caso statunitense, tuttavia, non costituisce un adeguato termine di paragone per valutare la situazione dei consumi interni cinesi, essendo la quota dei consumi sul Pil USA del tutto fuori scala anche rispetto alla maggioranza delle altre economie avanzate. Non è inoltre fuori luogo ricordare come, in termini assoluti, il valore complessivo dei consumi cinesi sia oggi sostanzialmente pari a quello dell’Area Euro (la cui popolazione è però un quarto di quella della Cina) e ben superiore a quello di un Paese in via di sviluppo e più popoloso della stessa Cina come l’India (Grafico 3A).

Più interessante è però considerare il tasso di crescita su base annua dei consumi, che è risultato nettamente più elevato in Cina che nei Paesi di confronto (Grafico 3B). È solamente a partire dalla pandemia che i consumi cinesi hanno assunto una traiettoria di crescita più sottotono, anche se comunque superiore al 3% per il triennio 2020-22, più degli Stati Uniti ma meno dell’India, la quale si trova però ad uno stadio di sviluppo economico precedente rispetto a quello della Cina. Si può inoltre osservare come tra il 2009 e il 2021 il tasso di crescita annua dei consumi sia sempre risultato superiore a quello del pil; solo nel 2022 la relazione si è invertita, con il pil in crescita più rapida rispetto ai consumi.

Evidenze simili emergono anche se si passa a considerare il tasso di risparmio lordo cinese, il cui andamento mostra notevoli peculiarità nel confronto internazionale. Si tratta di uno dei tassi di risparmio più elevati al mondo, tanto nel confronto con le economie avanzate quanto con quelle emergenti o di più recente industrializzazione.

Se negli anni ’90 il tasso di risparmio lordo cinese non era radicalmente dissimile da quello di Paesi di recente industrializzazione come la Corea del Sud, con l’inizio del nuovo millennio e fino al 2010 – dunque nella fase immediatamente successiva all’ingresso della Cina nel WTO – si delinea un crescente divario tra Cina e le altre economie prese a campione. In seguito, dopo il 2010, il tasso di risparmio cinese ha assunto una traiettoria discendente, sulla quale si è mantenuto sino all’inizio della pandemia; quest’ultima ha invece segnato un’interruzione del trend di riduzione della quota di ricchezza destinata al risparmio.

Tale andamento non è casuale: la riduzione della quota dei risparmi sul pil è stata contemporanea al periodo in cui la crescita dei consumi, oltre ad esser stata espressamente resa un obiettivo di policy da parte del governo cinese, è risultata superiore a quella dell’economia nel suo complesso; dal 2020, invece, la pandemia e la crisi del settore immobiliare hanno condotto ad un aumento del risparmio precauzionale cinese, frenando così i progressi sul fronte dei consumi fino ad allora realizzati.

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