La Corte dei conti, con la delibera n. 108/2023, ha approvato la relazione sulla gestione 2022 dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. Nel 2022 l’Istituto ha chiuso il conto economico in pareggio: un risultato raggiunto grazie al prelievo di 105.705 euro dal fondo per attività istituzionali a copertura del disavanzo effettivo, di pari importo, della gestione 2022. Per questo la Corte, tra le sue raccomandazioni, esorta l’Istituto a un più attento monitoraggio delle voci di costo “al fine di assicurare il mantenimento dell’equilibrio economico senza dover ricorrere a prelievi dai fondi di riserva” e di allocare le risorse del fondo per attività istituzionali “nel patrimonio netto offrendo una rappresentazione dello stesso più aderente ai principi contabili”.
COS’È L’ISPI
L’Ispi è stato fondato nel 1934 da un gruppo di giovani studiosi dell’Università di Milano e di Pavia, come centro di studio focalizzato sulla politica estera, ispirandosi al modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York. L’Istituto persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, e opera sotto la vigilanza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Nello specifico l’Ispi si occupa dello “studio e la divulgazione della problematica relativa ai rapporti internazionali nell’intera accezione del termine ed in particolare nei loro aspetti politico- culturali, economici, istituzionali, strategici”. Dunque, le attività dell’Istituto si concentrano nell’area della ricerca, della pubblicazione di periodici, monografie, raccolte di documenti, bollettini di informazione, della formazione e dell’organizzazione di eventi.
COME SI FINANZIA L’ISPI
Fino al 2018, l’Ispi ha ricevuto il contributo annuale a valere sul bilancio dello Stato ma dalla “Legge di bilancio 2019” l’Ispi, così come gli altri enti internazionalistici, può beneficiare solo di contributi a progetti di ricerca assegnati sulla base di convenzioni stipulate previa procedura selettiva pubblica. Pertanto, nel 2022 l’Ispi ha ricevuto il finanziamento di 6 progetti, per un ammontare complessivo di 124.000 euro, in riduzione rispetto al finanziamento di 9 progetti ottenuto nel 2021 per 137.000 euro.
IL CONTO ECONOMICO DELL’ISPI: CONTRAZIONI DELLE ENTRATE DA ATTIVITÀ FORMATIVE
Il conto economico del 2022 evidenzia, a differenza degli ultimi anni, un risultato in pareggio, l’esercizio 2021, infatti, si era chiuso con un avanzo di 22.832. Questo risultato è stato raggiunto grazie al prelievo di 105.705 euro dal fondo per attività istituzionali per coprire il disavanzo. Nel 2022 il valore della produzione, che corrisponde al valore dei ricavi e dei proventi, ammonta a 5.991.556 euro, 169.983 euro in meno rispetto al 2021. In particolare, sono diminuiti i ricavi delle vendite e prestazioni per 70.105 euro, così come la voce altri ricavi e proventi per 99.878 euro. Tra le entrate, a diminuire maggiormente, è stata la voce di attività formativa, ricerca e convegni, che ha segnato un -574.980 euro.
Di segno contrario, invece, la voce riguardante le quote degli associati, con una variazione positiva del 9 per cento (euro 2.294.995 per l’anno 2022), e la voce attinente alla gestione di Palazzo Clerici, con una variazione del 53 per cento (euro 684.300). A salire sono stati anche i costi della produzione, che si attestano a 6.080.828 di euro, a fronte di euro 5.700.035 del 2021. La variazione di 380.793 è dovuta all’incremento dei costi per beni e servizi (198.291 euro) e del costo del personale (159.558 euro). Infine, la differenza tra ricavi e costi della produzione è per l’esercizio 2022 di segno negativo, pari a euro 89.272, a fronte di un risultato positivo di euro 461.504 dell’esercizio 2021.
IN CALO I RICAVI DEL NON PROFIT E DELLE ATTIVITÀ ISTITUZIONALI
Diminuiscono anche i ricavi non profit passando da 3.301.305 a 3.173.888 euro, mentre i costi corrispondenti registrano un incremento, da 2.872.932 a 3.180.991 euro. Ciò significa che si registra un disavanzo operativo non profit pari a 7.103 euro (nel 2021 c’era stato un avanzo di 428.373). Diminuiscono anche i ricavi di parte commerciale, passando da 2.860.234 euro a euro 2.817.668 ma aumentano i costi di produzione, da 2.827.103 a 2.899.837 euro: si registra un disavanzo operativo nell’area profit pari a 82.169.
Per questo aspetto la Corte raccomanda il rafforzamento delle attività di programmazione, in raccordo con il Ministero vigilante, ed “un’attenta e puntuale rendicontazione necessaria per favorire un ordinato sviluppo dell’area profit”. Diminuiscono anche i ricavi derivanti dall’attività istituzionale nonostante i maggiori introiti per quote associative: più 191.000 euro rispetto al 2021. Anche le restanti voci dei ricavi risultano in flessione (-127.417 euro). A tale proposito la Corte raccomanda “il rafforzamento delle attività di programmazione, in raccordo con il Ministero vigilante, ed un’attenta e puntuale rendicontazione, necessaria per favorire un ordinato sviluppo dell’area profit”.
L’INCREMENTO DEL COSTO DEL PERSONALE DELL’ISPI
Il costo che ha registrato la differenza maggiore rispetto all’anno 2021 è quello del personale. Si tratta di una variazione pari ad euro 79.571 a causa dell’ingresso di due nuovi dipendenti. L’Istituto si serve di personale dipendente per i compiti amministrativi e di collaboratori per tutte le altre mansioni. La struttura operativa dell’Ispi si articola in personale dipendente e collaboratori esterni specializzati ed esperti nei vari settori di attività. Il personale in servizio nel 2022 è costituito da un dirigente e 34 impiegati mentre i collaboratori sono 536, con un aumento di 30 consulenze rispetto all’esercizio precedente. Il costo totale per il personale dipendente ammonta a 2.064.328 euro mentre quello per i collaboratori a 1.361.416 euro. Nel 2021 il costo del personale incideva per il 33,42 per cento sui costi totali di produzione, nel bilancio 2022, questa voce pesa per il 33,95 per cento.
IL RINNOVO DEGLI ORGANI E IL REGIME DI PROROGATIO FINO ALL’AUTUNNO 2023
Lo statuto dell’Ispi prevede che gli organi si rinnovino ogni tre anni. Nel novembre 2022 l’assemblea, vista la delicata situazione internazionale e la ridotta attività degli organi in scadenza, a causa della crisi pandemica nel biennio 2020-2021, ha rimandato all’autunno 2023 il rinnovo delle cariche. Ciò significa che gli organi hanno agito in regime di prorogatio. Il presidente ha espresso la propria volontà di rinuncia al compenso annuale (40mila euro) che pertanto non sarà erogato per l’anno 2023. Tra le raccomandazioni della Corte c’è un rapido ritorno alla gestione ordinaria.