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Occupazione

Come invertire la rotta del fatturato industriale. Il commento ai dati Istat

La bassa produttività e il cuneo fiscale molto alto sono zavorre su cui intervenire. Il Punto di Giuseppe Sabella dopo i dati odierni sul fatturato dell'industria

 

Il calo registrato poco più di un mese fa nella produzione viene confermato (fonte Istat) anche dagli indici del fatturato dell’industria che a dicembre 2018 è diminuito in termini congiunturali del 3,5% e che nel quarto trimestre 2018 registra un calo dell’1,6% rispetto al trimestre precedente. Anche gli ordinativi registrano una diminuzione congiunturale (-1,8%).

Si tratta di indicatori importanti che ci dicono che il Paese sta sensibilmente rallentando, cosa per altro evidente se si pensa alle rilevazioni Eurostat sul Pil di qualche giorno fa: l’Italia è l’unico paese europeo col segno negativo. Vero che anche la Germania è a 0 (zero) ma mentre per i tedeschi il problema è riconducibile all’impatto che la crisi del settore auto ha sulla loro economia, per noi si tratta di una forte contrazione della domanda interna.

LE MOSSE DEL GOVERNO

A questo proposito, il governo mostra ottimismo per le misure attuate con la recente manovra finanziaria, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100.

IL RUOLO DELLE PARTI SOCIALI

Vedremo quali effetti sortiranno ma al di là del fatto che non è pensabile di intervenire sulla crescita con queste forme di politica passiva, varrebbe la pena che Confindustria e sindacati – ora che con l’elezione di Landini il quadro è più stabile – si guardassero negli occhi per affrontare il tema sviluppo e cominciare a fare qualche proposta seria al governo.

LA QUESTIONE SALARIALE

È di questi giorni, per altro, la notizia del calo dei salari reali (le retribuzioni aggiustate al costo della vita) del 4,3% tra il 2010 e il 2017 (dato European trade union institute): l’Italia è in coda all’Eurozona, con una flessione appena inferiore a quella della Spagna (-4,4%) e sulla scia dei record negativi di Croazia (-7,9%), Portogallo (-8,3%), Cipro (-10,2%) e Grecia (19,1%), mentre Germania (+8,3%) e Francia (3,9%) si attestano su valori positivi.

LO SCENARIO E GLI AUSPICI

Non si tratta semplicemente di un modello contrattuale obsoleto – magari bastasse cambiare regole… – il problema vero è che l’Italia deve tornare a produrre ricchezza e, naturalmente, a ridistribuirla.

COME MUOVERSI

La bassa produttività e il cuneo fiscale molto alto sono naturalmente delle zavorre in tal senso: ecco perché è indispensabile un piano di sistema che coinvolga il governo.

Twitter: @sabella_thinkin

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