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Google Copyright

Com’è finita la class action delle dipendenti Google per discriminazione salariale?

Circa 15.500 dipendenti donne verranno risarcite da Google per discriminazione salariale. La denuncia, la risposta dell’azienda e le altre big tech che devono vedersela con le stesse accuse

 

Google pagherà 118 milioni di dollari per discriminazione salariale a circa 15.500 dipendenti donne. La class action era stata intrapresa nel 2017.

L’ACCUSA

La denuncia, partita da quattro ex dipendenti di Google che hanno lavorato a Mountain View dal settembre 2013, era stata depositata in un tribunale di San Francisco nel 2017 e aveva ottenuto lo status di class action l’anno scorso. Un’azione collettiva di questo tipo consente ai querelanti di mettere insieme le risorse e di negoziare un risarcimento molto più consistente.

Secondo le dipendenti, riferisce il New York Times, il colosso le avrebbe pagate 17.000 dollari all’anno in meno rispetto a uomini impiegati in posizioni equivalenti, violando così l’Equal Pay Act della California.

Non solo, la società viene accusata anche di negare promozioni alle donne e di mettere professioniste sovraqualificate in ruoli con una retribuzione più bassa.

L’ACCORDO

Google, si legge nel testo dell’accordo reso pubblico dagli avvocati, “nega tutte le accuse contenute nella denuncia e sostiene che [il gruppo, ndr] ha sempre rispettato pienamente tutte le leggi, le norme e i regolamenti applicabili”.

Tuttavia, prosegue il documento, le due parti hanno deciso di negoziare un accordo per “evitare i costi del procedimento, pur garantendo un risarcimento per i ricorrenti”.

Google ha detto al Nyt di aver analizzato l’equità retributiva negli ultimi nove anni e di aver aumentato le retribuzioni quando era giustificato farlo.

Il compromesso prevede che Google paghi 118 milioni di dollari a 15.500 dipendenti donne con 236 diverse mansioni dal 14 settembre 2013.

Ma oltre al risarcimento economico, la società guidata da Sundar Pichai, secondo quanto ordinato dal tribunale, dovrà affidare a esperti indipendenti, per i prossimi tre anni, la valutazione delle sue pratiche di assunzione e degli studi sull’equità retributiva.

L’accordo, per essere effettivo, deve ora essere ratificato da un altro giudice, dopo la prossima udienza prevista per il 21 giugno.

VECCHIE ACCUSE E ACCUSE IN CORSO

Il trattamento riservato da Google ai lavoratori è stato più volte oggetto di esame, scrive The Verge. L’anno scorso, infatti, Google ha accettato di pagare 2,5 milioni di dollari per risolvere una causa che sosteneva che l’azienda avesse sottopagato le donne ingegnere e ignorato i candidati asiatici.

Il Department of Fair Employment and Housing della California, inoltre, sta indagando sulla società per denunce di potenziali molestie e discriminazioni nei confronti di dipendenti nere.

MICROSOFT, TWITTER E ORACLE

Anche altre big tech hanno ricevuto simili accuse per discriminazione salariale. Ci sono state azioni collettive, non andate a buon fine, contro Microsoft e Twitter.

Oracle sta affrontando adesso la stessa situazione ma, secondo Bloomberg Law, il gruppo di donne che ha fatto causa all’azienda “probabilmente perderà lo status di class action” dopo che venerdì scorso un giudice ha affermato che un gruppo di 3.000 dipendenti e 125 diverse classificazioni lavorative sarebbe “ingestibile per procedere al processo”.

Nel 2020, ricorda l’articolo, le tre donne a capo della causa contro Oracle “hanno raggiunto una pietra miliare, diventando le prime a ottenere lo status di class action in un caso di discriminazione contro una grande azienda tecnologica”.

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