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Coronavirus Covid-19

Come le regioni riapriranno dopo Pasqua. Ecco fatti, date e scenari

Prime indiscrezioni su come e quando dopo Pasqua riapriranno alcune attività economiche finora ritenute non essenziali e con quali criteri le regioni avranno un trattamento differenziato nella fase 2

ECCO I NEGOZI CHE RIAPRIRANNO IL 14 APRILE. TUTTE LE NOVITA’

CHE COSA SUCCEDE DOPO PASQUA

Comunque – sottolinea oggi il Corriere della Sera – sino al 13 aprile, Pasquetta, tutti a casa e uscite soltanto per andare al lavoro e fare la spesa, ma nei giorni successivi alcune imprese otterranno il via libera a riprendere l’attività se dotate di tutti i dispositivi di sicurezza per i lavoratori: “Nelle riunioni delle ultime ore si è parlato di librerie, cartolerie, pasticcerie, si è deciso di chiarire che ristoranti e tavole calde restano chiusi ma possono consegnare i piatti nelle case. Sbloccando i codici Ateco il governo è pronto a riaprire alcune aziende meccaniche e di supporto al settore agroalimentare, oltre alla movimentazioni di merci giacenti nei magazzini. Una parte importante del lavoro per sciogliere uno dei nodi più intricati la sta svolgendo l’Inail con la classificazione del rischio (basso, medio, alto) attività per attività”.

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LE TAPPE DELLA RIAPERTURA

Dal 4 maggio, passati i due “ponti” festivi che potrebbero spingere la gente a riversarsi in strada o peggio a organizzare gite fuori porta, comincerà la vera «fase 2». Ma solo se l’indice R0 sarà prossimo alle zero, e per questo fino ad allora è fondamentale rispettare la regola di rimanere a casa, ha aggiunto il Corsera: “Le riaperture di altre aziende saranno pianificate con le Regioni tenendo conto dei diversi indici di contagio e soprattutto delle misure di contenimento che ogni governatore sarà in grado di garantire, ma l’ultima parola spetterà al governo”.

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LE FABBRICHE

Cosa si deciderà sulle fabbriche? La produzione di macchinari per l’agricoltura, le acciaierie che forniscono pezzi essenziali, come la strumentazione ospedaliera o la latta per inscatolare gli alimenti. Il governo sta ragionando su pochi gruppi di industrie per una prima riapertura. Ma le filiere sono strettamente intrecciate e questo rende i piani più complicati.

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BAR E RISTORANTI

Distanza di un metro e ottanta al bar e al ristorante: è l’ultima ipotesi al vaglio dei tecnici per la riapertura, oltre a tutte le misure già stabilite a tutela della salute di lavoratori e clienti. Una condizione difficile, soprattutto al bancone, ma che potrebbe permettere a 300 mila imprese chiuse dall’11 marzo di ricominciare, scrive Repubblica.

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IL REPORT DEGLI ESPERTI

Ci sono indicazioni fornite dal Comitato tecnico- scientifico: “Il quale, su input del governo, sta mettendo a punto una mappa degli “indici di rischio” per ciascuna tipologia di lavoro: i camerieri dei locali pubblici, per dire, ce l’hanno medio-alto; gli operai edili, medio-basso – ha svelato Repubblica – È stata l’Inail, che in seno al Cts ha un suo rappresentante, ad aver consegnato il dossier su cui costruire le linee guida per la ripartenza. Titolo: “Documento tecnico recante misure di contenimento del contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro: strategie di prevenzione e rimodulazione per una eventuale Fase 2”. Dentro viene spiegato cosa devono fare le aziende per abbattere il rischio contagio. Si va dall’obbligo di garantire almeno un metro di distanza fra le postazioni di lavoro al divieto di assembramento, dalla misurazione della temperatura all’ingresso fino all’obbligo di attivare un presidio di sorveglianza interno per monitorare i soggetti più fragili. E anche il trasporto pubblico che collega le aziende dovrà rispettare i criteri di distanziamento imposti per decreto. Tutte misure che, insieme alla app per tracciare i positivi e ai Covid hospital, nelle intenzioni del governo dovrebbero servire a tenere sotto controllo il virus. In attesa del vaccino”.

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GLI AUSPICI DI CONFINDUSTRIA

Gli industriali sono in subbuglio. Di fronte allo spettro di una Fase 2 a rilento, si agitano la Confindustria di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Gli industriali delle quattro regioni più produttive del Paese hanno sottoscritto un agenda per la riapertura delle imprese: se i territori che rappresentano il 45% del Pil italiano non riusciranno a ripartire nel “breve periodo”, scrivono, il Paese “rischia di spegnere definitivamente il proprio motore” e “ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia”. Per Confindustria, “prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese”. Quindi l’invito al governo: “Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la Fase 2″. È necessario “realizzare un percorso chiaro” e giungere a “decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni delle imprese e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività”.

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