La manovra, nel suo complesso, tutela i conti pubblici nel breve e nel medio termine. C’è da obiettare qualcosa ancora sulla sua giustizia distributiva ma in termini opposti a quelli denunciati dalla Cgil. Il lavoro subordinato è ancora gran parte degli occupati. Segnato, per la prima volta, dalla crisi della offerta per ragioni demografiche e educative, viene richiesto di essere più produttivo e, in molte circostanze, più disponibile al lavoro straordinario, festivo, prefestivo e notturno.
La progressività del prelievo fiscale viene attenuata per tutti con il ridisegno delle aliquote ma è quel “per tutti” che non va bene. Certo, questo governo ha ridotto al 5% la flat tax sui premi di produttività ma dal 2012 questa aliquota agevolata si applica solo agli incrementi di produttività rispetto all’anno precedente. Fu una logica giacobina a voler sostituire la norma precedente che detassava automaticamente tutte le componenti meritocratiche della retribuzione per operai e impiegati. Ora quel 5% viene beneficiato da una minoranza di lavoratori delle maggiori imprese per un misero premio medio di 1500 euro. Tra il 2008 e il 2011 la premialità arrivava anche a 7000 euro e gli stessi accordi per la piena utilizzazione degli impianti a Pomigliano e Mirafiori furono consentiti dalla tassazione secca al 10% del lavoro notturno.
Si propone quindi, in sede di esame parlamentare della legge di bilancio, di tornare anche a questa maggiore aliquota ma di applicarla a tutti gli accordi di produttività, senza incrementalità, e magari di estenderla a straordinari e indennità. La ricchezza può e deve essere distribuita dove si produce in modo che i salari crescano senza generare inflazione e senza essere falcidiati dalla progressività del prelievo fiscale che soddisfa le ideologie ma non i lavoratori.