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Bce Elezioni

Vi spiego come la Bce si contraddice su titoli illiquidi e Npl

Il commento dell'editorialista Angelo De Mattia

Mario Draghi intervenendo all’Acpr Conference a Parigi ha riproposto con ampiezza di argomentazioni la necessità di far progredire, fino al completamento, il progetto di Unione bancaria, il quale, come noto, è inattuato per i due fondamentali pilastri, ossia la dotazione del Fondo europeo di risoluzione delle banche e l’assicurazione comunitaria del depositi. Su queste colonne ieri è stato dettagliatamente riferito sulla posizione del presidente della Bce, che purtroppo non trova ancora adesione da parte della Germania, la quale – chiudendo gli occhi nei confronti della significativa riduzione dei rischi che da tempo si sta verificando nel settore bancario, anche con riferimento agli npl – continua a sostenere che, prima di procedere nella realizzazione del progetto e far diventare con l’assicurazione comuni i rischi a livello di Eurozona almeno, occorra che questi si riducano drasticamente.

L’ostacolo innalzato dai tedeschi, che però non guardano neppure in casa propria, dove si riscontra una significativa fetta di titoli illiquidi di livello 2 e 3 con i connessi rischi, paralizza un avanzamento, l’esigenza del quale comincia ad essere avvertita estesamente, benché poi ci si arresti di fronte ai passi concreti. Il progresso dell’Unione bancaria rischia così di essere una mera petizione di principio, mentre la sola parte realizzata dello stesso progetto – la Vigilanza unica – fa emergere gravi inadeguatezze e ritardi, accentuati dall’inesistenza dei predetti due pilastri. Di questo passo, non vi sarà intervento sul tema che non porrà in evidenza questa esigenza. Ma i risultati continueranno, purtroppo, a essere miseri.Ci si salverà la coscienza, ma il progetto resterà attuato solo molto parzialmente e con molte carenze. Draghi, dopo avere rappresentato la necessità di sforzi ulteriori per ridurre ancora gli npl, ha affrontato il problema dei titoli illiquidi sostenendo, nella sostanza, che deve, tra l’altro, crescere l’impegno della Vigilanza europea nella valutazione di tali asset.

Bene. Va, però, svolta una considerazione. Come altre volte abbiamo ricordato, il Consiglio direttivo della Bce ha un determinante potere in materia di supervisione, consistente nell’espressione o nella non espressione del dissenso sugli atti e le scelte che il Supervisory Board della stessa Vigilanza è tenuto a trasmettere perché possano avere efficacia solo se non sia stata la manifestata la «dissenting opinion». In caso diverso, la decisione andrebbe rivista dalla Vigilanza secondo le osservazioni del Direttivo. Si tratta, dunque, di un potere cruciale sul quale si può radicare un’azione organica dello stesso Consiglio.

Allora, sia benvenuta l’analisi che viene svolta nei convegni sui compiti da accentuare e sulle innovazioni da introdurre nel relativo esercizio, ma queste considerazioni, nel caso del Presidente della Bce, andrebbero rivolte anche a sé stesso. Sulle modalità di esercizio della Vigilanza, sui criteri e sulle metodologie non vi è un altro soggetto, al di là del Supervisory Board e del Consiglio direttivo della Bce, che deve adeguare comportamenti e decisioni. Dunque, nel nostro caso, vale la massima imputet sibi? Più pragmaticamente, comunque possiamo per ora accontentarci, a proposito dei titoli illiquidi, che sono state autorevolmente rilevate le gravi carenze anche nei controlli, per cui si deve legittimamente sperare che queste verranno superate rapidamente. Diversamente, sarebbe una vox clamans in deserto, cosa tanto più grave perché si tratta di una personalità (Draghi) e di un organo ( il Consiglio Bce) che hanno in materia precisi e significativi poteri con le connesse, precise responsabilità. Attendiamo, dunque, di vedere quali saranno i risultati, al di là della nodale questione del completamento del progetto di Unione bancaria.

 

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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